Incendio Lotras System: arriva il supporto della Regione. Il problema ora è il bacino di laminazione
La conta dei danni, i futuri rischi per l’ambiente, le precisazioni dei tecnici sulle procedure attivate da Arpae e Ausl: il consiglio comunale di lunedì 9 settembre proposto dal Pd e supportato da tutti i gruppi consiliari ha fatto il punto sull’incendio del magazzino della Lotras System di via Deruta: se da un lato il consiglio ha evidenziato la grande capacità di risposta all’emergenza da parte di amministratori, operatori e società civile, dall’altro lato sono emersi diversi scenari – economici e ambientali – a cui bisognerà dare pronta risposta. «In quei giorni c’è stata una grande capacità di lavoro di squadra – sottolinea il sindaco Giovanni Malpezzi – che ha messo in sinergia persone, enti e istituzioni diverse. In particolare abbiamo dovuto fronteggiare l’inquinamento delle acque, parliamo di 18mila mq di liquami inquinati, che rischiavano di arrivare fino al mare e nei canali di irrigazione, e si è evitato il disastro».
Il Comune per la prima fase di lavori dovrà pagare 2,5 mln di euro, in soccorso arriva la Regione
La questione giudiziaria è in capo alla magistratura e, in attesa degli esiti che accerterà cause e responsabilità, il Comune al momento si dovrà fare carico dei costi per la bonifica che, per la sola prima fase, ammontano a 2 milioni e 497mila euro: cifre considerevoli per una realtà come Faenza, che il Comune si riserva però di recuperare. «Il codice dell’ambiente parla chiaro – spiega il primo cittadino – il responsabile dei danni è il gestore dell’area da cui è derivato l’inquinamento. Noi cercheremo di recuperare questi soldi, perché non possiamo ritenere i cittadini responsabili». In soccorso dell’amministrazione, lunedì prossimo (16 settembre, ndr) la Regione delibererà lo stanziamento di un milione di euro per supportare il Comune in queste spese e la stessa Regione a sua volta farà rivalsa.
Il bacino di laminazione ha ancora 8mila mq di acque inquinate
L’emergenza ambientale però non è ancora finita: al momento 8mila mq di liquami e residui oleosi sono contenuti nel bacino di laminazione (ubicato nei pressi dell’azienda Tampieri, ndr), che nei prossimi mesi dovrà essere prosciugato e scorticato e, nel frattempo, sono stati segnalati casi di animali che, abbeverandosi nel bacino, muoiono. Con l’arrivo dell’inverno e l’aumento delle piogge poi, i rischi per l’ambiente di quell’area aumentano considerevolmente con possibili esondazioni. Tra gli altri interventi da mettere in atto: la bonifica di 7 km del canale Vetro e la fognatura di via Deruta. Costi importanti, stimati in 4 milioni di euro. Infine bisognerà portare via tutto materiale combusto ancora presente nell’azienda, al momento sotto sequestro. Si tratta in gran parte di rifiuti speciali, i cui costi ingenti, anche qui, gravitano sul gestore.
Al via una riforestazione urbana
«Siamo fortunati – aggiunge l’assessore all’Ambiente, Antonio Bandini – a vivere in luogo del mondo dove si attuano risposte efficaci e operative per risolvere emergenze. Questo evento ha messo al centro il tema della qualità dell’aria e anche per questo metteremo in atto un piano di riforestazione urbana a Faenza e il primo punto sarà nei pressi della zona dell’incendio, la rotonda dell’autostrada».
La relazione di Arpae e Ausl al consiglio comunale
I tecnici di Arpae, Marco Canè, e Ausl, Raffaella Angelini, dopo aver illustrato dati sulla salute pubblica che avevamo già pubblicato nei giorni scorsi (in particolare i dati sulla diossina nell’aria e nei campionamenti vegetali e animali, unico caso di possibile contaminazione di diossina riguarda un caso di erba medica in via Manzuta, proprio nei pressi del magazzino Lotras ndr) hanno poi risposto ad alcune domande dei consiglieri, in particolare da parte di Bosi (M5S) e Padovani (Lega) sulla metodologia di campionatura. «Si è posizionato il campionatore dell’aria a monte della città – risponde Canè – perché, stando ai dati meteo di quei giorni, era la posizione migliore per analizzare complessivamente la città. Se come Arpae avessimo avuto a disposizione più campionatori li avremmo utilizzati, ma ne avevamo solo uno».