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La vita sul set Netlifx: il racconto della faentina Giada Galeotti, assistente alla regia

Trasformare la propria passione in realtà, lavorando nel mondo della tv e del cinema come assistente alla regia in alcune delle produzioni più importanti degli ultimi anni, sia in ambito nazionale sia internazionale. Ed è proprio a un’importante nuova produzione di Netflix, in uscita nel 2021, che sta lavorando Giada Galeotti, faentina, 25 anni, che si trova in questi giorni sul set a programmare riprese che vedremo poi diffuse nei prossimi mesi sulla piattaforma digitale. E, nonostante la giovane età, non è questa la prima esperienza di un certo rilievo per Giada, che ha già lavorato sul set di altre serie Netflix come ‘Summertime’ e produzioni hollywoodiane come “Murder Mistery” con protagonisti Adam Sendler e Jennifer Aniston.

Giada Galeotti è assistente alla regia e sta lavorando a una nuova serie Netflix

Dietro a pochi minuti, se non pochi istanti, di questi film o serie tv c’è infatti un lavoro incredibile che coinvolge professionisti di vari settori: non solo gli attori che danno vita ai nostri beniamini ma anche costumisti, scenografi, addetti alla fotografia. Giada ha proprio questo ruolo: tenere le fila tra tutti questi reparti differenti che, con il loro lavoro di squadra, danno vita alla magia delle storie che vediamo in tv o al cinema. «In particolare – racconta Giada Galeotti – mi occupo di coordinare tra loro i vari reparti e di seguire gli attori, dai casting fino alla preparazione delle riprese. Inoltre assieme all’aiuto regista scriviamo l’ordine del giorno che ci guiderà per la giornata di riprese».

“Sul set niente va mai come previsto, per questo devi avere delle grandi capacità organizzative e di problem solving”

Ma come ci ha fatto vedere ‘Boris’, serie che con grande ironia prendeva in giro le fiction italiane, in una giornata di lavoro sul set quasi niente va mai esattamente come previsto. Precisione, puntualità e organizzazione del lavoro sono dunque alcuni degli aspetti principali della sua attività, abbinati quella di avere una grande capacità di problem solving. «Quasi niente durante la giornata va liscio come avevi immaginato, per cui devi essere pronta sempre a gestire situazioni che coinvolgono davvero tante persone se vuoi portarti a casa la giornata rispettando i tempi indicati dalla produzione». Qualità che ogni giorno Giada mette in campo, abbinate a una grande cura per la gestione tecnica del set dove niente deve essere lasciato al caso e dove il cinema – al di là della naturalezza con cui lo vediamo sul grande schermo – è una grande macchina nel quale ogni tassello deve essere messo al posto giusto. «Se in una scena l’attore deve bagnarsi, devi valutare se fare un solo ciak oppure più riprese, e nel caso devono essere pronti più cambi del vestito per essere pronti a girare senza che si perda tempo…».

L’esperienza di Summertime

Summertime, serie tv Netflix.

Da Faenza a Milano, dove ha studiato, per tornare poi nella sua Romagna, tra Cesenatico e Marina di Ravenna, per girare la serie “Summertime”, una delle più viste questa estate su Netflix. «Lavorare in questa serie è stata un’esperienza abbastanza strana – spiega Giada – perché mi ritrovavo a girare in luoghi davvero familiari, rivivevo un po’ la mia adolescenza. Ricordo che siamo stati tantissime ore al sole per le riprese, ma è stato bello perché è stata la prima volta in cui lavoravo di fatto da sola sul set con l’aiuto regia, e per tante situazioni mi sono trovata a essere al cento per cento autonoma, sia nella gestione delle riprese sia degli attori. È stata un’esperienza che mi ha fatto molto crescere». Così come è stato essere assistente alla regia in una produzione hollywoodiana come “Murder Mistery”, «mi ha permesso di vedere davvero un altro mondo, quello del cinema americano, dove a volte dovevi gestire 300 comparse al giorno…».

“La soddisfazione più grande è capire di essere al posto giusto”

Come in un flashback, proviamo poi a mettere in fila come Giada è arrivata a questo punto. «Ho sempre avuto la passione per i film e il cinema in generale e, in particolare, fin da piccola mi chiedevo come si riuscissero a girare certe scene che sul grande schermo erano spettacolari. Mentre ero alle elementari ho avuto l’occasione di realizzare un cortometraggio con la classe e lì, a soli 9 anni, mi si è accesa questa passione». Non esistendo una scuola superiore dedicata specificatamente a quest’arte, Giada ha dovuto attendere l’università per professionalizzarsi in questo ambito. I risultati del test di ingresso per la Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano parlano da soli: Giada arriva prima su 800 aspiranti e da lì il sogno comincia a prendere sempre più realtà. Dal secondo anno di università si specializza poi in Produzione e il corso di Aiuto regia la coinvolge particolarmente. «Attraverso vari lavori mi sono fatta conoscere, inizialmente venivo coinvolta in molta pubblicità, ma già l’anno del diploma ho collaborato alle riprese di un film e man mano ho avuto sempre nuovi contatti».

Quali sono le soddisfazioni più grandi di questo lavoro tanto impegnativo? «Non ce n’è stata una sola in particolare, ma ricevere ogni volta, dopo aver terminato un lavoro, delle riconferme. Questo mi fa capire di essere al posto giusto, di avere talento e di aver fatto le scelte giuste per metterlo a frutto”. Tra i progetti futuri, oltre la serie Netflix che sta girando, la realizzazione di un corto, a sua firma, entro la fine dell’anno, «un invito che mi ha fatto la regista con cui lavoro ora: le ho promesso di farlo».

Il mondo del cinema: un lavoro che non è più un sogno

E i momenti difficili da superare per arrivare a mettere a frutto questo talento non sono stati pochi. «Non è un mondo facile in cui entrare e non è nemmeno facile restarci. Non c’è una strada unica e chiara per arrivare a lavorare nel mondo del cinema, ci sono tanti mestieri diversi e qualsiasi attore, sceneggiatore o costumista ha un percorso diverso da raccontare. Questo da un lato è molto bello, ma è anche limitante perché non c’è una strada chiara per arrivare a lavorare in un film. Ti devi creare il percorso da solo, con determinazione e voglia, quella che ti dà la forza di seguire i corsi all’università e lavorare al tempo stesso come cameriera per pagarti gli studi. Le difficoltà sono tante, ma è bello poter dire che oggi questo non è più un sogno ma è davvero il mio lavoro».

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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