HALLOWEEN di Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi
Se qualcuno pensa che la festa di Halloween sia solo un’americanata si sbaglia di grosso. Questo è quanto si apprende leggendo il libro di Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi “Halloween. Origine, significato e tradizione di una festa antica anche in Italia” (casa editrice Il Ponte Vecchio). Attraverso un meticoloso viaggio nel folklore del nostro Paese i due studiosi ricostruiscono quella serie di antiche tradizioni che hanno caratterizzato il periodo dell’anno compreso fra il 31 ottobre e l’11 novembre, giorno di San Martino. Tradizioni che vedevano presenti in tutta Italia elementi comuni come le processioni dei morti (che si pensava si svegliassero per ritornare nei luoghi in cui avevano vissuto, dormendo nei propri letti e mangiando il cibo lasciato appositamente dai parenti), le questue rituali e i doni ai più piccoli e ai più bisognosi, l’intagliare zucche o rape accendendo poi un lume a rischiarare la notte. Perché in questo periodo dell’anno?
Halloween: le origini nella civiltà contadina
Baldini e Bellosi ci insegnano che l’inizio di novembre si posiziona alla fine di tutte quelle attività agricole che scandiscono i ritmi della vita nelle campagne: è finita la vendemmia e si beve il vino novello, si sono potate le piante da frutto, le giornate si fanno più scure e si avvicina l’inverno. In questo periodo di transizione – come in quello del Natale, peraltro – le usanze delle società agricole affermavano che si aprisse una specie di collegamento fra il mondo ultraterreno e quello dei vivi. Ecco quindi collocarsi in questi giorni il capodanno celtico prima e la celebrazione dei defunti poi, eredi di tradizioni che risalgono ancora più indietro nel tempo. E a cui si accodano poi anche alcuni aspetti del diritto privato, come l’usanza di rinnovare o meno i contratti di mezzadria per il giorno di San Martino, determinando se la famiglia di contadini avrebbe ricevuto o no il temuto “escomio” cioè l’obbligo di lasciare la terra del padrone.
Una ricerca in Romagna di Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi
Il saggio di Baldini e Bellosi, l’uno antropologo e scrittore noir di grandissimo successo, l’altro studioso dei dialetti e delle tradizioni popolari, ci propone quindi uno sguardo nuovo su questa festività che l’Italia ha riscoperto a partire dagli anni Novanta, quando dall’America sono giunte una serie di sue rappresentazioni perlopiù commerciali. I due autori portano avanti un serissimo lavoro di documentazione, spesso con citazione di fonti che risalgono al XVIII e XIX secolo, dedicando poi a ciascuna regione italiana uno specchietto di approfondimento nella seconda parte del libro. Scopriamo quindi che in Romagna il 2 di novembre bisognava alzarsi presto per lasciare il letto ai morti (“Alto, so, burdéll, che bsogna lassé e lèt ai murt”, Lugo), oppure si preparava un piatto di polenta con i fagioli che veniva riservato ai defunti, o ancora si lasciava del grano con una candela sulla tomba dei parenti (Forlì, Mercato Saraceno). Non mancano i “dolcetto o scherzetto”: a Roncofreddo si fanno elemosine ai parrocchiani, a Cesena i possidenti cucinavano grandi quantità di fave per i bambini poveri, o in genere si fanno offerte in cibo e denaro a chi viene a chiederle alla porta di casa (Alfonsine, Villanova di Bagnacavallo). Sempre nella Bassa Romagna e a Russi sono testimoniate le immancabili zucche intagliate, e siamo anche qui all’inizio del Novecento.
Insomma, una tradizione che affonda le radici saldamente nel passato della Romagna e dell’Italia intera. A dieci anni dalla sua prima edizione una buona occasione per leggere ed apprezzare questo studio portato avanti da due esperti del folklore del nostro Paese.