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L’effetto TheGiornalisti: riflessioni sulla musica indie

Appena conclusa l’ultima edizione del Mei, il Meeting delle Etichette Indipendenti, terminata lo scorso weekend a Faenza, vorrei parlare per voi della musica indie, un universo che esiste da vari decenni, ma che negli ultimi anni, soprattutto grazie ad internet, è esploso nel circuito dei social e ha iniziato a raggiungere le radio italiane sempre con maggiore frequenza. Il termine ‘indie’ nasce come contrazione di ‘indipendente’, ed è quindi il fatto che tutta una serie di artisti non ha voluto firmare contratti con le major a plasmare quello che per molti versi diventerà poi un genere con sonorità e atteggiamenti spesso simili. Questa omologazione è divenuta sempre più palese da quando l’accampamento di questa musica è diventato il web: sintetizzatori gonfi, voci imprecise e spesso flebili, testi ironici, che sfiorano spesso il nosense: questi sono alcuni dei caratteri distintivi di questo pseudogenere. Arriva il

Cover dell’album “Aurora” de I Cani.

2016, e Niccolò Contessa, alias I Cani, fa uscire un gioiello a fine gennaio: Aurora. L’album lascia nel passato le sonorità punk precedenti, si sporge un attimo a strappare un po’ del vecchio cinismo e ci offre tracce come Protobodhisattva, un misto tra musica elettronica e indie pop, un coacervo di batterie campionate e synthfonie. Qualcosa è cambiato, e forse di questo cambiamento nel panorama italiano va accusato proprio lui, Calcutta, le cui canzoni sono amate da alcuni, ripudiate da altri, e tuttavia imparate a memoria da tutti. Si sente qualcosa, forse un occhiolino alla musica per così dire pop, si avvertono strategie perché le canzoni siano vendibili, apprezzabili dagli stessi che prima non avevano mai sentito nemmeno parlare della musica indie. Quale giovane italiano non ha mai sentito, anche solo per caso, Frosinone? È infatti un plugging tutto online quello che fa fare milioni di views a questi giovani artisti. I giovani diventano il veicolo della nuova musica per i giovani, in un passa parola che è più di un passaparola: le bacheche dei ragazzi si riempiono sempre di più di questi nomi, le pagine ufficiali e le fan page si gonfiano. Sarà il piglio naif ad attirare i ragazzi verso il nuovo fenomeno?

TheGiornalisti: la musica indie entra continuamente in radio, ma è caricatura di se stessa?

Mentre si avvicina l’estate del 2017, esce per Rolling Stone un intervista di Fabri Fibra, dove il rapper marchigiano parla del suo featuring con i TheGiornalisti, una delle band esplose lentamente tra il 2009 e il 2016, anno in cui esce il loro ultimo album, Completamente Sold Out. Molti li accostano alla vaporwave, musiche, testi e video intrisi di anni ’80, Completamente Sold Out ha una grossa differenza rispetto a tutto quello che la musica indie è stata prima: i singoli che ne escono si sentono continuamente in radio, tanto che in una sua diretta instagram che mi è capitato di vedere Tommaso Paradiso, frontman della band, afferma che le distinzioni tra pop, commerciale, indie vadano eliminate, che la musica è solo una. Se fosse rimasto nel panorama indie, non avrebbe sentito il bisogno di giustificarsi. Nel maggio del 2017 esce Pamplona, di Fabri Fibra feat. TheGiornalisti. Lo stile è quello del rapper: accuse allo stato, alla società, a dir la verità un testo molto poco incisivo, che si apre ( e non mi si dica che non è fatto apposta) con le parole ‘Stavo col Libanese’ urlate nell’orecchio dell’ascoltatore. Per Tommaso Paradiso un ritornello e un bridge girate tra gli studi La7 e le ragazze in costume. A fine giugno su youtube viene pubblicato un nuovo singolo della band, ancora più estivo del precedente featuring: Riccione, dove l’estetica anni ’80, impersonata dalle sfumature baywatch entra in una spiaggia romagnola gremita di ragazze. Le vecchie glorie indipendenti restano forse solo nel nome della band e in qualche rima come Berlino-panino. Cos’è successo? Quello che ci si sarebbe potuti aspettare. Quanti come me hanno augurato in questi anni alla musica indie di raggiungere la fama che quest’estate ha fatto Riccione (che al momento conta più di 40 milioni di visualizzazioni)? Eppure eccola qui la musica indie da radio: una caricatura di se stessa, con i bassi elettronici perché sia anche non dico ballabile, ma almeno ritmabile con lenti movimenti di spalle e bacino. Come la luna di Calvino, che gravitando troppo vicina alla terra ne prende tutti i detriti, e diventa campo di raccolta per gli ominidi primordiali, così la musica indie, avvicinatasi troppo alla musica pop, da un lato ne ruba le movenze, dall’altro ne acquista la fama.


Vista la carriera della band di Tommaso Paradiso, con album sempre più ammiccanti (i nostalgici ricorderanno tracce come Autostrade Umane), penso che potremo definire questo fenomeno di commercializzazione della musica indipendente effetto TheGiornalisti. Ci sono infatti altri artisti, come Brunori Sas, Cosmo, PopX o Giorgio Poi, nelle cui canzoni è ancora presente una netta distanza dal mondo della popular music. Ciò non significa che nelle canzoni di questi ultimi non ci siano strategie di marketing, cose messe apposta per essere ascoltate, tutt’altro. Ma l’artista indie non ha mai stretto l’occhiolino al grande pubblico, e ogni sua trovata è sempre stata un’esplosione contenuta e controllata dalla lontananza rispetto alle case discografiche piene di soldi da investire. Ora no, ora i TheGiornalisti si aggrappano ai jeans di Fibra, Levante ai riccioli di Max Gazzè, ora i giovani artisti indie vogliono godere della fama come le vecchie generazioni del pop, ma ora, disilluse, le nuove generazioni hanno capito che, per godere dei benefici offerti agli artisti pop, bisogna essere artisti pop.

Alex Bertozzi 

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