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Come strumentalizzare una notizia in 3 mosse: a Faenza una pagina fb insegna

La ricetta della disinformazione è semplice e consolidata negli anni: 1) Prendere una bella notizia su Faenza – di quelle su cui qualunque concittadino metterebbe un bel ‘like’ e che mettono d’accordo tutti – 2) aggiungere un pizzico di “tono indignato” espresso con scritte maiuscole e punti interrogativi e 3) lasciar infine decantare il tutto in quella indeterminatezza tipica che non spiega nulla e non permette al lettore di affrontare la questione dal punto di vista razionale, ma solo da quello emotivo. È questa una delle ricette tipiche utilizzate – e non è la prima occasione – da una pagina facebook faentina nota per i propri post di disinformazione e di parte, che non si fermano nemmeno durante la campagna elettorale.

Ripetiamolo: bella notizia, tono indignato, nessuna spiegazione razionale; il tutto inserito in una narrazione quotidiana che permette di strumentalizzare le notizie del singolo post aggiungendo anche solo poche parole, dato che ormai la gente sa come quella pagina la pensa a livello politico. È con questo metodo, utilizzato ormai da vari anni come abbiamo documentato in altre occasioni, che purtroppo il mondo dei social faentini viene inquinato dalla disinformazione, a totale danno dei lettori e della comunità. Eppure analizzare questi fenomeni può essere utile per difenderci in futuro e aiutarci nella ricerca di un’informazione autorevole e corretta sul web. Vediamo come.

La Bella Notizia

L’ultimo episodio, in ordine di tempo riguarda, un’edicola faentina che ha recentemente rinnovato il proprio look realizzando un chiosco innovativo con una struttura totalmente nuova. Un investimento apprezzato anche da Confesercenti, presente all’inaugurazione dell’edicola assieme al sindaco Giovanni Malpezzi e che ha avuto, giustamente, il plauso da parte di tutta la cittadinanza faentina sia per l’innovazione del progetto in sé sia per il coraggio dell’imprenditorie di investire in un settore tanto importante quanto complesso come quello delle edicole. Fin qui nulla di strano e non ci verrebbe mai in mente di legare questa notizia alle imminenti elezioni amministrative che vedranno Faenza protagonista il 20 e 21 settembre. Ma vediamo ora come, con due semplici mosse, tutto è possibile.

Il tono indignato

Il gestore della pagina facebook rintraccia, all’interno del comunicato diffuso da Confesercenti, una nota negativa che riguarda i tempi burocratici che sono stati necessari per la realizzazione della struttura indicati in “quattro anni di progettazione e iter autorizzativi vari”. Di per sé un’affermazione neutra quella di Confesercenti, che riguarda un lasso di tempo che va dall’ideazione e progettazione della struttura, agli aspetti burocratici (stiamo parlando di un’opera che si trova nei pressi delle mura storiche di Faenza) e alla sua concreta costruzione, e va sottolineato inoltre che “il Covid ha interrotto le operazioni del cantiere”, come recita il comunicato. Una questione di per sé non banale, dunque.

È legittimo, comunque, che si possa pensare si tratti di un tempo abbastanza lungo e che forse la Pubblica Amministrazione poteva essere più efficiente, ma questo sentimento con quali parole viene espresso? Innanzitutto dal titolo fuorviante della notizia: “Quattro anni per avere i permessi” (quando invece i quattro anni comprendono, come visto, anche il periodo di progettazione – che immaginiamo non vada banalizzato – e la costruzione in sé, ritardata per l’appunto dal Covid) e poi l’immancabile sottotitolo pronto a suscitare l’indignazione del lettore: “E non è ora di cambiare???” (sì, con tre punti interrogativi e nell’originale tutto maiuscolo). Per chi conosce la pagina facebook, che da anni critica il governo della città da parte dell’Amministrazione e chiede si passi “da una certa parte a un’altra”, quella semplice frase non è neutra e rappresenta un chiaro segnale che strumentalizza, in ottica elettorale, la notizia. Della serie, se volete aiutare persone coraggiose come questo imprenditore, dopo il 21 settembre bisogna cambiare parte politica per il governo della città.

Indeterminatezza

Premesso però che effettivamente, e non lo si è negato, il dubbio legittimo di un ritardo eccessivo causato dall’Amministrazione potrebbe esserci, la cosa grave è che la notizia non viene per nulla approfondita in questo aspetto: è come una bomba che viene lanciata sui lettori con l’unico scopo di suscitare un sentiment negativo nelle persone, ma senza spiegazioni.
Bisogna cambiare: giustissimo, ma come nello specifico? Cosa ha causato questi quattro anni di ritardo? Quali sono gli aspetti più problematici della costruzione? Quale era l’Ufficio preposto a occuparsene? Nulla di tutto questo viene spiegato ma nemmeno accennato da quella che, comunque, vorrebbe presentarsi come una pagina di news, e il lettore si sofferma così solo sul lato emotivo della notizia – che può suscitare rabbia o indignazione – senza alcun ancoraggio razionale che, in realtà, potrebbe essere utile per risolvere alcune criticità del nostro settore imprenditoriale.

«Il ritardo principale – ci spiega invece il titolare dell’edicola – è stato dovuto a una risposta, arrivata dopo sei mesi, da parte della Soprintendenza, dato che c’è il vincolo culturale». Ed è stata proprio la Soprintendenza a imporre la costruzione della struttura in acciaio rispetto al tradizionale chiosco di edicola. «L’idea iniziale era semplicemente quella di un cambio di posizione del chiosco, poi le cose, su spinta della Soprintendenza, si sono evolute diversamente ma siamo contenti di questa soluzione. Un altro ritardo è stato dovuto al Covid, i lavori dovevano partire il 16 marzo, ma con il lockdown sono invece partiti a maggio; da parte dell’Amministrazione non abbiamo avuto di per sé problemi e anzi abbiamo apprezzato che sia venuto il sindaco all’inaugurazione».

Fortunatamente in questo caso, tra i commenti dei lettori sulla pagina Facebook, ha prevalso il congratularsi per la bella notizia dell’apertura dell’edicola senza soffermarsi troppo sulla querelle politica; non sempre però in passato è stato così. E alla fine con questo modo di fare disinformazione, con questa ricetta in tre mosse, perdono tutti: sia chi vuole giustamente cambiare – ma il cui pensiero viene svilito –  e sia chi altrettanto giustamente propone un nuovo inizio; sia chi è ‘da quella parte’ o chi è ‘dall’altra’. Costruire una Faenza migliore passa anche dalla responsabilità che abbiamo nel leggere, selezionare e commentare queste notizie.

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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