Alla biblioteca Cassandra Pavoni arrivano i “Condottieri di Romagna” di Sergio Spada
Nuovi appuntamenti letterari in questi ultimi giorni dell’anno alla Biblioteca Cassandra Pavoni del quartiere Centro sud di Faenza (via Canal Grande 46). Martedì 17 dicembre alle ore 17 Rosarita Berardi e Loretta Magnani presentano “La chioma di Berenice”, chiacchierando di riccioli e versi. «Quante volte, inavvertitamente, ci siamo toccati i capelli con un gesto che, ad un attento osservatore, avrebbe dichiarato l’emozione che stavamo vivendo? – si legge nella presentazione del libro – La nostra chioma, oltre ad essere l’ornamento più naturale di cui ci fregiamo, rivela sovente il nostro stato emotivo e psicofisico. Protagonista indiscussa delle relazioni affettive e amorose, la capigliatura (soprattutto femminile) ha ispirato i poeti di ogni epoca che le hanno dedicato centinaia di versi.
Introduce l’autore lo storico Matteo Banzola
Si prosegue poi sabato 21 dicembre, alle ore 17.30, con la presentazione “Condottieri di Romagna, vol.II” di Sergio Spada. Introduce lo storico Matteo Banzola. Il libro, edito dal Ponte Vecchio, è dedicato ai grandi condottieri del Quattrocento e del Cinquecento. Il fenomeno delle condotte e delle compagnie di ventura incise profondamente sulle vicende politiche, sociali, economiche del secondo medioevo e della prima età moderna. In realtà le radici del mondo dei condottieri si svilupparono già nell’alto medioevo e la sua evoluzione si estese fino alle soglie dell’età dei lumi. La Romagna fu una fucina di condottieri, (basti pensare ad Uguccione della Faggiuola, ad Alberico da Barbiano, a Giovanni Ordelaffi, il più grande spadaccino italiano del Trecento, e ai due fratellli terribili Carlo e Pandolfo Malatesta, per limitarsi al periodo preso in esame in questo primo volume, cioè i secoli XIII e XIV) e di mercenari come i temuti e ricercati “brisighelli”, ma fu anche teatro del passaggio e delle imprese di quasi tutte le grandi compagnie che percorsero l’Italia. Queste pagine vogliono delineare i ritratti dei romagnoli che al mestiere delle armi dedicarono tutta la loro vita, nel bene e nel male, senza cedere alle lusinghe delle corti o al gusto del potere.