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STUDIO SAVINI – Storie di legalità e sicurezza a Faenza

STUDIO SAVINI

Storie di legalità e sicurezza a Faenza

 

1 LEGALITÀ E SICUREZZA IN CAMPAGNA ELETTORALE

Dopo la “polpetta” di Faenzanet sul caso del centro sportivo Mimose, torniamo brevemente a parlare di legalità, media e percezione di sicurezza all’interno della nostra città.

“Legalità” e “sicurezza” sono tra i temi forti della campagna elettorale, temi sui quali i faentini sono chiamati a riflettere prima di entrare nelle urne il prossimo 31 maggio. Da sempre questi argomenti sono tra i punti principali dei programmi elettorali delle liste di destra, ma recentemente anche l’amministrazione Malpezzi ha deciso di utilizzare la parola “sicurezza” come uno dei grandi temi della propria campagna elettorale.

Nell’utilizzo slogan di queste parole (dall’una e dall’altra parte politica), viene spontaneo allora fermarsi un attimo e chiedersi: cosa intendiamo quando pronunciamo i termini “legalità” e “sicurezza”? Uno prescinde l’altro o sono complementari? È giusto trattare questi argomenti limitandoli alla semplice microcriminalità, piccoli furti o forte presenza di immigrati nel territorio? “Sicurezza”, per noi, significa solo “strade sicure” oppure anche sapere di avere a disposizione nelle nostre case acqua corrente, riscaldamento e edifici a norma di sicurezza? Leghiamo la parola “legalità” solo ai parcheggiatori abusivi, oppure anche quando, fidandoci di un professionista, deleghiamo importanti somme dei nostri guadagni a chi dovrebbe garantirci dei servizi di base?

Mentre, attraverso carta stampata e social network, eravamo sommersi di notizie di furti, di vetri delle auto spaccate, di bambini Rom di 4/5 anni (!) che prendono a sassate pullman di studenti, Faenza è stata scossa da una problematica che tocca proprio questi altri aspetti legati alla legalità e alla sicurezza. Una situazione di mal gestione che, in maniera silenziosa, stando alla stampa faentina, ha fatto sparire circa un milione di euro. Una somma ben maggiore di tutti i piccoli furti che sono avvenuti negli ultimi mesi. Stiamo parlando del caos nel quale versano gli immobili amministrati in passato dallo Studio Savini di Faenza, che gestiva oltre 250 condomini tra Faenza, Imola e riviera.

2 IL CASO DELLO STUDIO SAVINI

Negli ultimi mesi numerosi condomini hanno segnalato vari disservizi e aspetti poco chiari nella gestione. Già a novembre, su Sette Sere, il titolare dello studio Fabrizio Savini parlava di un debito verso i fornitori di circa 700.000 euro. Molti di questi fornitori si sono poi rivolti direttamente ai condomini per il pagamento di fatture arretrate anche più di un anno. L’11 dicembre, attraverso una lettera ai propri assistiti, Savini ha dato le proprie dimissioni da amministratore, lasciando in alcuni condomìni un buco di circa 50.000 euro e molte situazione di disagio: riscaldamenti staccati, certificati antincendio scaduti, avvertimenti di interruzione dei servizi da parte di Hera (come si evince da un più recente articolo del 2 febbraio uscito su Sette Sere). Per risolvere questi grandi disagi, i vari condomini hanno preso strade ed amministratori diversi con cui stanno effettuando le verifiche contabili, operazione difficile questa, resa ancor più problematica dalla difficile tracciabilità dei pagamenti passati.

3 RIDARE VALORE ALLE PAROLE

Non siamo certo in grado di dire come questa brutta storia andrà a finire, ma di fronte a questi numeri e questi disagi, viene spontaneo allora chiedersi come mai quando si parla di “sicurezza” e “legalità” all’interno della nostra città questi argomenti non rappresentino una delle priorità su cui riflettere. In Italia la pressione fiscale è attualmente ancora molto alta e le cronache di imprenditori o liberi professionisti incapaci di sostenere se stessi e la propria famiglia son all’ordine del giorno. Ora, noi non conosciamo gli atti di cui lo Studio Savini si è reso responsabile, né sappiamo la malizia con cui certe scelte sono state compiute. Sappiamo però che l’evasione fiscale in Italia riguarda una somma che è pari a circa il 17% del PIL (vd link) e che molte altre attività faentine di cui magari siamo anche a conoscenza battono 3 scontrini al posto di 30, recuperano denaro tramite “generose sponsorizzazioni” e forniscono lavoro in nero. “Cosa vuoi che sia un scontrino” spesso ci diciamo eppure, sebbene le difficoltà finanziarie in cui versiamo, la legge è legge e la legalità va tutelata, ad ogni costo. “Sdoganare” regole a seconda di quanto “mi tocchi o meno” un evento non è tutelare la legge, ma anarchia. Senza contare poi i veri e propri fenomeni di infiltrazione mafiosa (a Faenza ricordiamo tutti qualche anno fa il caso del ristorante pizzeria “La voglia matta”) sui quali già Valerio Varesi ci ha messo in guardia con i suoi romanzi e che, grazie al silenzio dei media e all’omertà, trovano modo di espandersi. Infine, ci tornano in mente le parole di Flaviana quando ci ha raccontato la sua esperienza con le famiglie ROM a Milano: “Ogni classe sociale ha la sua fascia di crimini, un ROM non evaderà mai le tasse e un imprenditore non sfilerà mai un portafoglio”.

Come comportarci allora davanti a questi eventi?

Secondo noi è importare ridare ogni giorno valore alle parole “sicurezza” e “legalità”, andando oltre il loro concetto-slogan e rendendole davvero vive nei fatti che accadono nella nostra città. Significa portarle avanti con insistenza, con tenacia, con passione per ciò che è giusto. Significa fare atti concreti in tal senso e forse, con onestà intellettuale, non fare di tutt’erba un fascio. Non tutti i ROM sono ladri come non tutti gli studi amministrativi rubano soldi.

RIFERIMENTI:

ARTICOLO SETTE SERE 28 NOVEMBRE 2014

ARTICOLO SETTE SERE 2 FEBBRAIO 2015

RAPPORTO DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA SULLA REALIZZAZIONE DI STRATEGIE DI CONTRASTO ALL’EVASIONE FISCALE

 ARTICOLO SUL RISTORANTE “LA VOGLIA MATTA” USCITO SU PIU’ NOTIZIE IL 6 MAGGIO 2010

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