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Nicola Oriani e Storia di Faenza: “Il Seicento, secolo di contraddizioni”

Un secolo ricco di contraddizioni: al giovane ricercatore Nicola Oriani, laureato in Storia all’università di Bologna, spetta il compito di raccontare il Seicento all’interno del volume ‘Storia di Faenza’, edita da Il Ponte Vecchio. Con lui ripercorriamo le vicende che hanno caratterizzato la città attraverso i luoghi e i personaggi più rappresentativi, tra cui spicca Evangelista Torricelli. Questo capitolo del libro è anche l’occasione per riflettere su come ben prima dell’era web l’Europa fosse interconnessa in un vivace scambio di idee che arrivavano anche nella città manfreda. 

Intervista a Nicola Oriani – il Seicento a Faenza

Quali sono gli aspetti principali che caratterizzano Faenza in questo periodo storico?

Se penso ad aspetti principali del ‘600, in poche parole, penso Controriforma e ala radicamento del dominio pontificio nel territorio romagnolo, penso a un secolo di transizione, ricco di elementi di crescita, ma anche di crisi e intense contraddizioni. Se dovessi dirlo con una frase di Mameli sceglierei “calpesti e derisi” per descrivere la Penisola al XVII secolo, ma aggiungerei anche “Galilei, Barocco e Architettura” per i più ottimisti. La profonda crepa che divide aristocrazia e popolo è ancora molto determinante. Se da una parte, per esempio, nasce la cultura accademica, e inizia a diffondersi anche a Faenza, è vero anche che l’aristocrazia cittadina non affronta problemi di carattere pubblico e pare più concentrata nel mantenere la propria posizione anche mediante scontri, che dalle fonti possiamo pensare fossero frequenti, fra famiglie avversarie.

Nell’affrontare questo studio, qual è l’aspetto di Faenza che ti ha colpito di più?

Personalmente affrontare questo secolo, che poi ha portato alla scrittura di poco più di 30 pagine, non è stato affatto semplice. Non tanto per la mole di materiale da sintetizzare o selezionare (mi riferisco per es. all’ambito artistico che in generale un po’ in tutta la pubblicazione è stato affrontato si, ma con qualche sacrificio), quanto per l’assenza o comunque la scarsità di pubblicazioni pregresse sul tema più squisitamente storico. Per cui è stato un lavoro svolto principalmente su fonti e con un ampio respiro anche dal punto di vista tematico cercando di legare la vita della città ai cambiamenti che avvenivano nei territori e nei Paesi circostanti, in modo da rendere l’idea di un mondo connesso già prima dell’era web, in cui tecniche, invenzioni, idee (anche le più nefaste) erano in continuo movimento, così come le guerre e le numerose sciagure di questo secolo.

Aggiungo anche una nota personale: questa è la mia prima pubblicazione e la sto portando a termine con un gruppo di giovani il cui nucleo si è formato anni fa con la costituzione dell’associazione culturale Augusto Bertoni (oggi confluita nell’associazione Acsè, ndr), un’associazione nata per volontà di un gruppo di ventenni appassionati di storia e cultura che voleva creare una rete di cooperazione in favore della vita culturale della città. Con la pubblicazione che presentiamo oggi (sabato 1 dicembre, ndr) posso felicemente dire che questo cammino ha superato di gran lunga le aspettative di quei ragazzi.

Se dovessi indicare il personaggio storico più rappresentativo di questo periodo chi indicheresti?

Indubbiamente Evangelista Torricelli. Il suo merito nel mondo scientifico è riconosciuto a livello mondiale e ho trovato incredibile l’aneddoto raccontato da studiosi antecedenti, che trova conferma nelle fonti, di come, per una fortunata coincidenza il Torricelli entrò per la prima volta in contatto con Galileo.

E se invece dovessi indicare un luogo, un documento o un’opera d’arte?

Non mi viene in mente nulla di diverso dal centro: piazza, portici, torre e fontana. In particolare la Torre Civica e la Fontana della Piazza, la prima ultimata nel 1676 e la seconda iniziata nel 1619.

Storia di Faenza: approfondimenti

Presentazione del libro

Intervista al curatore Gabriele Albonetti

Serena Bonato e la Storia Romana 

Angelo Alberti e la Storia Medioevale

Mattia Randi: i Manfredi e il ‘500

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