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Un pomeriggio al Mic con una persona che ami

“Questo museo non è solo una vetrina di pezzi più o meno pregiati, ma vuole essere una narrazione della ceramica nei secoli”. Con queste parole siamo stati accolti da Monica, la nostra guida che, passo dopo passo, stanza dopo stanza, ci ha fatto entrare in un mondo che sembra di conoscere mai abbastanza.

Circa quattro mesi fa ho regalato a mia moglie, estranea al mondo ceramico-artistico, una visita guidata al Mic, il Museo internazionale delle Ceramiche di Faenza. La ceramica, per noi faentini, è qualcosa che è sempre esistito e con cui abbiamo avuto a che fare in maniera più o meno coinvolgente sin dalla nostra infanzia: le visite scolastiche alle elementari dove ci hanno insegnato i primi rudimenti su come ‘mettere le mani in pasta’ nell’argilla – come per il sottoscritto – l’Impagliata regalata ai primi faentini nati dell’anno, i premi in ceramica che vengono donati come prestigioso simbolo della città e più recentemente la manifestazione Argillà, che richiama da tutto il mondo migliaia di visitatori…

Accompagnare una persona cara all’interno di questo mondo, permette di percepire chiaramente come la nostra realtà artistica sia apprezzata anche da chi è esterno alla storia faentina. Non è un semplice esercizio di gusto fra “pavona” o “melograno”, fra classico e contemporaneo, ma l’ascolto di un’arte che vuole narrare il proprio valore, raccontare che tanti, nel corso dei secoli, hanno avuto il privilegio di maneggiarla per scopi artistici o semplicemente per diletto. E’ chiara testimonianza di un tempo in cui la manualità e la costante ricerca del nuovo erano protagoniste del vivere quotidiano.

Una storia nella storia.

O meglio tante storie che si intrecciano fra loro.

La prima è quella del Museo stesso e della sua fondazione, nel lontano 1908, ad opera di uomo, Gaetano Ballardini, che amava la sua città. Il contesto è quello del meraviglioso ex-convento delle suore di San Maglorio, che sin dall’apertura del Mic ospita le circa 13.000 opere – ma ve ne sono più di 50mila negli archivi- che lo hanno reso famoso a livello internazionale.

L’ingresso del Mic in Corso Baccarini – Faenza

Vi è poi la storia della ceramica nei secoli e nel mondo: dalle semplici terrecotte, alle porcellane giapponesi passando da quelle cinesi, koreane fino ai pezzi del Medioriente e quelli delle civiltà precolombiane per arrivare all’Europa e l’Italia. Stili puri e contaminati che permettono di percepire l’arte che oggi apprezziamo e che portiamo nelle nostre case.

Vi è infine la nostra storia personale che, fra le molte cose, è fatta anche di dialogo e di cultura. Regalare a una persona a cui tieni una mostra è regalare emozioni che però- e questo è il bello- non puoi controllare. E’ chiedersi “dei perché”, delle domande che parlano indirettamente anche alle nostre storie e relazioni -consiglio di spendere alcuni minuti su una meravigliosa opera precolombiana che narra una scena di parto del I-III secolo- E’ raccontarsi cosa piace e cosa non piace e lasciare la libertà di essere in disaccordo: vivere un’esperienza culturale con chi ami è una piccola palestra dello stare assieme.

Questo hanno significato, per noi due, le ore passate in compagnia delle opere del Mic, dove un pomeriggio non è solo una visita guidata, ma un racconto che si snoda fra le argille del tempo e che porta sempre più all’interno delle storie dei popoli che hanno sviluppato quest’arte e quindi anche la tua storia, essendo noi, nel nostro piccolo e con le nostre quotidianità, artisti del mondo d’oggi.

 

Francesco Ghini

 

Per info 

Le raccolte esposte al Mic

Visite guidate

 

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