Tra cinema d’autore e letteratura: Ruggero Sintoni presenta la stagione del Masini

Dopo l’apertura della stagione 2017-18 con “Eroi” di Andrea Scanzi, la rassegna di Prosa debutterà al teatro Masini venerdì 27 ottobre con “Il sogno di un uomo ridicolo” di Gabriele Lavia. A presentarci la nuova stagione è Ruggero Sintoni, condirettore artistico di Accademia Perduta/Romagna Teatri. In questa prima parte dell’intervista con Ruggero Sintoni approfondiamo gli ingredienti su cui si è deciso di puntare in questa nuova stagione teatrale, il ruolo delle Favole per favorire l’incontro di culture diverse e le novità proposte dal teatro contemporaneo. Il tutto all’insegna di un Masini che vuole essere concretamente “teatro di comunità”.

Intervista a Ruggero Sintoni (Accademia Perduta/Romagna Teatri)

Ruggero Sintoni, quali sono le sensazioni in vista di questa stagione del Teatro Masini?

Dirigere un teatro straordinario come il Masini, per chi fa questo mestiere, è una grande soddisfazione e una responsabilità immensa. Ammetto che crea anche un po’ di ansia da prestazione. Questo teatro ha tantissimo pubblico, è uno dei teatri italiani con le percentuali di riempimento più alte e il pubblico è molto preparato: colto, curioso, molto attento e critico. Ultimamente si è anche abbassata l’età media. Se si sbaglia uno spettacolo al Masini, gli strali arrivano la mattina successiva, anche per la strada. È un teatro che ti mette seriamente alla prova, ma che dà al tempo stesso grandissime soddisfazioni per il lavoro che fai.

Quali sono gli ingredienti su cui avete deciso di puntare per questa stagione di Prosa? 

Gabriele Lavia ne Il sogno di un uomo ridicolo, debutterà venerdì 27 ottobre.

Abbiamo pensato a una stagione di Prosa che si ispiri molto anche alla grande tradizione del cinema di drammaturgia, basti pensare a titoli come Il sorpasso, Giornata particolare, Parenti serpenti, Piccoli crimini coniugali. Oltre a questo cerchiamo sempre di far salire sul palco del Masini dei grandi attori di caratura nazionale. L’esperienza del teatro è sempre totalizzante, ed è una magia che solo il teatro ha. Dalle sedie del Masini il pubblico vede gli attori a distanza ravvicinata e si crea un rapporto reciproco che non si può ricreare in maniera diversa. Con la Prosa puntiamo anche ad avvicinare il mondo della scuola, con un grande classico della tradizione italiana come I Malavoglia, portati in scena da una compagnia molto giovane. È uno spettacolone importante, uno dei pilastri della nostra cultura nazionale. Altro grande pilastro della letteratura è Dostoevskij portato in scena da Garbiele Lava e che inaugurerà la stagione di Prosa venerdì 27 ottobre. E poi c’è un altro classico della commedia come L’anatra all’arancia con Luca Barbareschi e Chiara Noschese. In sintesi: abbiamo deciso di puntare sui grandi autori della letteratura e del cinema; il loro incontro produce una bella alchimia dando vita a una proposta coraggiosa. Sia le riconferme dei vecchi che i nuovi abbonati hanno gradito la proposta: abbiamo infatti ulteriormente incrementato gli abbonamenti alla Prosa. Di questo siamo soddisfatti.

“Il Masini vuole essere un ‘teatro di comunità’ in grado di parlare a tutti”

Nella conferenza stampa di presentazione della stagione si è puntato molto sul concetto di “teatro di comunità”. Cosa si intende con questa espressione? 

Teatro Masini, foto di Raffaele Tassinari.

L’espressione è stata utilizzata dall’assessore alla Cultura, Massimo Isola, e pensiamo rispecchi pienamente lo spirito con cui lavoriamo nella scelta degli spettacoli. Il teatro Masini non è solo teatro di Prosa, ma vuole essere un “teatro di comunità”. All’interno ci sono diverse rassegne rivolte a ogni tipo di pubblico, perché tutti i cittadini hanno diritto di vedere a teatro delle proposte accattivanti. L’espressione “teatro di comunità” è un bel vestito che, come Accademia Perduta, ci mettiamo volentieri: rispecchia il nostro lavoro, e fa capire come gli amministratori abbiano compreso profondamente qual è il nostro ruolo. È un teatro che da 23 anni è sempre pieno e che si reinventa sempre. Questo non ci esime dallo sbagliare certi spettacoli, nello spettacolo dal vivo esiste sempre questo ‘rischio’, motivato da diversi fattori accidentali: dall’attore che quel giorno ha difficoltà ai temi dello spettacolo che non trovano la simpatia del pubblico. Ma è importante che si comprenda, al di là del singolo episodio, l’operazione complessiva della nostra proposta teatrale, che vuole sempre essere di qualità.

Nello specifico, quali sono le altre rassegne proposte nella prossima stagione?

Come detto, siamo un teatro pubblico e ci dobbiamo rivolgere a tutti i pubblici, anche a chi vede nell’Operetta uno dei pochi momenti in cui poter uscire di casa. Poi c’è il Comico, rassegna rivolta alla risata d’autore e di qualità che faccia ridere in maniera intelligente. Tra le proposte degli ultimi anni c’è la rassegna Protagonisti, in cui ha recentemente debuttato con grande successo il nuovo spettacolo di Andrea Scanzi, uno dei nuovi narratori più interessanti nel panorama italiano: ha questa conoscenza della musica leggera e dello sport che riesce a coniugare in maniera straordinaria con la storia della gente, dando letture che arrivano nel cuore del pubblico. E’ stato straordinario ascoltarlo. Ci sono poi due che sono forse tra gli attori più importanti in Italia: Fausto Russo Alesi (un vero e proprio animale da palcoscenico, porterà in scena un testo tratta dall’Eneide) e Maria Paiato (11 febbraio) con lo Stabat Mater. All’interno della rassegna Protagonisti è poi presente una “chicca”, un gioco di Cristiano Cavina con Vittorio Bonetti. Tutte le volte che l’ho visto alla presentazione dei suoi libri, Cristiano Cavina mi ha sempre stupito per il suo fascino comico. In questo spettacolo ha collaborato con Vittorio Bonetti e il loro lavoro verrà presentato per la prima volta a Faenza.

Per quanto riguarda il teatro contemporaneo, continua il percorso avviato dalla rassegna Al Ridotto. Che riscontro tra il pubblico avete avuto finora?

In questa rassegna abbiamo avviato un percorso sul teatro di ricerca contemporaneo che, pur partendo in maniera molto soft, sta crescendo come riscontro tra il pubblico. Quest’anno abbiamo avuto un incremento pazzesco di abbonamenti. C’è uno spettacolo stranissimo portato in scena da Gabriella Greison dal titolo 1927 Monologo quantistico. Lei è straordinaria e ci fa fare un viaggio nel tempo fino al 1927. All’epoca i fisici erano visti come delle superstar, e il mondo della fisica aveva grande fascino anche tra il grande pubblico. Questo spettacolo gira in Italia da un paio di anni e ha riempito grandissimi teatri, e affronta in maniera assolutamente popolare e innovativa un tema difficile: io e Claudio Casadio abbiamo voluto fortemente portarlo a Faenza. Poi abbiamo Alessandro Serra, che credo sia il giovane regista più interessante del teatro italiano. È un regista che seguiamo da tempo, dal Principe Mezzanotte portato in scena al salone delle Bandiere di Faenza qualche anno, fino ad H+G dell’anno scorso che ha vinto numerosi premi in tutta Italia. Questa volta ci propone un Macbeth recitato in sardo arcaico: un linguaggio che neanche gli stessi cagliaritani ormai capiscono. Ma il senso della lingua qui è la musica: è uno spettacolo di grande magia scenica e anche se non capisci le parole ti basta ascoltare la loro musica per entrare in empatia con gli attori. Mercoledì 4 aprile ci sarà Al Ridotto la compagnia Kepler 452, che porterà un curiosissimo Il giardino dei ciliegi. Si sovrappongono le storie di due fricchettoni che vivevano in casa colonica del Comune di Bolona – con animali, ex detenuti, rappresentando la cultura sociale dei miei tempi. Un giorno però ricevono dal Comune un avviso di sfratto, e tutto quel patrimonio di magie, relazioni coltivate in trent’anni in quel posto improvvisamente scompare. Poi come rassegna c’è la Danza, sempre molto importante e che propone stilemi di altissimo livello. Quest’anno, oltre ai grandi classici, abbracceremo la danza etnica, la street dance con la Dacru Dance company.

“Il teatro permette di dialogare concretamente con culture diverse, ed è importante conoscerlo fin da piccoli”

Da sempre uno dei punti di forza del teatro Masini è la rassegna Favole. Come mai Accademia/Perduta punta così tanto sul teatro per i più piccoli?

Macbettu, il nuovo spettacolo di Alessandro Serra, andrà in scena il 21 marzo.

Faenza è l’unico teatro in Italia che propone una rassegna Favole sia in estate e sia in inverno senza soluzione di continuità. E’ una rassegna importante e preziosa:  l’integrazione comincia fin dai ragazzini, e i ragazzini che a scuola hanno la possibilità di conoscere il teatro trascinano con sé anche i genitori, portandoli a condividere la cultura del teatro, che è una cultura tipicamente nostra. E’ da qui che comincia lo scambio vero: nel teatro ci sono delle regole più profonde delle regole di convivenza, sono più arcaiche e archetipiche. Gli schemi tipici dell’eroe, l’antagonista e la presenza dell’oggetto magico hanno a che fare con la cultura di tutto il mondo e vederlo rappresentato in scena permette a bambini di altre culture di conoscere la nostra attraverso un linguaggio che possono capire. Per questo sono orgoglioso della proposta di questo teatro: si sta facendo, pur nel piccolo, un lavoro molto serio di integrazione e pacificazione. E il teatro scuola è importante per la formazione dello spirito critico degli studenti.

 

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