Scuola e letteratura, Eraldo Affinati: “In questi mesi sospesi siamo stati tutti dietro la siepe di Leopardi”

La letteratura e la vita sono una cosa sola: si incontrano tra i banchi di scuola e non si lasciano più. A un anno dall’inizio della pandemia e dello stravolgimento della vita di ogni studente, abbiamo sentito il bisogno di riscoprire questo legame anche qui, tra le righe di questa rubrica. Così abbiamo chiesto al professore e scrittore Eraldo Affinati di raccontarci la scuola condividendo con noi anche alcune considerazioni su quali sono e quali saranno i compiti che questo tempo sospeso assegna ai professori.

Intervista a Eraldo Affinati

Perché ha scelto di diventare insegnante, quando ha capito di voler fare questo mestiere?

“Me ne resi conto durante le prime supplenze. Avevo ventitré anni. Mi ero appena laureato in lettere. A scuola da studente mi sentivo imbrigliato: davo solo il trenta per cento di me stesso. Invece di fronte ai ragazzi mi trovai subito bene. Diciamo a mio agio. Al cento per cento. Questione di pelle. Difficile da spiegare in teoria. Però sono sicuro che chi insegna capirà cosa voglio dire.

 Qual è l’insegnamento ricevuto più importante che lei si porta dietro?

Bisogna rinunciare agli schemi fissi. Ai metodi unici. Quando sei in aula, ti riveli come persona, quindi devi imparare a utilizzare certi lati del tuo carattere, nel rapporto con gli studenti. Ciò che va bene per uno, magari risulta sbagliato per un altro. Ovviamente è sempre necessario verificare che le tue parole arrivino a destinazione. Appena noti che non è così, meglio tornare indietro.”

Lei è anche scrittore. Quale valore aggiunto riesce a dare alla scuola la letteratura?

“Dipende dalla passione di chi la insegna. Ho fatto spesso il commissario esterno agli esami di maturità e purtroppo mi sono accorto che molti studenti avevano letto pochissimo sui testi originali. Quasi sempre si basavano su appunti, schemi e mappe concettuali. Ma una sola pagina scritta di un grande classico, se ben compresa, vale più di cento riassunti. La letteratura rende la vita più autentica.”

 Questo difficile periodo ha travolto tutti, soprattutto i ragazzi, a cui è venuta meno la fiducia degli adulti e verso gli adulti, ma anche verso il proprio futuro. Da dove devono ripartire secondo lei gli educatori, genitori e insegnanti, perché i ragazzi possano ritrovare questa fiducia necessaria a crescere?

“Secondo me, quando saremo nuovamente in presenza, gli educatori dovrebbero ripartire dal sentimento di fragilità e vulnerabilitàche abbiamo sentito in quest’ultimo anno. Solo così potremo apprezzare il ritorno alla normalità.

Se dovesse descrivere con una poesia questo periodo ancora sospeso, quale poesia sceglierebbe? E perché?

“Direi L’infinito di Giacomo Leopardi. In fondo in questi mesi sospesi e assorti siamo stati tutti dietro alla siepe immaginando spazi interminati e profondissima quiete.Molti sono naufragati dolcemente. Altri si stanno rimettendo in piedi. Come accennavo nella precedente risposta: non dimentichiamolo!”

Per la rubrica “Per chi suona la campanella…” a cura di M. Letizia Di Deco

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