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Tra David Lynch e Lego: Mental Odissey, il corto premiato al Festival di Castel Bolognese

Un viaggio sospeso tra sogno e realtà: è questo il racconto di  “Mental Odissey”, cortometraggio “stop motion” con protagonisti Lego realizzato dalla Matthew Ford animations che ha ricevuto lo scorso 4 maggio il premio “Menzione Speciale della Giuria” al decimo Festival del Cortometraggio di Castel Bolognese, nella rassegna “Registi a confronto” ideata da Francesco Minarini. L’evento, svoltosi nella serata del 4 maggio al cinema Moderno, ha visto consegnare il riconoscimento nelle mani del regista Mattia Audi e dell’autore delle musiche i giurati Marina Massironi, Gene Gnocchi e Silvia De Petris.

Mattia Audi, 25 anni, di Castel Bolognese, ha realizzato il corto avvalendosi delle musiche curate da Alessandro Bucci.  Il videoclip “Mental Odissey” è basato sulla tecnica “stop motion” con i Lego, narrando la vicenda di un protagonista tormentato da un’immagine inquietante che sembra poi svegliarsi da un incubo al termine dell’opera. Le musiche impiegate per l’opera della Matthew Ford animations sono da ascriversi al genere techno/trance e, originariamente, facevano parte di un altro progetto curato da Bucci, autore della cover “Ayrton” con il progetto di musica elettronica Maka Isna. Per conoscere meglio come è nato questo originale videoclip, abbiamo intervistato i due autori.

Intervista a Mattia Audi e Alessando Bucci, autori di Mental Odissey

Mattia, quando nasce la tua passione per i Lego?

Nasce da piccolo, sin dall’asilo quando vidi per la prima volta i Lego dai blocchi piccoli ed i loro cataloghi, guardavo a quante cose si potevano fare, dalle città alle astronavi, ma sopratutto il galeone dei Pirati! Poi con l’immaginazione, come tutti i bambini, ho cominciato a viaggiare e a creare storie.

Perché hai scelto di utilizzarli come mezzo espressivo?

Principalmente per motivi di budget e praticabilità, ma è nato tutto per puro caso. Quando ero un ragazzino di tredici anni amavo molto sperimentare al PC con vari software, e per puro caso ho scoperto che se con la webcam avessi catturato un fotogramma per ogni movimento di un oggetto, mettendo tutti i fotogrammi assieme avrei ottenuto del movimento. Così, avendo tanti Lego sparsi per la cameretta, cominciai a creare storie e a sperimentare. Molti dei vecchi video sono andati perduti, purtroppo. Ma le idee sono rimaste, e chi sa che non ne riprenda qualcuna…

Come nasce l’idea di questo corto?

Alessandro: E’ nata davvero per caso. Con Mattia stavamo parlando di vari esperimenti e così è venuta fuori la classica: “Senti ma e se provassimo…”. Avevo in mente un concept che oscillasse tra sogno e realtà, con il classico personaggio che non sa nemmeno lui se è passato attraverso un incubo o se quello che ha provato, era in realtà reale. Mattia ha ‘mixato’ quest’idea con la sua passione per Star Wars, per David Lynch e per la fantascienza ed è venuto fuori Mental Odissey, clip che prende il nome dalla traccia che abbiamo impiegato come colonna sonora. E pensare che quel pezzo si chiamava originariamente “La – Sentimento”, faceva parte di un progetto inedito e mai, davvero, mai avrei pensato di vederlo abbinato ad una clip, addirittura premiato nell’arco di un contest.

Qual è stata la cosa più difficile della sua realizzazione?

Mattia: Trovare il tempo per realizzarlo: cominciato a girare sono andato molto a sentimento in base all’idea iniziale, non avevo un piano disegnato per i set, e quello mi ha preso un po’ di tempo. Poi, dopo aver cominciato il Servizio Civile ho perso tutto il tempo che avevo a disposizione, e mi dedicavo ad altro. Soltanto per fare una scena con molti personaggi, come quella dell’interno del locale, ci vuole almeno una giornata per mettere assieme il tutto, studiarsi le luci, fare dei test. Poi il giorno dopo cominci a catturare i fotogrammi, avendo sotto il piano sui movimenti (che in realtà erano tutti nella mia testa).

Qual è stata invece la cosa che ti ha lasciato più soddisfazione?

Mattia: L’effetto della luce in una scena; prima di fare l’editing quella scena non aveva effetti speciali, aveva solo una luce della torcia che passava sull’automobile, fotogramma per fotogramma. Dopo con gli effetti speciali sono riuscito a renderlo realistico, aggiungendoci la fonte di questa luce, in movimento, come se la macchina stesse realmente correndo. Ma in realtà la macchina è ferma, e sono solo io che do l’illusione del movimento con le luci. Diciamo che non me l’aspettavo come effetto, pur sapendo che sarebbe stato così ma mi aspettavo qualcosa di meno realistico.

Qual è il ruolo della musica in questo corto?

Alessandro: “La musica in Mental Odissey trascina l’ascoltatore all’interno del video, oltre a completare l’opera. Mattia ha sviluppato il corto tenendo molto in considerazione le sfumature della musica e questo non mi sorprende, perché anche lui dedica anima e cuore alla musica con la sua band, i Neither e tutti i suoi progetti musicali paralleli”.

Sono nate prima le immagini o prima la musica?

Alessandro: “E’ nato prima l’uovo o la gallina? Siamo esattamente in questo campo. Piuttosto, per prima cosa, penso sia nata l’amicizia e l’intesa con Mattia. Ci siamo conosciuti al Castello Music Fest del 2016 e capimmo subito che avremmo potuto ‘far danni’ in tandem”.

Avete tratto ispirazione di qualche autore in particolare? O da qualche episodio che vi ha colpito?

Mattia: Io ho cercato di frugare nei cassetti mentali per trovare ispirazione, proprio come David Lynch insegna. Sicuramente Lui è stato l’autore principale, ma appunto le idee erano frammentate in varie situazioni, quindi ho preso un po’ da George Lucas, Tarantino, forse anche Fellini se consideriamo la dimensione onirica con cui vado a nozze, motivo per cui non è Odyssey, grammaticalmente corretto, ma Odissey, perchè viene da un’altra dimensione.
Alessandro: “Ho realizzato questo brano per un progetto musicale che non posso nemmeno pubblicare, altrimenti mi arresterebbero con molta probabilità. Scherzi a parte, penso che in questo caso la musica techno, trance, psybient e in generale elettronica da club mi abbiano ispirato e non poco. Penso, ad esempio, al Wamdue Project o a John Digweed”.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Mattia: Io ho intenzione di dedicarmi a qualche film o corto con attori umani in carne ed ossa, ho già una sceneggiatura scritta. Ma con la Stop Motion non ho intenzione di fermarmi neanche per idea! Mi piace sperimentare, e sicuramente la tecnica della stop motion ti allena ad essere meticoloso nei dettagli delle inquadrature, degli attori e delle scenografie.
Alessandro: “Continuare a promuovere il brano “Ayrton”, cover del pezzo di Paolo Montevecchi (reso celebre dall’album “Canzoni”) recentemente uscito con Maka Isna. E’ una traccia che vede la partecipazione della cantante Rita Zauli, del chitarrista Paolo Ferri e del pianista e musicologo Giacomo Sangiorgi. Sino ad ora il riscontro da parte del pubblico web è stato positivo e spero potremo espandere sempre di più la nostra cover. Il resto dei miei progetti è top secret…ma tra non molto uscirà altro”.

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