Vincolo dei Cavalieri del Niballo: quattro pareri per approfondire il tema
“Vincolo sì, vincolo no”. Questo il tam-tam che nelle ultime settimane ha interessato i rionali e, più in generale, i simpatizzanti del mondo del Palio del Niballo. A Faenza, se un cavaliere disputa il Palio del Niballo con una casacca di un rione, gli è inibita la partecipazione allo stesso torneo con altri colori in anni successivi. Unico caso in Italia. Il tema del vincolo dei cavalieri del Niballo non è in realtà mai uscito dal dialogo rionale, ma, ultimamente, è stato riportato all’attenzione pubblica da un articolo di Tiziano Cericola, consigliere comunale di Rinnovare Faenza, al quale ha fatto eco Niccolò Bosi, capogruppo Pd.
Nelle settimane successive, abbiamo scelto di redazione di pubblicare un sondaggio riguardo all’apprezzamento o meno del vincolo dei cavalieri fra i nostri follower con un duplice scopo: rilanciare il tema a tutti i cittadini e incontrare le idee e i pareri di chi ci segue. Il sondaggio, che non ha mai avuto un significato che andasse oltre l’espressione di un parere, è stato compilato da 211 utenti. il 68% ha espresso voto favorevole all’eliminazione del vincolo, mentre il 32% si è espresso a favore di quest’ultimo.
Al fine di fornire ai nostri lettori un approfondimento sul tema, abbiamo chiesto ad alcuni di coloro che hanno espresso il voto di fornirci un parere rispetto la loro scelta. Abbiamo intervistato Mario Giacomoni, ex cavaliere faentino del Rione Rosso, e Gabriele Garavini, giornalista locale e speaker delle manifestazioni del Palio del Niballo, come favorevoli all’eliminazione del vincolo. Mentre Claudio Ossani, faentino e giornalista di La7, e Cesare Dalle Fabbriche, ex-dirigente del Rione Verde, ci hanno fornito un parere per il mantenimento del vincolo. Crediamo questo possa essere un elemento ulteriore in vista del dibattito pubblico che si terrà stasera (ndr. Lunedì 11 marzo).
Mario Giacomoni: “Il vincolo dei cavalieri del Niballo deve essere viscerale, tutto il resto è anacronistico e fuori dalla realtà culturale di oggi”
Il vincolo deve essere intrinseco, viscerale, di cuore tutto il resto è anacronistico e fuori da ogni concezione o realta’ culturale d’oggi giorno! Questo lo dico perché credo sbagliato legare a vita un ragazzo ad una situazione che può evolversi in modi diversi a seconda dei personaggi che compongono i direttivi rionali. L’entità e l’identità rionali sono sacre, quelle “personali”, che ognuno sente, lo sono in maniera relativa. Un uomo, un rionale, deve sentire quel valore personalmente e allora si che si vincolerà ad una situazione. Io ne sono un esempio: mai mi passerà per la testa di cambiare rione, piuttosto cambierò “gioco”.
Claudio Ossani: “Togliere il vincolo dei cavalieri significa tornare indietro sulla costruzione storica e identitaria della manifestazione”
Abitare da ormai dieci anni lontano da Faenza significa anche apprezzare di più ciò che dovrebbero essere i Rioni nel senso e nel ruolo della loro attrattiva: una fonte di regole. Ed è per questo che è così importante il dibattito sul vincolo dei cavalieri che hanno corso il Palio del Niballo, in quella irresistibile quarta domenica di giugno che da dieci anni mi richiama a sé nel suo tumulto di cuori. Cambiare questa regola, risultato di un percorso già storicizzato e realizzato come passaggio di costruzione identitaria, non significa soltanto tornare indietro sull’appartenenza, ma anche ridurre il tifo rionale a quello sradicato per una squadra di calcio, dove si esibiscono e si applaudono campioni senza maglia, con una storia personale e non collettiva, in uno spettacolo senza la specificità e personalità di quella manifestazione popolare unica che prende invece vita nell’ultima ora al campo di gara a chiusura di un mese di eventi e dopo un anno intero passato a costruire l’identità culturale, sociale e agonistica dei nostri colori, per la nostra Città.
Gabriele Garavini: “Il vincolo a vita non può essere considerato un divieto sacrale: occorre modificarlo tutelando gli investimenti fatti sulla formazione dai Rioni”
Forse è arrivato il tempo di provvedere all’abolizione del vincolo a vita al Rione di appartenenza quando un cavaliere ha corso il Palio del Niballo. Se ne parla da anni, è la grande peculiarità della giostra faentina, non ne esistono di simili nelle altre giostre e palii italiani, eppure anche dopo petizioni e discussioni varie, e le difficoltà nel reperire cavalieri locali, non si riesce a modificarlo. I rioni sono pronti per questo cambiamento epocale introdotto oltre 45 anni fa? Mai come in questi ultimi tempi se ne discute, soprattutto dopo che negli ultimi anni, diversi rioni hanno fatto ricorso a cavalieri forestieri, per altro con scarsi risultati, per gareggiare al Niballo. La mia opinione personale è che il vincolo a vita non debba essere considerato un divieto sacrale ma possa essere senz’altro modificato, l’importante è trovare la giusta soluzione e prevedendo anche una compensazioni tra i rioni per tutelare gli investimenti fatti sulla formazione e crescita del cavaliere che cambierebbe casacca. Io sono favorevole all’idea che il Cavaliere che abbia corso il Niballo (ordinario o straordinario) anche una sola volta per un Rione, lo potrà fare per un altro rione superato un periodo di due anni. Se cadesse il vincolo, questo darebbe modo di potere tornare a vedere in campo di gara di cavaliere faentini esperti e ancora vogliosi di mettersi in gioco come i “vincolati”, Diafaldi, Giacomoni Junior, Bartolucci, De Nobili, che darebbe sicuramente maggiore vivacità e attrattiva al Palio del Niballo. Infine, occorre tutelare maggiormente la “scuola equestre faentina da giostra” in quanto il vivaio scarseggia, e quindi occorre dare vita, a mio avviso, ad una scuola di equitazione mirata alla monta storica, anche se non sono sicuro che sia la soluzione del problema giovani cavalieri che scarseggiano. La Cooperativa Dei Manfredi pare intenzionata a farlo, ma occorre muoversi in tempi stretti altrimenti tutto il movimento, uno fra i più blasonati in Italia, ne potrebbe risentire, non subito ma, fra qualche anno.
Cesare Dalle Fabbriche:”Il Palio non lo corre solo il cavaliere: dietro di lui c’è una squadra che lo ha reso in grado di poter competere. Questa squadra merita riconoscenza”
E’ necessario fare una premessa: Faenza, città di Palio, è l’unica ad avere investito per la manifestazione dotando i Rioni oltre alla sede anche un centro civico attrezzato con stalle per i cavalli a ogni Rione, con adiacenti spazi attrezzati per l’allenamento dei cavalli e dei cavalieri per correre il palio del Niballo, tutto di proprietà comunale ad utilizzo dei rioni. Per correre il palio i Rioni investono, per anni, soldi per acquistare cavalli idonei e non è una cosa semplice. Il tutto viene fatto grazie al contributo di volontari che quotidianamente prestano la loro opera per accudire e preparare al meglio i cavalli in modo che il cavaliere possa allenarsi per correre il Palio. Le risorse per istruire i cavalieri, con personale qualificato, tecnici esperti, veterinari, scuola di equitazione ecc. sono il risultato di attività e iniziative svolte dai rionali volontari che permettono al cavaliere di difendere i colori del proprio Rione. Il Palio lo corre il cavaliere ma da solo non sarebbe in grado di poter competere e difendere i colori del proprio rione. Credo che chi ha fatto tutti i suddetti sforzi e sacrifici per raggiungere l’obiettivo necessiti di un minimo di riconoscenza che permetta al rione di trarre i giusti vantaggi. E’ un peccato che non sia ancora realizzata una scuola di equitazione, nel bellissimo centro civico di Faenza.
Francesco Ghini