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“Se le istituzioni non mettono al centro l’agricoltore, la peschicoltura faentina rischia di morire”

Cambiamenti climatici, gelate primaverili e cimice asiatica hanno fatto sì che anche questa estate 2020 fosse vissuta con difficoltà dagli agricoltori faentini, che hanno visto le loro produzioni calare notevolmente, a volte raggiungendo appena il 10% di quello prodotto l’annata precedente, senza che i prezzi per la loro frutta aumentassero con le giuste proporzioni. Si torna dunque a chiedere alle istituzioni di intervenire, per garantire un futuro che non sia solo di sussistenza per uno dei settori fondamentali dell’economia faentina. «A causa della gelata di marzo e aprile – racconta l’agricoltore Romano Gaddoni – quest’anno sono riuscito a produrre solo 11 quintali di albicocche a fronte delle 150 dell’anno precedente; sorte migliore non hanno avuto le pesche, che si sono fermate a 43 quintali rispetto ai 200 che avevo raccolto nel 2019». Con le gelate primaverili successive a un inverno mite tipico degli ultimi anni, infatti, si interrompe bruscamente il ciclo di produzione del frutto, rendendo vani tutti i lavori precedenti.

La malattia dei costi: il prezzo di vendita della frutta non cresce, ma i costi di produzione sì

Alcuni contadini sono riusciti a tutelarsi, per utilizzando un impianto antibrina che «è una possibile soluzione – spiega Gaddoni – ma comporta un consumo notevole di acqua, e vista anche la siccità di questi anni non può essere una misura che si attua a cuor leggero. Inoltre questo tipo di impianti ti salvano il frutto ma non è detto che salvino la pianta, per cui l’anno successivo avrai comunque notevoli problemi». Meglio è andata nella produzione dei kiwi, anche se il freddo ha indebolito notevolmente le piante, costrette però a fronteggiare alla batteriosi che da anni colpisce queste colture. Per quanto riguarda le assicurazioni, a parte quella della grandine le altre garantiscono appena i costi per sostenere le spese. «Si tratta dell’ennesima annata che ci vede in difficoltà. Gli eventi portati dai cambiamenti climatici aumenteranno nei prossimi anni – spiega Gddoni – e per questo bisogna avviare dei tavoli strategici tra enti e istituzioni, in particolare Stato e Regioni, che mettano però al centro l’attività dell’agricoltore, cosa che finora non è stata fatta. Bisogna iniziare a guardare seriamente alle necessità degli agricoltori, non solo a quelle delle cooperative. Al momento siamo abbandonati e anche le promesse di rinvio di tasse e tributi non sono state mantenute, per cui abbiamo tanti costi da pagare senza avere i necessari ricavi. Se non si fa qualcosa, nel giro di due o tre anni rimarranno solo gli ultrasettantenni a portare avanti questo lavoro, mentre i giovani non ce la faranno».

Un giovane agricoltore: “Il nostro prodotto non è stato tutelato in questi anni”

Pesche vendute a 35 centesimi al kg, prugne a 23 centesimi e albicocche a 50 centesimi, mentre al supermercato arrivano anche a 2,5 euro al kg. «Uno dei grandi problemi è il prezzo con il quale vendiamo la nostra merce – afferma infatti un altro giovane agricoltore faentino – mentre i costi di produzione aumentano costantemente, il prezzo con cui vendiamo la frutta non cresce e rimane basso. Si preferisce infatti importare pesche e prugne dall’estero, che hanno prezzi più competitivi e, se vuoi rimanere a galla, devi adattarti a sperimentare colture nuove». Se da una parte infatti i costi per trattamenti, concimi, gasolio e manodopera aumentano di anno in anno, così non è per i prezzi di vendita degli agricoltori, tanto che «nel faentino la peschicultura è morta» sentenzia senza appello  il giovane agricoltore. «Se vogliamo restare al passo – conclude l’agricoltore – bisogna puntare su un made in Italy di qualità, ma questa qualità va pagata e riconosciuta all’agricoltore. In questi anni le cooperative non sono riuscite a valorizzare e tutelare i nostri prodotti di eccellenza, tanto che, come ho detto, la produzione di pesche in Romagna a mio parere non avrà un grande futuro».

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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