#FaentiniNelMondo, l’emergenza Covid 19 in Giordania: “Pugno di ferro e coprifuoco”

Non sono solo i Paesi più noti – come Usa, Germania e Spagna – a dover fronteggiare l’emergenza Covid 19. Ogni Stato, grande o piccolo che sia e di qualsiasi continente, deve fare i conti con questa emergenza sanitaria che sta chiamando Governi e società civili a forti prese di posizione. Scelte che è importante condividere con l’aiuto dei nostri faentini nel mondo che ci aiutano a non restare chiusi – oltre che a casa – nella nostra ‘bolla informativa’. Infatti il ‘modello italiano’ indicato ai cittadini – si pensi alle autocertificazioni o al divieto di passeggiate – è veramente identico come ci viene presentato da più parti nei media o presenta differenze? Per approfondire questo tema, abbiamo contattato alcuni faentini nel mondo per sapere come stanno vivendo queste settimane e per capire come i rispettivi Paesi stanno affrontando l’emergenza Covid 19. È bene precisare che le situazioni dei differenti Paesi  non sono in realtà davvero paragonabili,essendo molto diversi i sistemi sanitari, la giurisdizione, la demografia, i numeri del contagio;tuttavia può essere utile capire similarità o differenze. Dopo Susanna Banfi, studentessa a Vienna, Federico Patuelli, studente in Belgio, Pietro Savorani, studente in Svezia, Adriana Andalò residente negli Stati Uniti, Alessandra Legaresidente in Germania, Claudia Campanini, ricercatrice a Barcellona; abbiamo contattato Francesco Casalini, che sta seguendo un progetto di cooperazione internazionale in Giordania. 

Intervista a Francesco Casalini, in Giordania per un progetto di cooperazione internazionale

Giordania, Mar Morto.
Giordania, Mar Morto.

Raccontaci un po’ di te: in quale Paese all’estero ti trovi e di cosa ti occupi?

Da inizio febbraio mi trovo in Giordania, nella capitale Amman precisamente. Sto portando avanti la mia collaborazione con l’Ong italiana Intersos, organizzazione che interviene in contesti di crisi ed emergenze umanitarie. Lavoriamo soprattutto con la popolazione rifugiata proveniente dalla Siria. Attualmente gestisco un progetto sotto il settore Water, Sanitation and Hygiene, finanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Al di là di quello che leggiamo in Italia, come sta rispondendo il Paese in cui vivi all’emergenza Coronavirus?

La Giordania si è contraddistinta dagli altri paesi dell’area mediorientale per aver adottato sin da subito misure severissime per fermare la diffusione del virus, sebbene il numero dei contagiati non fosse elevato nelle prime settimane (circa un centinaio). A metà marzo il governo ha deciso di ricorrere al coprifuoco totale: chiuse le scuole e tutti i luoghi pubblici; i negozi; i supermercati; tutti i settori produttivi non essenziali; vietati tutti gli assembramenti tra i cittadini; per giungere, infine, al divieto di uscire dal proprio domicilio. I giorni precedenti all’annuncio del coprifuoco, che era già nell’aria tra la popolazione, sono stati caratterizzati da una folle corsa agli alimenti e ai beni di prima necessità. Lo stesso triste copione del quale siamo stati testimoni anche in Italia. Ad aprile è stata allentata un po’ la presa da parte del governo che ha concesso ai cittadini di poter uscire dai propri domicili, durante le ore del giorno, per recarsi ai negozi di generi alimentari. I supermercati della grande distribuzione rimangono chiusi al pubblico, ma forniscono un servizio di delivery attraverso l’uso di un’applicazione per smartphone. Onestamente questo servizio per ora non ha funzionato molto bene.

“A metà marzo coprifuoco totale, poi ad aprile si è allentata un po’ la presa”

Come è cambiata concretamente la tua vita in questi giorni? Cosa puoi ancora fare e cosa non puoi più fare? Che indicazioni hai avuto dalle autorità?

Come in Italia, le autorità giordane sconsigliano vivamente di uscire di casa, soprattutto alla popolazione più anziana. Il mio lavoro come molti altri ha subito cambiamenti inevitabili. Strumenti come Google Drive, Meets e Skype sono diventati di fatto il mio pane quotidiano, sebbene li usassi anche prima. Il mio lavoro spesso richiede un contributo a più mani, in particolare quando si tratta della scrittura di progetti e proposte ai donatori istituzionali. Ecco allora che il Pc diventa un amico fedele per poter comunicare con i colleghi. Esco di casa per procurarmi il cibo e ogni tanto faccio una camminata per stemperare attorno al mio quartiere. A volte ne sento davvero il bisogno. Come organizzazione speriamo di ottenere presto un permesso governativo per poter svolgere alcune attività di emergenza e prevenzione nei campi di rifugiati dove lavoriamo da tempo. Il virus colpisce anche i più deboli purtroppo!Nel mio tempo libero mi tengo in contatto con le persone più vicine in Italia. Stanno tutti bene e questa è per me la cosa più importante.

Esiste nel tuo Paese l’autocertificazione che ogni cittadino deve avere in ogni suo spostamento? Sono vietate qualsiasi tipo di attività all’aperto? Sai quali sono, in generale, le sanzioni principali?

Formalmente non esiste l’autocertificazione per i cittadini. Tuttavia, per le persone impegnate nei settori produttivi essenziali, il personale diplomatico e lo staff delle Ong internazionali il governo ha disposto la creazione di un permesso in formato elettronico per poter portare effettuare gli spostamenti nei limiti consentiti. Ma questo è ancora in fase di preparazione. Sono vietate tutte le attività all’aperto e le persone che vengono colte fuori dai propri domicili negli orari non consentiti sono costrette a pagare una multa salatissima (inizialmente era stata prevista anche la reclusione per la durata di un anno almeno). Insomma, pugno di ferro per cercare di fermare quanto prima la diffusione del virus. Devo dire che in parte sta funzionando perché la crescita dei contagi in Giordania non avviene esponenzialmente, ma in maniera abbastanza lineare con numeri ancora sotto controllo tutto sommato.

In conclusione, spero che la situazione a livello mondiale possa migliorare il prima possibile per il bene di tutti. Spero anche di tornare presto in Italia per rivedere la mia famiglia, la mia ragazza e i miei amici.

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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