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Il fascino discreto della cartolina: il racconto della collezione di Pier Paolo Sangiorgi

Spedite, timbrate e, soprattutto, collezionate: da quasi quarant’anni Pier Paolo Sangiorgi, storico bibliotecario di Castel Bolognese da qualche mese in pensione, ha un legame particolare con le cartoline, in particolare con quelle d’epoca, capaci di raccontare in maniera discreta la vita del proprio paese a partire dalla fine dell’800 e nei vari decenni successivi. Grazie al materiale che ha collezionato nel corso degli anni, nel 2000 è stato pubblicato il volume ‘Saluti da Castel Bolognese’ e oggi ci è permesso di guardare questa realtà attraverso uno scorcio insolito e originale, fatto di volti e paesaggi ormai cambiati, con cui possiamo rileggere cento anni di vita delle nostre città e campagne. E anche recentemente la collezione di Pier Paolo si è arricchita di ulteriori cartoline che saranno esposte alla prossima festa di Pentecoste del 2021.

Intervista a Pier Paolo Sangiorgi: raccolte più di 600 pezzi a partire dalla fine dell’800

Pier Paolo, come è nata la passione per le cartoline d’epoca?

Il collezionismo è un’attività che ho praticano fin da bambino, tappi delle bibite, figurine dei calciatori, degli animali. Col cresce dell’età fumetti, francobolli… poi nell’estate del 1984 a Cesenatico nel lungo mare entrai in un piccolo negozio di filatelia e numismatica e il proprietario mi propose l’acquisto di cento cartoline di Castel Bolognese, bellissime, le ricordo ancora, viaggiate dal 1900 al 1930. Visto il mio entusiasmo, mi fece una proposta che non sono riuscito a rifiutare: 200mila lire tutte. Guardai mia moglie… fu l’inizio di una nuova avventura. Viste le quotazioni attuali, fu veramente un’occasione unica, un treno che andava assolutamente preso. A distanza di tempo almeno cinquanta di quelle cartoline non le ho più riviste, pensare che il mercato con internet è “globale” quindi le possibilità di ricerca e di acquisto si sono ampliate.

Cosa rende speciale una cartolina? Qual è il fascino che trasmettono a tanti anni di distanza?

In quasi 40 anni di raccolta, mi sono reso conto che paradossalmente è la cartolina che ti cerca e ti trova, non sei mai tu il protagonista. Frequento convegni, mercatini, ecc., e passo mesi e mesi che non trovo nulla, poi… sfoglia, sfoglia, sfoglia ed eccola lì… ma dov’eri prima?. Del resto che cos’è una cartolina: un cartoncino rettangolare utilizzato per le comunicazioni epistolari aperte, postale o illustrato. Il suo impiego è legato da un lato al desiderio di comunicare con i familiari, parenti e amici, dall’altro dalla volontà di testimoniare la propria presenza nei luoghi in cui si è andati. Per questi motivi essa ha sempre avuto un forte valore affettivo e di memoria.

Nel corso di questi anni, quante cartoline sei riuscito a collezionare? Di che periodo?

Al momento la mia raccolta ammonta a circa seicento pezzi, ma ce ne sono sicuramente almeno altre duecento, è una collezione che difficilmente riuscirò a terminare, come si fa con le figurine Panini, perché dopo il passaggio di due guerre mondiali sicuramente molte sono andate distrutte. Una stima si può fare controllando nel retro della cartolina l’editore che a volte indica il numero di serie. Poi ci sono quelle commerciali e di Famiglia (sul fronte hanno sempre la facciata della villa di proprietà), essendo a tiratura limitata sono ancora più difficile da reperire, a volte capita. Il periodo parte subito dopo l’Unità d’Italia. Il primo timbro postale di Castel Bolognese ritrovato al momento è del 1867, l’ufficio postale in paese fu aperto nel 1897.

Una testimonianza su come è cambiata Castel Bolognese nel corso degli anni

Ripercorrendo le cartoline nella storia, cosa ci raccontano di città come Castel Bolognese? Come è cambiato il modo di raccontare la città nei decenni? Come sono cambiate le cartoline negli anni?

L’aspetto di Castel Bolognese, come quelle delle cartoline, è rimasto immutato fino al passaggio del fronte della Seconda guerra mondiale che ne ha modificato totalmente l’impianto urbano e gli spazi aggregativi. Molte sono le bellezze che sono state distrutte e non ricostruite: il vecchio municipio, la Torre civica, la chiesa del Pio Suffragio, il campanile di San Francesco, il Teatro, parte dei portici, edifici che si possono ritrovare solo grazie alle cartoline d’epoca.

Che idea ci possiamo fare dei mestieri dell’epoca?

Dalle testatine commerciali si evince come Castel Bolognese era un paese essenzialmente agricolo, con produttori e mediatori e commissionari di vino, frutta, qualche artigiano, negozianti, un mercante di polli (Melandri Duilio con cartoline personalizzate in francese, tedesco, inglese). Inoltre, vendita e lavorazione di erboristeria medicinale, di stracci, ossa, pellami. La Ditta Diversi negli anni ’60 e ’70 importava indumenti dagli Stati Uniti i cosiddetti “stracci America” enormi balle di giacche, camice, pantaloni, ecc… blue jeans.

Nella collezione spunta una cartolina della ditta del cav. Saltallà

Qual è la cartolina più curiosa che hai ritrovato in questi anni?

Quella che mi sono regalato per Natale lo scorso anno, ossia l’allevamento di cavalli da trotto della ditta del Cav. Saltallà con sede legale a Faenza e la stalla a Castel Bolognese. Una novità assoluta nessuno aveva mai saputo e scritto di questa attività. Spedita da Faenza a Palermo nel 1929 è ritornata a Castel Bolognese dopo quasi cento anni, non è un “miracolo”?

Qual è la cartolina invece a cui sei più legato?

Direi quella della Ditta F.lli Scardovi, illustrata dal famoso Serafino Campi (Faenza 1905- Forlì 1992) pittore, grafico e pubblicitario. F.lli Scardovi: Vincenzo (1892-1973), Domenico (1900-1956) e Ferruccio (1907-1946), fondatori dell’omonima ditta che operò a Castel Bolognese dal 1928 al 1958 nella lavorazione e nell’esportazione di frutta e vino. Nel 1931 esportò il primo vagone di pesche e susine alla ditta Coisy’ di Londra. Circa duecento persone del paese hanno potuto vivere dignitosamente anche grazie alla loro attività. Un aneddoto: nel 1942 un soldato castellano prigioniero di guerra in Polonia davanti a un piccolo negozio di alimentari vide una cassa con la scritta Fratelli Scardovi Castel Bolognese e si mise a piangere per la commozione. Qualche anno fa l’Amministrazione comunale ha dedicato loro una via.

A destra Pier Paolo Sangiorgi con l’allora sindaco di Castel Bolognese Silvano Morini.

Al giorno d’oggi ormai le cartoline sono uno strumento poco utilizzato, tanto che le tue collezioni arrivano fino agli anni ’80. Cosa ha preso oggi il posto delle cartoline?

Il loro utilizzo principale è quello di souvenir nelle città turistiche per eccellenza, Roma, Venezia, Firenze, ecc. Cartoline vengono a volte utilizzate per gli inviti alle manifestazioni culturali, presentazioni di libri, mostre, ecc. Oggi tutto è digitale, anche le cartoline, vanno molto quelle animate, gli eventi si promuovono su Facebook. Il rischio è che di tutto questo non rimanga tratta, invece la carta lascia sempre una testimonianza. La tecnologia è in continua evoluzione occorrono sempre supporti nuovi, penso alle diapositive, alle registrazioni in Vhs, floppy disc…

Con il tuo libro ‘Saluti da Castel Bolognese’ (2000) hai raccontato cent’anni di storia paesana attraverso le cartoline. Hai nuovi progetti per il futuro legati a questo tema?

Mi erano ripromesso, una volta pensionato, di presentare un’altra mostra di cartoline e non solo, che raccolga gli ultimi vent’anni di ritrovamenti. L’avvento di Quota 100, a cui ho aderito, ha messo in moto il progetto e se tutto va bene Pentecoste del 2021 dovrebbe essere l’obiettivo finale. In questa intervista ho già anticipato qualche inedita cartolina che farà parte dell’iniziativa.

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

One thought on “Il fascino discreto della cartolina: il racconto della collezione di Pier Paolo Sangiorgi

  • 4 Maggio 2021 in 19:19
    Permalink

    Mi interesserebbe vedere foto / cartoline dell allevamento di Polli che era presente a Castel Bolognese proprietà Melandri.
    Grazie .

    Risposta

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