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Lòm a Mêrz 2017: focus su Pellegrino Artusi e i lunghi viaggi vicino a casa

Uno sguardo alla tradizione che sta dietro ai fuochi di marzo e uno all’arte del mangiare bene di derivazione artusiana. Questi i temi cardine attorno a cui ruota il calendario dei Lòm a Mêrz, che prenderà il via al tramonto del 26 febbraio per concludersi il 3 marzo. Cultura, amore per il cibo tipico e unicità del territorio sono i valori che l’associazione Il lavoro dei contadini sta portando avanti dal 2000, con un programma che ogni anno si arricchisce di nuove iniziative.

La cucina artusiana e la scoperta del territorio

L’edizione 2017 dei Lòm a Mêrz si ispira a quelli definiti da Tonino Guerra come i “lunghi viaggi vicino a casa”, quelli che fanno scoprire il territorio che ci circonda, «grazie a gente che oltre a fare il proprio lavoro ha anche la ferma volontà di mantenere vive queste tradizioni» spiega Italo Graziani, presidente dell’associazione Il lavoro dei contadini. In particolare, si vuole dare visibilità all’arte della cucina perché ogni gusto ha uno stile, un’appartenenza identitaria. «Il mondo ipocrita non vuol dare importanza al mangiare; ma poi non si fa festa, civile o religiosa, che non si distenda la tovaglia e non si cerchi di pappare del meglio»: questo scriveva Pellegrino Artusi nel suo celebre La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, che lo ha decretato il padre della cucina italiana. I fuochi di quest’anno intendono ispirarsi alla tradizione gastronomica delle sue ricette: l’incontro tra i piatti di una cucina genuina e schietta dentro alle case contadine si trasforma così in cultura del territorio.

Al Rione Verde si propone una ricetta di Pellegrino Artusi

Per l’occasione, Carla Brigliadori, chef e sommelier responsabile della Scuola di Cucina di Casa Artusi, ha elaborato un menù che verrà proposto al Rione Verde il 1° marzo e che in rispetto alla tradizione del mercoledì delle ceneri, sarà totalmente vegetariano. «Quelle di Pellegrino Artusi sono ricette di casa – spiega lo chef – ma lui è stato il primo a contaminare cibi tipicamente contadini come coniglio e pollo all’interno della cucina borghese a cui si rivolgeva». Protagonista quindi un menù a base di crescione, tortelli, lenticchie, polenta e zuppa inglese, riproposto come da manuale e abbinando vini del territorio. Il tutto a cura dello chef e delle imprese agricole e agrituristiche del territorio che hanno partecipato ai corsi Dinamica.

Lom a Merz: presidio delle campagne e promozione del territorio

FullSizeRender-8«La cultura della campagna è cruciale per educare consumatori consapevoli» afferma Mauro Zanarini di Slow Food Ravenna e per questo è importante la creazione di presidi per tutelare il territorio. Secondo la Coldiretti, negli ultimi anni si è assistito ad un aumento di giovani che ritornano alla campagna e che lo fanno mettendo in campo tecnologie moderne, ad esempio promuovendo la vendita del formaggio prodotto tramite e-commerce. Futuro e modernità sono nella campagna? Questa è la scommessa di Slow Food, che ha promosso corsi tenuti da contadini e azdore locali, il miglior sponsor per far conoscere i prodotti locali. «Realtà come Masterchef hanno fatto aumentare le iscrizioni alle scuole alberghiere ma promuovendo un falso messaggio: quella dello chef è una professione che necessita di grande costanza e dedizione, doti che non mancano a chi lavora nelle campagne».

La promozione della cultura popolare passa anche attraverso la valorizzazione del dialetto romagnolo e della tradizione musicale, che fa da sempre sottofondo ai lumi. Come spiega Gilberto Casadio, vicepresidente dell’Associazione Friedrich Schürr che tutela la conservazione del patrimonio folklorico romagnolo e del lessico, «non è un caso se l’80-90% degli aderenti alle attività dei Lòm a Mêrz viene proprio dall’associazione».

Tutela dell’eccellenza e l’importanza della memoria storica

Di valorizzazione del territorio parla anche Erik Lanzoni di IF società di promozione turistica di Imola e Faenza. «Abbiamo eccellenze che dobbiamo tutelare, dall’enogastronomia alla cultura, e questa manifestazione valorizza proprio l’unicità del territorio che dobbiamo presidiare e promuovere”.
“Lòm a Mêrz si è posto sempre più negli anni sinonimo di memoria storica” conclude il vicesindaco di Faenza Massimo Isola – e anche grazie alle loro attività è stato possibile vedere il cambiamento del costume e del retaggio del passato che ci portiamo dietro, attraverso una lettura laica, bella e colta ma senza malinconie. Sono riti che fanno identità e sono possibili grazie alla risposta positiva della campagna, che è cruciale nello sviluppo di questo territorio.

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