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Partito a Faenza il festival “Ottobre Giapponese”, mostra dedicata agli scatti di Fosco Maraini

Una figura poliedrica, capace con il suo sguardo originale di farci conoscere meglio cosa significano realmente le parole ‘Oriente’, ‘Giappone’ e ‘Cultura’. E’ stata inaugurata a Faenza sabato 10 ottobre scorso la mostra fotografica “Endocosmo Maraini – Il Giappone di Fosco Maraini” a cura di Nour Melehi e Mujah Maraini-Melehi. In presenza Massimo Isola, sindaco di Faenza, Maria Rosaria Scolaro, presidente Associazione Gemellaggi Faenza e Marco Del Bene, presidente Ascig. La mostra sarà allestita dall’11 al 25 ottobre nella Galleria comunale d’Arte Voltone della Molinella. Le visite su appuntamento da richiedere al 348 8151272. La mostra dà il via al 18° Ottobre Giapponese. La mostra consta di cinque sezioni: 1. Endocosmi famigliari, esocosmi storici 1938-1946/ 2. Diario dal Giappone 1938-1946/ 3. L’antropologia del Citluvit. Gli Ainu di Hokkaido 1939 e 1954/ 4. La bellezza carpìta all’Empresente 1953 – anni ’80/5. Vieusseux-Asia e la ‘Stanza-Mondo’.

Ottobre Giapponese: la mostra dedicata alle ceramiche di Toki rinviata al 2021

Il Festival Ottobre Giapponese giunge quest’anno alla 18^ edizione. Edizione molto diversa dalle precedenti in osservanza delle disposizioni nazionali e internazionali per il contenimento della pandemia da Covid-19. Il lockdown e il conseguente blocco dei trasporti di persone e merci non ha permesso la realizzazione della mostra di ceramiche Mino, in omaggio a Toki, città gemellata con Faenza dal 1979, che è stata rimandata a ottobre 2021.

Fosco Maraini, un grande del ‘900 italiano

“Il Giappone per me non è più una cosa che si prenda o si lasci; è una frazione del sangue, un’esistenza delle selve interiori” diceva Fosco Maraini (1912-2004). L’amore per la cultura e le tradizioni giapponesi ci ha portato alla scelta di ospitare a Faenza la mostra fotografica degli scatti di Maraini, viaggiatore, etnologo, antropologo, fotografo, narratore, professore, orientalista, alpinista. Attraverso la sua esperienza umana ed estetica in Giappone, riflettiamo sulla chiusura dell’oggi, dello stare lontani dai nostri amici giapponesi, della mancanza della bellezza dei paesaggi, delle tradizioni e dei riti del Paese del Sol Levante, del dover rinunciare agli incontri con gli uomini forti e le donne sportive. Come nel secolo scorso, anche oggi ci nutriamo della speranza di superare presto le macerie di questo distacco e di riprendere con passione, orgoglio e felicità le nostre proficue relazioni culturali.

La mostra a Faenza è composta da oltre 40 fotografie dell’etnologo

Come in un insieme ‘organico’, una rappresentazione dell’universo marainiano non può non contenerle tutte, poiché in esso ogni linguaggio è intimamente connesso agli altri: immagini e parole, sguardo fotografico e sguardo antropologico, analisi culturale e istinto esplorativo, mente e cuore. Nel 1938 Maraini partiva – con lui la moglie Topazia Alliata e la primogenita Dacia – alla scoperta di nuove possibilità fuori dall’Italia (su di essa incombono gli spettri del Fascismo e del Nazismo) e all’incontro del suo, allora nascente, interesse per una pratica etnografica in terra d’Oriente. Quello che inizialmente può apparire come una destinazione casuale, una scelta dettata dalla necessità di lasciare il proprio paese, è in realtà frutto di un seme gettato nel suo animo fin dall’infanzia, grazie a certi racconti su affascinanti paesi lontani e letture compiute in casa da bambino.

La mostra Endocosmo Maraini – a cura delle nipoti Nour Melehi e Mujah Maraini-Melehi e fortemente voluta dall’Istituto Giapponese di Cultura, con il contributo di Alinari e del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Viesseux – ripercorre visivamente l’esperienza umana ed estetica di Fosco Maraini in Giappone, proponendo una selezione di oltre quaranta fotografie (bianco/nero e colore) provenienti dall’archivio privato della famiglia e dagli Archivi Alinari, dagli Archivi Alinari che gestiscono il patrimonio fotografico di Fosco Maraini. Accanto alle immagini, saranno presenti testimonianze e ricordi delle sue figlie, Dacia e Toni Maraini, testi di Giorgio Amitrano, Gloria Manghetti, direttrice del gabinetto Vieusseux di Firenze, e un montaggio video della regista Mujah Maraini-Melehi.

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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