Renzo Bertaccini: “Faenza ha bisogno di un Piano cultura e di maggiore trasparenza”
Il settore della cultura è ampio e vede agire al suo interno diversi soggetti. Per questo, dopo aver intervistato Ruggero Sintoni, abbiamo voluto sentire Renzo Bertaccini, proprietario dell’omonima bottega che si occupa di libri locali e sulla Romagna e di vivacizzare l’offerta culturale faentina con eventi come presentazioni di libri e mostre d’arte.
Intervista a Renzo Bertaccini, proprietario della Bottega Bertaccini
Come giudica la proposta culturale faentina? Quali sono i punti di forza e di debolezza?
Nel campo delle proposte culturali, artistiche e aggregative, Faenza ha sicuramente una marcia in più rispetto ad altre città romagnole vicine. Ed è forse ancora una eredità dei nostri avi: penso al periodo Neoclassico che ci ha lasciato una città bella in cui vivere, o agli inizi del Novecento col Cenacolo Baccarini e il suo patrimonio nell’arte e nella ceramica. Di cultura si può vivere. Ma non basta, la terra perché dia buoni frutti va continuamente vangata e opportunamente concimata. Penso alle istituzioni. Mi pare che si navighi a vista e con molta confusione e la prova più dolorosa la trovo nella vicenda del restauro del Palazzo del Podestà. Si sono spesi un sacco di soldi senza sapere prima cosa davvero ci potrà andare: un luogo per mostre temporanee? o un luogo di valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche del territorio? Ne abbiamo sentite tante ma un progetto concreto e percorribile non s’è mai visto. Tra l’altro, sono mai state coinvolte le istituzioni culturali della città (Mic, Pinacoteca, Biblioteca) nella formulazione di un progetto? Rischiamo alla fine di avere un bel contenitore ma senza identità.
Cosa bisognerebbe fare allora?
A Faenza abbiamo una ricchissima presenza di privati e associazioni che producono e promuovono cultura. Ma anche qui c’è un difetto nel manico: quello che è mancato in questi ultimi dieci anni è una “cornice di regole”, da rispettare e valide per tutti, in una logica di trasparenza e di collaborazione. Troppe volte in questi anni abbiamo assistito a iniziative di privati che se pur possono vantare “grandi numeri” e presenza ossessiva sui media, hanno di fatto percorso strade parallele, beneficiando di finanziamenti privilegiati mai discussi nelle sedi istituzionali. L’impressione insomma (qui e altrove) è che va avanti chi ha le conoscenze e gli appoggi giusti, in una logica amicale e personalistica. Alle istituzioni (una volta definita questa cornice di regole) chiederei un maggior rispetto verso chi promuove cultura; alle associazioni una minor litigiosità interna, lasciando da parte la cura del proprio orticello in favore di una reale volontà alla collaborazione.
“Il progetto sulla cultura dovrà essere coerente con gli altri settori municipali”
Su cosa dovrà lavorare, nei prossimi cinque anni, la futura giunta comunale?
In generale, credo che vada ridata centralità all’azione della pubblica amministrazione attraverso la redazione di un “Piano Cultura”, di concerto con l’associazionismo e i privati, in cui realizzazione e coordinamento devono restare in capo al Comune. Deve cessare la politica del giorno-per-giorno in favore di una progettualità ampia e discussa, continuamente aggiornata e precisata nel corso della legislatura. Il Piano Cultura dovrà essere inoltre coerente con i programmi e le attività riguardanti gli altri settori comunali (istruzione, urbanistica, lavori pubblici, servizi sociali) perché per evitare sprechi, ritardi e sovrapposizioni si deve adottare la politica del “fare rete” fra i diversi settori coinvolti, pubblici, associativi e privati.
Lei non è solo un venditore, si occupa di libri in maniera più ampia, creando eventi e collaborando con la scena editoriale faentina: lavorare in questo settore a Faenza è difficile? La comunità risponde con vivacità?
Non è difficile, in tanti anni di attività credo però di aver imparato che ci vogliano coerenza, continuità e qualità. Nella bottega che gestisco, io posso offrire uno spazio che promuove incontri, presentazioni di libri, mostre d’arte, piccoli concerti ma sarebbe uno spazio vuoto se non ci fosse in città una fitta rete di tanti soggetti con cui collaboro continuamente, scrittori, studiosi, artisti, gruppi e associazioni: se valorizzati e coinvolti alla pari rispondono con entusiasmo. E anche il pubblico, sempre numeroso e mai passivo, dimostra come ci sia sempre bisogno di confronto, condivisione, partecipazione.
Matteo Nati