Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson
Reynolds Woodcock, stimato stilista di abiti da lusso nell’Inghilterra degli anni ’50, è un rinomato gentleman dai molti segreti. Seduttore e ammaliatore, Reynolds è solito scegliere una propria compagna tra le donne da vestire che poi, dopo un breve “periodo di prova”, viene scartata a causa della quasi immediata perdita di interesse. La routine amorosa dell’uomo, guidata anche dall’inflessibile sorella, subisce un brusco cambiamento dopo l’incontro con Alma, un’umile cameriera. Il filo nascosto, diretto da Paul Thomas Anderson, è un film atipico. Lo è nella narrazione di una trama complessa, perché interessata maggiormente all’indagine psicologica che non ai fatti; lo è per la carriera del regista, al suo primo dramma sentimentale, il quale dimostra ancora una volta la sua versatilità come cineasta (i suoi film toccano ognuno un genere e uno stile differenti); lo è anche per la sottigliezza di cui la sceneggiatura è intrisa: sono pochi i momenti in cui il film pare esplodere, e quando lo fa non va mai oltre un dato limite.
Il racconto di un amore romantico e tormentato
Il filo nascosto vive di un’atmosfera cristallizzata e in agguato, come se da un momento all’altro tutto ciò che vediamo potesse cambiare. Tre sono i personaggi che fanno da perno alla vicenda: Reynolds, la sorella Cyril e Alma. Le due donne ruotano intorno al protagonista maschile manipolandone emozioni e sentimenti, alimentando abitudini programmate al minimo dettaglio. Al morboso rapporto fratello-sorella tra Reynolds e Cyril, mantenuto unito dal ricordo della devota madre, si contrappone il romantico ma tormentato rapporto con Alma, ennesima modella da vestire in un contesto in cui è il vestito, confezionato con cura e precisione maniacale, ad essere la musa ispiratrice da venerare.
Il film di Paul Thomas Anderson punta sull’indagine psicologica
Il film si sviluppa come una profonda analisi sulle perversioni e sui compromessi della vita di coppia, e sull’illusione di un amore puro che però non può fare a meno di essere violento e burrascoso. Un’altalena continua tra momenti di sincera tenerezza e momenti di fredda apatia. Il carattere impossibile di Reynolds, avvolto da mille sfaccettature e misteri che pare aver raccontato solo agli abiti da lui disegnati, è reso con eccelsa maestria dal grande Daniel Day-Lewis (alla sua ultima performance sullo schermo, secondo le sue dichiarazioni), in un’interpretazione meno appariscente del solito ma molto più studiata e stratificata.
Il filo nascosto: una pellicola tutt’altro che semplice
La scelta di un’attrice poco conosciuta e dal viso freddo come Vicky Krieps, affiancata a Day-Lewis, ci immerge maggiormente nella situazione di un pesciolino circondato da squali (Reynolds e sua sorella). Tuttavia, grazie all’astuzia e resilienza di Alma, sarà Reynolds a rimanere incastrato nel gioco di lei. Girato e interpretato con eleganza impeccabile, Il filo nascosto è una pellicola tutt’altro che semplice, dal ritmo dilatato, utile a creare una suspence sottile ma costante. Un’ottima prova da un autore troppo spesso sottovalutato come Paul Thomas Anderson.
Alessandro Leoni