Alberto Fuschini e Storia di Faenza: “Del ‘900 colpisce la voglia di ricostruire nel Dopoguerra”
I due conflitti mondiali, il ventennio fascista, la ricostruzione del Dopoguerra: il Novecento è stato un secolo denso di avvenimenti fatto di scontri, lotte sindacali e voglia di ripartire che hanno gettato la base della Faenza di oggi. A raccontare questo periodo storico nel volume “Storia di Faenza” (Il Ponte Vecchio, 2018) è Alberto Fuschini, giovane ricercatore che ha già all’attivo diverse pubblicazioni (tra cui la monografia “Don Carlo Mazzotti: cooperazione e democrazia dei cristiani”, edito da Homeless Book) e in questa intervista ci racconta gli aspetti più significativi che chiudono il libro sulla storia della città di Faenza.
Quali sono gli aspetti principali che caratterizzano Faenza in questo periodo storico?
Credo che il ‘900 a Faenza possa essere considerato il secolo della partecipazione democratica, interrotta violentemente dal ventennio fascista e dalla guerra, che trova il suo coronamento con la nascita della Repubblica. E’ inoltre il secolo dello sviluppo economico-sociale, in particolare nella seconda metà del ‘900, con lo sviluppo industriale. Contemporaneamente, la città diviene l’”isola bianca” della Romagna e, in seguito, luogo di sintesi fra le culture cattolica e comunista.
Nell’affrontare questo studio, qual è l’aspetto di Faenza che ti ha colpito di più?
L’aspetto che mi ha personalmente colpito di più in negativo è il periodo immediatamente successivo alla fine della Prima Guerra Mondiale e la nascita del fascismo: come abbia potuto in pochissimi anni andare in crisi un sistema politico che sembrava si stessa aprendo sempre di più alla democrazia. Dall’altra parte, in positivo, la capacità dei faentini di risollevarsi dalla distruzione della Seconda Guerra Mondiale.
Se dovessi indicare il personaggio storico più rappresentativo di questo periodo chi indicheresti?
Dire un solo nome sul ‘900 è molto difficile: la vita pubblica faentina è stata caratterizzata da un grande numero di presenza di rilievo. Seguendo il filo dei miei studi di storia locale mi hanno colpito anzitutto Carlo e Antonio Zucchini (padre e figlio) due politici cattolici democratici, antifascisti da posizioni centriste. Poi Aldo Celli e Achille Pantoli, due partigiani comunisti, per il sacrificio personale contro la dittatura fascista. Successivamente, sono da ricordare, tra gli altri, Giovanni Dalle Fabbriche e Veniero Lombardi, due cooperatori delle due aree allora opposte, cattolica e comunista.
E se invece dovessi indicare un luogo, un documento o un’opera d’arte?
La sede storica dello stabilimento Cisa, posto di lavoro di tantissimi faentini, uomini e donne, e simbolo di lotte sindacali, che oggi è stato sostituito da un supermercato. Mi sembra un passaggio simbolico dal ‘900 agli anni Duemila.
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