Faenza: 8 aziende al Vinitaly 2017
Vinitaly chiama, Faenza risponde. Sono otto le società agricole e le cantine di Faenza che saranno presenti dal 9 al 12 aprile al Vinitaly 2017 di Verona, la più grande manifestazione al mondo dedicata all’enologia. La fiera è il punto di riferimento del comparto enologico italiano ed internazionale, e negli ultimi anni è stata sempre più riconosciuta come leva economica strategica per l’internazionalizzazione delle imprese vitivinicole del paese. A rappresentare la città manfreda e le sue viticolture ci saranno sia le grandi realtà affermate da tempo, come le Cantine Intesa, il Consorzio Vini di Romagna e Trerè, le società agricole Conti Leone, Gallegati, La Sabbiona, Spinetta di Santa Lucia e i Poderi Morini. Presenti anche due tenute agricole di Castel Bolognese e tre realtà della Bassa Romagna, fra cui spicca il Gruppo Cevico. Un’ottima vetrina quella di Verona, che consente la partecipazione sia di grandi imprese, sia di aziende agricole che si muovono fra ristorazione ed ospitalità.
Il territorio di Faenza: cuore della viticoltura romagnola
La partecipazione di numerose aziende di Faenza non deve stupire: il territorio faentino si presenta come una zona ad alta vocazione vinicola, anche in una regione come l’Emilia-Romagna che rappresenta insieme al Veneto e alla Toscana l’area con il maggior numero di varietà di etichette. A Faenza e dintorni infatti – come possiamo vedere nella cartina dell’Enoteca Regionale – trovano la propria zona di produzione ben 8 distinte varietà di vini Doc.
Dal Sangiovese al Trebbiano passando per la Cagnina: 8 vini doc
Per i turisti amanti del vino che arrivano a Faenza le opportunità non mancano. Nella città manfreda si può riempire il calice con il classico per eccellenza, il Sangiovese, che si estende da Dozza a Cattolica fino alle cime delle colline romagnole, oppure con il Pignoletto e il Pagadebit, i due bianchi tipici rispettivamente della parte occidentale ed orientale della Romagna. In particolare il Pagadebit ha questo nome singolare per l’essere frutto di vitigni ad alta produttività e resistenza, che consentivano ai contadini di pagare i propri debiti anche nelle annate peggiori. Nelle cantine faentine possiamo trovare inoltre il Trebbiano, diffuso nella zona pedecollinare e nella pianura fino a Lugo. Capitolo a parte i vini dolci, come l’Albana e l’Albana frizzante (presente in Romagna fin dal 1495), e la famosa Cagnina, anche questa condivisa con l’area forlivese e cesenate. Infine, sotto la denominazione Colli di Faenza troviamo una vasta serie di vini fermi, bianchi o rossi, provenienti da viti Sauvignon, Chardonnay, Pinot Bianco, Trebbiano Sangiovese.
Non solo bere: al Vinitaly il passato e il futuro del settore
Non solo calici versati, ma anche incontri e convegni di approfondimenti sull’enologia. Alla manifestazione di Verona gli spazi espositivi delle varie regioni e delle aziende agricole potranno promuovere i propri prodotti, mentre saranno portati avanti in parallelo anche una serie di eventi di approfondimento dedicati al mondo del vino e all’evoluzione del suo mercato. Ad esempio lunedì 10 si parlerà di “Romagna: 50 anni nel segno di Sangiovese Dop e Albana Dop”, a cura del Consorzio Vini di Romagna, un dibattito dedicato alle due etichette che più identificano la terra di Casadei. Il Vinitaly si connota inoltre come una fiera attenta alle prospettive del settore: mercoledì 12 si discuterà di imprenditoria femminile nell’incontro “Donne, motore del futuro del vino”, a cura dell’associazione nazionale Le Donne del Vino Emilia Romagna. Insomma, non solo vino, ma anche territorio e persone.
Andrea Piazza