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Giovani consiglieri, Virginia Silvagni: “Investire nella scuola, vero motore per il futuro”

In tanti erano candidati (40) e in cinque sono stati eletti: il più numeroso ingresso dai tempi del sindaco De Giovanni (1994). Virginia Silvagni, 26 anni, farà parte del rinnovato consiglio comunale a seguito delle elezioni amministrative faentine 2020.

Intervista a Virginia Silvagni

Come è nata la passione per la politica attiva e cosa ti ha convinto a candidarti consigliere comunale?

La politica mi appassiona sin dai tempi del liceo, da quando la professoressa di diritto portava tutte le mattine il quotidiano a lezione per farcelo leggere. Ho sempre cercato di tenermi informata sul mondo che mi circonda e su ciò che accadeva sul territorio. La proposta di candidarmi per il consiglio comunale è arrivata un po’ inaspettata, non avevo mai partecipato in modo attivo all’interno del Partito Democratico ma dopo aver ascoltato le proposte e letto il programma di Massimo Isola mi sono convinta a mettermi in gioco in prima persona e spendermi per Faenza. D’altra parte, l’unico modo di attuare il cambiamento è essere il cambiamento.

Qual è l’episodio più bello, a livello personale, che hai vissuto in questa campagna elettorale?

Se penso all’episodio più bello della campagna elettorale mi viene in mente l’incontro con le persone. Sia in piazza sia fra le case del mio quartiere. Gli incontri più belli sono stati quelli non programmati, come quello con una signora che passava in bici davanti ai banchetti elettorali. È stato un bellissimo confronto, con la signora che ha chiesto in maniera interessata ed attenta le nostre proposte e voluto sapere il contributo che avrei potuto personalmente dare per la città. L’ho anche rivista in piazza durante la festa per l’elezione di Isola, è stato davvero un bellissimo episodio.

Secondo te in cosa, concretamente, Faenza deve puntare per fare questo salto di qualità?

Penso che Faenza debba investire sulla scuola, vero motore per il futuro. Partendo dalla valorizzazione dell’istruzione si può crescere e puntare in alto. Mi viene in mente la frase che campeggiava nella scuola di Don Milani a Barbiana: “I care”, mi sta a cuore, mi interesso. Per fare il salto di qualità bisogna puntare al futuro, e il futuro sono i ragazzi. Altro punto molto importante su cui puntare è l’ambiente: solo seguendo nuovi modelli urbanistici la città può davvero crescere. La mobilità sostenibile, le energie rinnovabili, la riforestazione di alcune aree sono elementi prioritari per poter rendere Faenza una città proiettata al futuro.

Spesso la parola “giovane”, in particolare in politica, viene utilizzata in un’accezione esclusivamente positiva. A prescindere dalla persona, si ritiene che una persona giovane non possa che fare bene all’interno del consiglio comunale; cosa pensi al riguardo? Cosa portano di diverso i giovani in politica?

Credo che i giovani possano portare una visione nuova, slegata dal “già visto”, non influenzata da logiche preesistenti. Molti giovani, come me, hanno vissuto esperienze fuori sede o all’estero legate allo studio, venendo quindi a contatto con una pluralità di culture e con visioni di città e cittadinanza diverse da quelle a cui siamo abituati. Integrando le esperienze e ascoltando le voci e i bisogni dei giovani credo che Faenza possa crescere e diventare una città inclusiva, attenta all’ambiente e all’istruzione e con un occhio di riguardo verso l’inserimento nel mondo del lavoro, troppo spesso un punto critico per molti.

In quanto capo scout, in che modo secondo te può essere coinvolto maggiormente l’associazionismo nello sviluppo della città?

Il mondo dell’associazionismo ha senza dubbio un ruolo chiave all’interno della città. Esistono a Faenza una moltitudine di associazioni, di stampo culturale, sportivo, assistenziale, educativo e di promozione sociale che svolgono, a volte anche senza esserne pienamente consapevoli, un lavoro prezioso grazie all’aiuto di volontari. Il Comune dovrebbe aiutare i gruppi a fare rete tra loro, facendosi promotore di iniziative e confrontandosi con le idee e con le proposte che possono nascere da queste realtà. Come capo scout vedo che i ragazzi hanno voglia di spendersi a servizio della città, come, ad esempio, per la pulizia del sottopassaggio del Cappuccini nel 2018, il ripristino dei gradini dei loggiati della piazza a Natale 2019 e i servizi, coordinati dalla protezione civile, durante il lockdown. Queste e tante altre azioni concrete che le associazioni compiono quotidianamente per Faenza.

Fra cinque anni come ti immagini al termine del tuo percorso in consiglio comunale?

Tra cinque anni mi vedo indubbiamente cresciuta, credo e spero di imparare molte cose nuove da quest’esperienza e di poter davvero fare del mio meglio per la città. Immagino Faenza un po’ più verde, capace di valorizzare il centro storico e le periferie e attenta a non lasciare nessuno indietro. Spero che in questi cinque anni la città possa crescere, migliorando su alcuni punti focali come la scuola e la sanità e portando il Comune più vicino ai cittadini. Se si uniscono le forze sono sicura che tutto questo potrà essere portato a termine.

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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