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Serena Bonato e Storia di Faenza: “Il periodo romano ci ha lasciato tracce di valore”

La colonizzazione romana, i mosaici, le storie racchiuse nelle tracce di antiche domus. Sabato 1° dicembre alle 10.30 sarà presentato in consiglio comunale “Storia di Faenza” il volume edito da Il Ponte Vecchio e a cura di Gabriele Albonetti che ha coinvolto sette giovani ricercatori nel realizzare, dopo più di cento anni, una storia integrale della città dalla preistoria agli anni Duemila. Serena Bonato è la prima ricercatrice che intervistiamo: una giovane lauerata in filologia classica che si è occupata della storia romana di quella che un tempo era chiamata “Faventia”, ovvero la città ‘favorita degli dei’.

Intervista a Serena Bonato – La storia romana di Faenza

Quali sono gli aspetti principali che caratterizzano Faenza in questo periodo storico?

La conquista romana avvenuta nel II secolo a.C. determinò a Faenza l’avvio di un processo di crescita economica e sociale non indifferente, caratterizzato dall’intensificarsi progressivo, in questo periodo e almeno fino al III secolo d.C., dell’attività produttiva, soprattutto agricola e artigianale, edilizia, non solo nel centro ma anche nell’immediato suburbio, e degli interventi di riqualificazione delle infrastrutture. Sicuramente si trattò quindi di un periodo molto positivo che significò per la città uno sviluppo significativo, degno del nome benaugurante che le assegnarono i Romani: Faventia ovvero “città favorevole”, “la favorita degli dei”.

Nell’affrontare questo studio, qual è l’aspetto di Faenza che ti ha colpito di più?

Uno degli aspetti che mi ha colpito di più è stata sicuramente la scoperta del ricco patrimonio musivo pavimentale della città di Faenza, riportato alla luce dagli scavi effettuati durante il secolo scorso e risalente, in modo particolare, all’Età Augustea, periodo caratterizzato da una notevole vivacità edilizia. Si tratta di ritrovamenti di particolare pregio non solo sotto il profilo storico ma anche artistico ed è stato molto interessante per me indagarne la tecnica esecutiva, le combinazioni cromatiche e il significato delle scene, legate per lo più alla mitologia classica, racchiuse entro spirali e riquadri geometrici.

Se dovessi indicare il personaggio storico più rappresentativo di questo periodo chi indicheresti?

Non esiste un vero e proprio personaggio rappresentativo di quest’epoca e scarse sono le notizie pervenuteci riguardo a particolari eventi storici avvenuti nei pressi della città manfreda. Protagonista è la città di Faenza tout court, con i suoi mosaici, iscrizioni, villae rustiche e domus urbane, un nucleo abitativo, abbastanza periferico rispetto a Roma, che tuttavia da piccolo villaggio rurale crebbe col tempo fino a diventare una città di modeste dimensioni grazie alla produzione agricola, tessile e soprattutto ceramica che continua a contraddistinguerla tuttora a livello internazionale.

E se invece dovessi indicare un luogo, un documento o un’opera d’arte?

Più che di una singola opera d’arte, riterrei più opportuno parlare di più opere d’arte rappresentative di questo periodo storico: i mosaici pavimentali. E questo per un duplice motivo: da un lato, si tratta infatti di prodotti artistici di notevole pregio, simboli di una ricchezza economica non indifferente, dall’altro costituiscono quasi la totalità dei ritrovamenti archeologici meglio conservati e pervenutici del passato romano di Faenza per cui risulta inevitabile “eleggerli” fiore all’occhiello di questo periodo storico, caratterizzato ancora purtroppo da moltissime lacune.

Storia di Faenza: approfondimenti

Presentazione del libro

Intervista al curatore Gabriele Albonetti

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