Paolo Caroli: “Ecco come il coronavirus sta cambiando la vita dei piccoli esercenti”
Sappiamo bene che il coronavirus, oltre a un’emergenza sanitaria, ha determinato anche un’importante questione economica. Abbiamo per questo intervistato Paolo Caroli, presidente Confcommercio Ascom Faenza, per chiedergli come i commercianti stiano vivendo questo momento e su cosa dovrà lavorare la futura amministrazione.
Intervista a Paolo Caroli, presidente Confcommercio Ascom Faenza
Paolo Caroli, come stava andando il commercio a Faenza prima dell’emergenza coronavirus?
È sempre difficile fare un resoconto sintetico che tenga conto di tutti gli aspetti, però il 2019 ha rappresentato un anno in cui la tendenza alla ripresa si è consolidata, al netto di determinate situazioni di criticità che permangono: se dieci anni fa la problematica era contrastare la GDO (grande distribuzione organizzata, ndr.), adesso il problema è fronteggiare le vendite online, con tutte le disparità fiscali e operative che conosciamo. Queste piattaforme online hanno usufruito, e continuano a farlo, di situazioni di grande vantaggio, grazie all’Italia e all’Europa che gliel’hanno consentito.
Con il coronavirus è arrivato un momento drammatico anche per voi. Quali sono stati, in sintesi, i provvedimenti messi in campo dal governo centrale e da quelli locali come Comune e Regione? Li ritenete sufficienti?
Noi, come Confcommercio, abbiamo mandato una lettera al sindaco all’inizio della crisi del coronavirus in cui chiedevamo un intervento finanziario sulle imposizioni locali come la TARI. A quanto mi risulta, questo non è avvenuto: mi auguro che all’interno dell’amministrazione comunale qualcuno si sia posto il problema e che stia studiando il da farsi. I decreti del Presidente del Consiglio hanno fatto una parte di quello che ci serve, ma non sempre sono chiari e bisogna attendere svariati giorni, se non settimane, per avere un quadro meglio delineato e a volte sono contraddittori con le regioni. Quello che sta mettendo in campo il Governo è importante ma certamente non basta: per ora ci si è limitati a spostare in avanti di trenta, sessanta, novanta giorni il pagamento di determinate imposte. È evidente però che le aziende che sono chiuse da un mese non solo non hanno guadagnato nulla ma hanno dovuto anche attingere dai loro risparmi, dovendo pagare gli affitti, i fornitori e una serie di spese che si può permettere solo chi ha un po’ di liquidità.
Il Governo cosa dovrebbe fare in più?
Secondo me si dovrebbero approntare misure più a medio e lungo termine: il provvedimento che sposta in avanti di un paio di mesi un determinato pagamento è un cerotto, ma non è l’antibiotico che ti può far guarire o ti può far procedere con una certa fiducia alla riapertura e ridare un vero sostegno alle imprese. Oltre a questa fase emergenziale è necessario iniziare a studiare veramente, e in fretta, la fase 2 e la fase 3 che per ora è stata solamente annunciata. Mi auguro che nelle stanze dei ministeri se ne stia parlando seriamente.
“Le vendite online nel futuro dei piccoli negozi”
In seguito a questa crisi come cambierà il mondo dei piccoli esercenti?
Sta già cambiando ed è già molto cambiato nel senso che tutti noi, piccole e piccolissime realtà, dopo un primo momento di sconcerto ci siamo avviati verso la consegna a domicilio. Per noi questo è un grande impegno che serve a dare un appoggio alle famiglie e alle realtà che ci stanno chiedendo la fornitura di qualche bene. Da questa crisi usciranno coloro che sapranno cambiare i propri atteggiamenti nel tempo: se non cambi quando cambiano le necessità, tu uscirai dal mercato in un tempo rapido. Successivamente anche i piccoli esercenti andranno nella direzione delle consegne online? Può darsi, perché questa è un’esigenza che il consumatore sta manifestando sempre più chiaramente: questa vita è frenetica, non ho il tempo di poter andare in negozio per scegliere la mia merce, me la scelgo sul telefonino e me la ritrovo a casa. Questo potrebbe essere uno dei servizi supplementari che i piccoli dovranno dare.
Una sorta di store online per ogni piccolo negozio, quindi.
Io, da presidente Ascom, ho visto che in queste settimane c’è stata un po’ la corsa ad acquisire la licenza per le vendite online: devo tenere abbassate le saracinesche della mia attività? Va bene, però io mi attivo, con tutti i costi annessi, per dare un segnale che la mia azienda c’è e vuole esserci anche domani e dopodomani e quindi mi devo attrezzare. Se non modifico il mio atteggiamento e aspetto che i clienti tornino in negozio, potrebbe darsi che lo trovino con le porte chiuse per sempre.
Uno dei temi delle prossime elezioni amministrative sarà quello che riguarda l’estensione della ZTL. Voi, come Ascom, vi siete dichiarati contrari: può spiegarci meglio il vostro punto di vista in merito?
Oggi dobbiamo cercare di vivere in maniera sempre più partecipata la nostra città: non siamo contrari a prescindere, a volte è successo addirittura che la ZTL o la zona pedonale l’abbiamo dovuta chiedere noi. Noi diciamo che si possono fare degli interventi ma prima, e in maniera coordinata, si deve costruire un contesto che permetta l’allacciamento della zona a traffico limitato. Questo vuol dire approntare delle piste ciclabili, dei parcheggi e dei servizi che permettano al cittadino di andare a visitare il centro della città. A Faenza sono state fatte alcune cose, come il Green Go Bus, altre non sono mai state fatte: la realizzazione di stalli nuovi per i parcheggi, per cui io ho lottato come un matto, non è mai stata approntata. Questo non vuol dire cementificare o far affluire più macchine in centro: significa dare la possibilità a tanti cittadini di parcheggiare in un raggio di duecento metri dal centro storico. Le possibilità a costo zero ci sarebbero ancora oggi: la stazione delle corriere su cui ci siamo battuti per tanto tempo e per la quale forse nei prossimi anni vedremo la luce; quella dei vigili del fuoco, che si trova in una posizione anacronistica, in pieno centro a Faenza, e che potrebbe essere un discreto parcheggio.
Come associazione di categoria cosa chiedete alla futura amministrazione?
Noi chiediamo che la prossima amministrazione continui, come ha fatto quella uscente, a dare un contributo serio e tangibile per quanto riguarda soprattutto le realtà del centro. Una volta usciti da questo coronavirus, ci dovremo rendere conto che è importante investire e spendere nel proprio territorio. Oggigiorno troppi si fanno prendere dall’acquisto online, a vantaggio di aziende di cui non ci si chiede mai come investano i tanti soldi che guadagnano e su cui pagano pochissime tasse. Un consumo più responsabile e una premialità da questo punto di vista potrebbe essere studiata dalla futura amministrazione comunale: si deve dare un segnale per far capire che più spendi nella tua città e più risorse ci sono per investire nel proprio territorio e aumentare i propri servizi. Abbiamo bisogno di risorse per tenere vivi i nostri meravigliosi centri e in questo senso tutti noi dobbiamo essere attenti e responsabili su come agiamo.
Matteo Nati