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Biblioteca Zucchini, l’allarme di alcune associazioni: “Si sta disperdendo un patrimonio”

La riorganizzazione della biblioteca Zucchini di Faenza non come valorizzazione, ma come impoverimento di un patrimonio storico della città. E’ questo che affermano alcune associazioni del territorio riguardo all’operazione messa in atto nei giorni scorsi da Cultura Popolare. A lanciare l’allarme l’associazione La Lampada e l’associazione Augusto Bertoni. «La Biblioteca Carlo Zucchini di Faenza – scrivono le associazioni in una nota – è stata oggetto di un taglio del materiale, parziale, tra l’altro, e di uno smembramento. Quattordicimila volumi di venticinquemila (il 56%) è andato via. Ma se nello statuto è fatta esatta menzione della parola “incrementare” le dotazioni, chiunque capirebbe che qui si è fatta l’operazione contraria. Se chi la gestisce ha per statuto l’aumento e la gestione della stessa, come possiamo noi dirci contenti di una cooperativa che la tiene chiusa, la apre quando gli pare e poi, dopo aver venduto dei testi – si spera fossero dei “doppi” – manda via più del 50% del proprio patrimonio, facendolo passare per una riorganizzazione?».

Dal 1975 la Biblioteca Zucchini è gestita da Cultura Popolare

«Questa Biblioteca, come leggiamo dal sito del gestore Cultura Popolare – prosegue la nota – è stata “fondata nel 1877, oggi è dotata di un patrimonio di 25mila volumi e 100 testate di riviste e periodici disponibili alla consultazione e al prestito. Il catalogo è inserito nel sistema SBN del Polo bibliotecario romagnolo”. Questa realtà, continuiamo, “è specializzata in storia locale, del movimento cooperativo, della Chiesa, politica e diritto, problemi sociali e tematiche religiose”. Fantastico direte voi. E lo pensavamo anche noi. Dal 1975 questa realtà così importante per la città di Faenza è stata gestita dalla cooperativa Cultura Popolare la quale ha, come oggetto sociale – all’articolo 4 del proprio statuto – “erogare servizi per la gestione di biblioteche sia private che pubbliche, attraverso apposite convenzioni ed incrementare ed aggiornare le dotazioni librarie mediante donazioni ed acquisti”.
Le precedenti gestioni della stessa cooperativa hanno saputo valorizzarne il patrimonio, senza cessioni o scissioni. Era disponibile un volontario che la teneva aperta e, come una qualsiasi biblioteca, bastava presentarsi per avere la possibilità di consultare questo patrimonio unico. Com’è possibile che ora ciò non accada più? Sono finiti i volontari? O forse l’attuale gestione della cooperativa Cultura Popolare non reputa tale biblioteca degna delle sue attenzioni?».

Le associazioni lamentano la difficoltà di consultazione dei libri

«Da alcuni anni la Biblioteca Zucchini – proseguono le associazioni – in gestione appunto alla Coopertiva Cultura Popolare, ha provveduto a disperdere (si, non stiamo scherzando) il proprio patrimonio, facendo mercatini dove lo metteva in vendita. Ora, essendo la Zucchini una realtà così importante, ci si aspetterebbe che in fase di scarto – ammesso che sia possibile scartare ed alienare come è successo – fosse stato coinvolto l’organo preposto a questo controllo, ovvero la Sovrintendenza. È stato fatto ciò? Ma andiamo avanti: nella struttura vi sono spesso contenuti testi molto importanti, specialmente per chi volesse fare una degna tesi di laurea sulla storia del movimento cooperativo. Ma se voi aveste provato a contattare la stessa biblioteca, non avreste avuto risposta. Essa infatti ha avuto un lungo periodo di chiusura, poi aperture saltuarie e inutili per chi, come uno studente, deve stare ore su un testo che giustamente è solo per la consultazione interna. Se allora la situazione era così paradossale, e nessuno ha mosso un dito, ora siamo arrivati alla beffa più totale: far passare uno smantellamento per una “riorganizzazione”. Il lessico si presta davvero tanto a questi giochini, fatti per camuffare un’azione e renderla “piacevole” a chi legge».

“Si doveva sensibilizzare l’opinione pubblica sul patrimonio della Biblioteca”

«È possibile che un simile patrimonio – concludono le associazioni – sia stato affidato a chi non aveva le giuste risorse (gestionali ed economiche) per poterlo valorizzare; inoltre, sono anni che la biblioteca ha i suoi locali in un luogo non adatto alla conservazione dei libri perché oltremodo umido. La cooperativa avrebbe certamente dovuto far ben più chiasso intorno a questa problematica, stimolando l’opinione pubblica al fine di trovare una soluzione che non comportasse lo smembramento del patrimonio della Zucchini. Di norma si riorganizza una realtà che non funziona o che ha una perdita. Una cooperativa non ha esigenze produttive, ma è centrata sulla funzione sociale e sul proprio mandato sul territorio.  La cosa più singolare inoltre è che il grosso della “cessione” è andato al Liceo Torricelli di Faenza. Nulla di preoccupante, potrebbe obbiettare un benpensate, si tratta solo di 120 metri di strada. Tuttavia pochi giorni dopo, sul Resto del Carlino, è apparso un articolo in cui la Biblioteca del Liceo stesso lanciava il suo grido d’allarme: “urgente catalogare 12mila volumi”. Insomma, si è dato un patrimonio librario a un’istituzione che già fa fatica di per se stessa».

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