Emilia-Romagna 6^ regione per “italiani migranti”. Ma è 1^ per l’emigrazione interna

Sempre più italiani all’estero, e sempre più giovani e famiglie: questo è il ritratto dell’Italia che emigra dipinto dal rapporto Italiani nel mondo 2017 della Fondazione Migrantes della Cei. I dati dell’Anagrafe Italiani residenti all’estero (Aire) segnalano come i connazionali residenti all’estero siano ormai 4.973.942, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia. A crescere sono soprattutto i giovani: nel 2016 se ne sono andati in 48.600 nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni, con un aumento del 23,3% rispetto al 2015. L’anno scorso dall’Italia sono partite 124.076 persone, il 15,4% in più rispetto all’anno precedente.

Emilia-Romagna al 6° posto per flusso migratorio verso l’estero +15,5%

Guardando al dettaglio regionale resta la preponderanza (50,1%) dell’origine meridionale dei cittadini italiani iscritti all’Aire, mentre il 34,8% è di origine settentrionale e, in infine, il 15,6% è originario del Centro Italia. L’Emilia-Romagna è in linea con i dati a livello nazionale rispetto all’aumento delle partenze (+15,5%): dalla regione nel 2016 sono partiti in 8.826, 3.950 femmine e 4.876 maschi. Non sale sul podio ma ci arriva vicino la regione Emilia-Romagna, che si posiziona al sesto posto tra le regioni con un flusso migratorio sostanzioso di cittadini italiani verso l’estero nell’ultimo anno – dopo la Lombardia che, con quasi 23 mila partenze, si conferma la prima regione da cui gli italiani hanno lasciato l’Italia alla volta dell’estero, Veneto (11.611), Sicilia (11.501), Lazio (11.114) e Piemonte (9.022).

4 corregionali su 100 vivono all’estero. Bologna e Rimini nella top 25 italiana. Faenza 12^ in regione per iscritti all’Aire

In Emilia-Romagna vivono 4.448.841 persone e il 4,1% di queste sono iscritte all’Aire (183.864). Sono due i Comuni emiliano romagnoli nella graduatoria dei primi 25 comuni per iscritti, Bologna e Rimini, mentre in testa svettano Roma, Milano, Torino e Napoli. A seguire, nella graduatoria regionale delle città iscritte all’Aire troviamo Parma, Modena, Reggio Emilia e Ferrara. Ravenna si posiziona al settimo posto, mentre Faenza al dodicesimo, dopo Imola e prima di Riccione. La città manfreda conta 1.913 iscritti, con un’incidenza sulla popolazione del 3,3%, cioè quasi un punto percentuale in meno di quella regionale fissa al 4,1%. In linea con le destinazioni più popolari a livello nazionale (a parte l’Argentina che si trova in ottava posizione), gli emiliano romagnoli all’estero vivono soprattutto in Argentina (14,2%), Svizzera (10,8%), Francia (10,4%), Regno Unito (9,9%), Brasile (7,9%) e Germania (6,1%). Un’altra nazione gradita sono gli Stati Uniti d’America, dove vivono 9.086 emiliano romagnoli (4,9%).

Emigrazione interna: l’Emilia-Romagna è la regione più attrattiva del Paese

Ma dall’Emilia-Romagna non si emigra solamente, la regione è infatti anche un polo di attrazione per l’immigrazione interna alla nazione. Se in Italia si emigra all’interno del suolo nazionale, la redistribuzione della popolazione è sicuramente a favore del Centro-Nord, e l’Emilia-Romagna si conferma la regione più attrattiva con un saldo pari a +2,3 per mille, seguita dal Trentino-Alto Adige (+2 per mille) e dalla Lombardia (+1,4 per mille). Bisogna però sempre tenere conto che i trasferimenti all’interno della stessa regione sono generalmente prevalenti, infatti circa tre trasferimenti su quattro avvengono tra comuni della stessa regione.

Emigrazioni: un fatto italiano fin dall’800

Dal 1876 al 1942 sono partite dall’Emilia-Romagna 881.408 persone, con un picco intorno al 1901-1910. Nel Secondo dopoguerra i numeri dell’emigrazione si mantengono piuttosto elevati no agli anni Settanta e stabili negli anni successivi, con una impennata negli ultimi dieci anni. I migranti partivano dalla provincia, dai piccoli paesi o frazioni degli Appennini tosco-emiliani e dell’Appennino piacentino e dai paesini della bassa modenese. Il denominatore comune era il grado e la natura del “bisogno”, in grandi linee: un estremo disagio economico ( no al 1913), la necessità di lavorare (dal 1914 al 1927), il lavoro o il ricongiungimento familiare (dal 1928 al 1942) e in misura molto minore si andavano ad aggiungere i motivi politici. All’inizio del secolo scorso si seguivano parenti, amici o compaesani, cioè ci si trasferiva in luoghi dove era già presente un punto di appoggio. Tra gli esempi più noti, gli “scaldini” di Parigi – che alimentavano con il carbone gli edifici della capitale francese – tutti provenienti dalla Val di Nure e residenti a Nogent-sur-Marne o i “minatori d’oro” di Cesena e dintorni, trasferitisi a Minas Gerais (Brasile) dopo la crisi delle miniere di zolfo della Romagna (1894-1896).

Emilia-Romagna nel mondo: fondamentale l’associazionismo

L’associazionismo all’estero segue di pari passo la presenza degli emiliano romagnoli nel mondo. La maggior parte delle associazioni sono legate alla regione nel suo insieme e si chiamano semplicemente Emilia-Romagna o emiliano-romagnoli con l’aggiunta del luogo in cui svolgono la loro attività. Alcune sono stanziate dalla Regione, da sempre vicina al mondo dell’associazionismo, altre sono nate da iniziative autonome, co-finanziate o meno dalla Consulta regionale, ma tutte nate non solo con l’obiettivo di ritrovarsi tra corregionali ma soprattutto di strutturare il “mutuo soccorso”. Gli scaldini di Parigi, per esempio, avevano un sistema di sostituzioni che permetteva al lavoratore di poter essere pagato anche nei periodi di malattia e i minatori avevano un sistema simile per gli incidenti sul lavoro e, purtroppo, per le morti in miniera che lasciavano intere famiglie nel disagio. Oggi l’associazionismo sta cambiando, ma la cosa che accomuna le associazioni vecchie e giovani, è il ritrovarsi per stare insieme in allegria e serenità e trovare anche un momento per aiutare l’altro, inteso non solo come corregionale.

Fonti: Rapporto Italiani nel mondo 2017

Samuele Maccolini

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