La Regione: a Faenza rimarrà il punto nascite

“Mi sento di escludere ogni ipotesi di chiusura di questi punti nascita”, parola dell’assessore regionale alla sanità Sergio Venturi, già direttore generale del Sant’Orsola di Bologna e di altre aziende ospedaliere in Emilia-Romagna, in merito al futuro dei reparti ostetricia degli ospedali di Faenza e Lugo.

Manuela Rontini, consigliera regionale del Pd
Manuela Rontini, consigliera regionale del Pd

Il tema è stato sollevato in Assemblea legislativa dalla consigliera Manuela Rontini (Pd), firmataria di un’interpellanza insieme ai colleghi ravennati Mirco Bagnari e Gianni Bessi. Una risposta positiva quindi per la diretta interessata, che ha detto di considerare la presa di posizione dell’assessore non solo un auspicio ma un impegno della Regione tutta, ed ha aggiunto “potrò dirmi completamente soddisfatta solo nel momento in cui verrà recuperato un clima di collaborazione e confronto tra la Direzione generale dell’Ausl e i territori, archiviando definitivamente un metodo di lavoro che non coinvolga i primi cittadini che sono stati tenuti all’oscuro di scelte importanti, comportamento che anche tutte le organizzazioni sindacali della provincia di Ravenna hanno stigmatizzato”. Sottinteso: il direttore generale Marcello Tonini, direttore dell’Ausl unica della Romagna, dovrebbe cambiare il suo modo di rapportarsi con gli amministratori locali e le parti sociali.

La Lega Nord è invece di parere diametralmente opposto riguardo alla dichiarazione dell’assessore, per voce del consigliere Andrea Liverani, anch’egli faentino. Il Carroccio parla di una risposta cucita su misura per l’interpellanza Pd e di promesse fornite su un assist della Rontini. Secondo Liverani l’assessore “non rassicura sulla presenza nel servizio di personale idoneo a gestire i parti problematici. Di fatto, continua l’opera di persuasione fatta in questi anni dalla sinistra, che sta spingendo i cittadini verso i servizi della città di Ravenna”. Di conseguenza la Lega garantisce che continuerà la sua opera di vigilanza sul tema. Ma come si è arrivati alla situazione attuale?

Ausl: a Faenza e Lugo solo punto nascite “a basso rischio”. Le condanne unanimi delle forze politiche

Bacino di utenza dei Comuni
Bacino d’utenza del punto nascite rispetto alle tre provincie romagnole.  

Il tutto è cominciato con il “Protocollo per assistenza appropriata alla nascita” diramato dall’Ausl l’1 agosto, nel quale viene indicato che le strutture di Faenza e Lugo potranno continuare ad essere utilizzate solo per le gestanti “a basso rischio”, mentre per i parti cesarei e per i parti indotti sarà necessario rivolgersi a strutture più attrezzate, per garantire una maggiore sicurezza e quindi qualità del servizio. Immediata è stata la levata di scudi da parte del comitato ‘Giù le mani dalla pediatria’, che ha intravisto in questa riorganizzazione del servizio una minaccia al mantenimento di tutto il punto nascite a Faenza: in un ospedale che prospetta per il 2016 solo 630 nascite, con il dirottamento verso Ravenna dei parti “ad alto rischio” si rischierebbe di non toccare quota 500 nascite (il livello indicato dal Ministero della Salute fin dal 2010 come quello minimo per mantenere un punto nascita). Di questa riorganizzazione non erano stati però messi al corrente né i sindaci dei Comuni interessati (i sei della Romagna Faentina, più Marradi, Palazzuolo, Modigliana e Tredozio), né tantomeno le forze politiche e i sindacati dei lavoratori nel comparto ospedaliero.

Andrea Liverani, consigliere regionale Lega Nord
Andrea Liverani, consigliere regionale Lega Nord

Tutti i partiti non esitano quindi a criticare la decisione dell’Ausl: il Movimento 5 Stelle in un duro comunicato accusa la dirigenza dell’Ausl di aver nascosto il tema ai cittadini (in una riunione della commissione consiliare competente a Faenza tenutasi il 27 luglio il dottor Giorgio Guerra, in rappresentanza del direttore Tonini, aveva parlato di una possibilità di aumentare il numero di parti epidurali, non tanto di dirottare tutti quelli a basso rischio) e chiede le dimissioni dei due dirigenti. Sempre Liverani della Lega presenta in Regione una risoluzione per impegnare la Giunta a chiarire i dettagli della riorganizzazione in corso, considerando che il servizio sanitario faentino sia stato “depauperato” nel corso degli ultimi anni. Addirittura il consigliere provinciale Gianfranco Spadoni (Udc) accusa il sindaco di Forlì Davide Drei di sostenere la chiusura del punto nascita di Faenza in chiave per così dire “geopolitica”: il sindaco forlivese è costretto a smentire il retroscena ed a dire che le sue posizioni sono pubbliche e registrate nei verbali della Conferenza socio sanitaria.

Voci molto critiche giungono anche la maggioranza di centrosinistra: il capogruppo Pd Niccolò Bosi e il segretario Pd comprensoriale Federica Degli Esposti dichiarano che “non si può continuare a gestire un tema così delicato e così sentito da tutta la nostra comunità come quello del punto nascita intervenendo senza nemmeno avvisare i sindaci – o avvisandoli con ritardo – di decisioni che portano al depotenziamento de facto di Faenza”. Mentre la lista civica Insieme per Cambiare (sostenitrice del sindaco Malpezzi) afferma che “il depotenziamento del reparto di ostetricia motivato dalla “sicurezza per le partorienti” non è supportato dal potenziamento delle strutture limitrofe. Nulla è cambiato nei servizi degli ospedali vicini – conclude il Direttivo di Insieme per Cambiare – pertanto ci chiediamo come possa esserci maggiore sicurezza e qualità dei servizi riducendo le recettività. Occorre fare chiarezza”. Molto critica anche la lista di sinistra L’Altra Faenza, che per parola del suo consigliere comunale ed ex candidato sindaco Edward Necki afferma che “il Pd governa in Regione e in quasi tutti i Comuni dell’Area vasta. Nessuno può credere a “Linee guida per il riordino degli ospedali” e a decisioni importanti assunte dall’Ausl all’insaputa dello stesso Pd”.

Unificazione delle strutture ospedaliere, un percorso iniziato nel 2013

In sintesi quindi la posizione dell’Ausl della Romagna non è stata apprezzata da nessuna forza politica o gruppo consiliare dei territori faentini, mentre ha sollevato la contrarietà dei comitati di utenti e dei sindacati per il basso livello di coinvolgimento portato avanti dalla dirigenza. L’assessore Venturi si è impegnato al mantenimento del presidio del punto nascite per i due ospedali “minacciati”, tuttavia resta da chiarire nel dettaglio l’articolazione dei servizi offerti fra Faenza e Ravenna. Il percorso dell’unificazione delle tre Ausl romagnole in un’unica struttura è cominciato nel 2013 e prevede la riorganizzazione su livello di area vasta, con un bacino di utenza fra i più ampi del Paese, ma rimane ancora da concretizzare nei fatti. I prossimi anni saranno cruciali per la definizione dei livelli di cura e di assistenza garantiti nei vari territori della Romagna.

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