UN PATRIMONIO ANCORA IN PARTE SCONOSCIUTO: LA FOTOTECA DELLA BIBLIOTECA
“Saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura”
Fabrizio De André, Khorakhanè
#Fototeca #BibliotecaComunale #ServizioCivileNazionale #VolontariItineranti
Una bella foto è capace di raccontare più di migliaia di libri, specie quando non era ancora quel fenomeno di pura apparenza veicolato dai social network dai quali siamo circondati. In questo articolo parleremo di foto vere, vissute, usurate dal tempo e raccolte in grandi album che raccontano una storia che non abbiamo ancora scoperto e di cui abbiamo solo sentito parlare. Foto che non vanno semplicemente guardate ma conservate, custodite, ascoltate, capite e rese disponibili al maggior numero di persone.
Nelle biblioteche civiche la documentazione fotografica è stata per molto tempo considerata “minore” rispetto ad altri documenti, e solo negli ultimi anni si è acquisita la giusta consapevolezza con la quale trattare questo immenso patrimonio. Per questo presso la Biblioteca Comunale di Faenza già da qualche anno si è avviata un’attenta opera di conservazione affidata agli operatori del Servizio Civile Nazionale.
Dopo la buona riuscita del progetto del 2012 “Nuovo accesso alle fonti storiche della città“, che ha visto impegnati due volontari nell’opera di digitalizzare vari manoscritti, riviste e fondi presenti in Biblioteca tramite scanner e fotocamera digitale, si è pensato di estendere il raggio d’azione anche ad altri istituti.
“Volontari Itineranti. Per una nuova integrazione delle biblioteche del territorio”: questo è il titolo del nuovo progetto, avviato a febbraio di quest’anno e tutt’ora in svolgimento.
#GiacomoCalzi #EnnioGolfieri #BibliotecaDigitaleFaentina #60.000Scatti
Presso la biblioteca di Faenza i volontari hanno proseguito e stanno ampliando l’opera di digitalizzazione effettuata dai loro colleghi. In particolare il lavoro si è focalizzato sulla digitalizzazione della Fototeca conservata nell’istituto.
La Fototeca designa la raccolta che dovrebbe ospitare ordinatamente tutto il materiale fotografico posseduto dalla Biblioteca, ricevuto attraverso donazioni e vecchi fondi ed oggi non ancora catalogato. Istituita nel 1983, consta attualmente di 6.233 unità fra fotografie e cartoline suddivise in 24 scatole. Le foto sono conservate, in parte in buste identificate con il numero progressivo di inventario racchiuse in faldoni, in parte all’interno di quelli che, probabilmente, erano gli album originali. Non sono pervenute molte informazioni circa le volontà di diffusione o di consultazione che corredavano tale materiale che per il momento è consultabile solo su una postazione all’interno della stessa Biblioteca Manfrediana, sebbene esista un progetto di diffusione online delle fotografie legato alla nuova Biblioteca digitale faentina, il sito web che si propone di mettere in rete numerosi documenti conservati nell’istituto.
L’argomento delle foto è prevalentemente faentino e locale, sebbene non manchi qualche excursus verso altre realtà. Descrivere il carattere della fototeca non è semplice data la natura eterogenea delle foto dalla quali è composta. È costituita infatti da vecchi fondi della Biblioteca, dalla raccolta appartenuta a Giacomo Calzi (2.000 pezzi circa), da fotografie appartenute all’architetto Ennio Golfieri (120 pezzi circa), da una donazione di Pietro Donati fotografo di Faenza (340 pezzi circa), da una parte del fondo dell’esperto d’arte Corbara (2.477 unità) e da altre provenienze di diversa consistenza.
Oltre alla Fototeca, sono numerosissimi i fondi non ancora inventariati (e quindi ancora in gran parte sconosciuti) presenti in Biblioteca, tra i quali spicca il Fondo del Museo del Teatro, quello dell’Ufficio Tecnico Comunale e quello Emiliani. Nel 1999 il numero totale delle unità era stimato in 60.000 (di cui solo il 10% inventariato, la Fototeca appunto). Un patrimonio davvero incredibile di immagini e di storie che aspetta solo di essere riportato alla luce.
#StorieDiFaenza #Conservare #GuardareVeramente #Capire
Diversi sono i soggetti rappresentati negli scatti, anche se è possibile identificare alcuni temi ricorrenti. In particolare spicca la raccolta di Giacomo Calzi (1886-1983) che costituisce il più grande archivio di immagini della città raccolte da un solo personaggio posseduto dalla Biblioteca Comunale. Le foto incominciano il loro racconto negli anni Venti e, attraverso di esse, Calzi ha scandagliato ogni angolo della nostra città. Sul verso delle foto sono state scritte varie annotazioni di grandi e piccole storie, permettendo così l’identificazione delle vie e dei personaggi ritratti, che spaziano da Benito Mussolini a Pipinè, lo strillone della città. L’immenso arco di tempo che copre la sua collezione è per noi una grande testimonianza dei mutamenti urbanistici di Faenza nell’arco del primo sessantennio del Novecento, fondamentale per avere una vera coscienza critica della nostra città. Sfogliando i vari album è possibile immaginarsi una “Faenza che fu”, perché le foto riportano alla luce le torri, le porte, il ponte di ferro, i canali di cui ora non restano che poche tracce.
Tra i grandi eventi, invece, spicca il gruppo di foto inerenti alle manifestazioni della Settimana Faentina, vere e proprie exhibition a cavallo fra l’Otto e il Novecento, visitate dalle più illustri autorità del tempo; legato a questo è un altro gruppo, quello dell’ebanisteria Golfieri, che presenta il lavoro e la produzione reale del noto artigiano. La collezione raccoglie un settantina di foto che ritraggono i mobili in ebano creati dal famoso ebanista faentino durante il periodo 1920-1943.
Nella scatola 15 troviamo una sezione di cartoline dedicate a noti artisti delle nostre terre quali Domenico Baccarini, Tommaso Dal Pozzo, Giuseppe Ugonia.
Il fondo affronta anche la Storia nei suoi episodi più crudi, ed ecco gruppi di foto rappresentanti le adunate del Ventennio, la guerra coloniale in Etiopia, le inaugurazioni alla presenza delle autorità fasciste, i bombardamenti sulla città di Faenza e la faticosa ripresa dopo la seconda guerra mondiale.
Colpisce in particolare un sottogruppo di foto. Si tratta degli scatti dell’Imperial War Museum di Londra attraverso i quali i drammatici fatti della seconda guerra mondiale vengono calati nei luoghi in cui sono avvenuti. Ecco allora lo scatto di un soldato seminascosto dietro il muro di una casa e protetto da un piccolo agglomerato di sassi che aspetta sotto la I di rifugio (inv.0199) nel dicembre del 1944; o ancora il soldato alleato che monta la guardia in un avamposto nelle campagne faentine (inv.205). Cronologicamente più recente, ma sempre legata alla guerra è la foto di un uomo vestito di bianco inginocchiato ai piedi di una fila di tombe nel cimitero polacco di San Lazzaro di Savena alle porte di Bologna (inv. 0783). Si tratta della visita di Giovanni Paolo II avvenuta il 18 aprile 1982. L’immagine colpisce per il silenzio che si può immaginare, interrotto solo dalle note del cornettista Filippo Nicolai, e il dolore che trasuda dall’espressione di quell’uomo, polacco di origine, che soffre sia per il suo popolo sia per l’assurdità della guerra.
Questo articolo vuole essere solo un primo spunto di riflessione sulla nostra città, che verrà analizzata attraverso un punto di vista speciale. Fotografie, racconti, immagini, testimonianze verranno utilizzati per imparare a guardare e capire il paesaggio che ci circonda. Luoghi speciali, tradizioni e memoria non sono solo elementi di folklore, ma la base essenziale che abbiamo per dare un senso alle azioni che facciamo ogni giorno.
In collaborazione con:
Rita Bertani
Marco Montevecchi