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L’11 gennaio l’ultimo saluto all’artista faentina Muky, Wanda Berasi. Le parole di Isola

Nella giornata di oggi, martedì 11 gennaio, nella Cattedrale di San Pietro Apostolo in Faenza, si sono svolti i funerali di Muky, Wanda Berasi, scomparsa il 7 gennaio, all’età di 95 anni. Dopo la funzione religiosa, alla quale hanno partecipato moltissime autorità politiche e istituzionali, tra cui la direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche Claudia Casali e il sindaco di Faenza Massimo Isola, amico personale di Muky ha tracciato un ricordo dell’artista.

Massimo Isola: “Muky lascia un vuoto incolmabile”

“Muky se ne è andata in silenzio. Dopo una vita fatta di relazioni, confronti, parole e forme condivise, da due anni Muky si era ritirata nelle sue stanze, nella sua Loggetta del Trentanove. Dopo una vita, fatta di colori intensi, sfumando, è uscita di scena, senza il suono vibrante che ha sempre animato la sua vita. Aveva perso energia, il corpo mostrava i segni del tempo, il suo pensiero alternava pause a momenti di luce. Sono stato tra i pochissimi a sentirla con regolarità in questo “tempo sospeso”. A Natale mi aveva inviato un lungo audio-messaggio con un augurio indirizzato a tutta la comunità
manifestandomi, come sempre, il suo affetto e raccontandomi ancora il sentimento che nutriva verso questa città, che l’aveva accolta, prima con diffidenza e poi con amore, lo stesso che lei ha sempre ricambiato. Ci siamo sempre sentiti vicini. Poi, poche ore dopo, il ricovero e infine il suo saluto definitivo. Muky lascia un vuoto imponente, incolmabile. Da oltre sessant’anni è stata al centro del dibattito culturale della città. Da protagonista. Spesso lo ha provocato, spesso lo ha coltivato, ma sempre lo ha influenzato. Spiazzante nella sua vita creativa, rassicurante nella sua passione e nei temi socio sanitari. “La cultura deve stupire -mi diceva- la sanità deve proteggere. Cerchiamo di tenere sempre insieme questi ambienti fondamentali della vita”. Così per decenni ha prodotto ceramica, poesia, pittura, l’arte tutta, cercando di andare sempre più avanti, innovando, rompendo consuetudini, portando a Faenza le “rivoluzioni” culturali del tempo. Muky ha cambiato la cultura di Faenza. È stata tra le prime a realizzare ceramiche informali, a utilizzare la tecnologia nei processi produttivi. Sicuramente è stata tra le prime donne faentine a esporre in mostre e musei internazionali battendosi per la piena parità di genere in ogni ambito sociale, senza scorciatoie. Ma è stata anche tra le prime a intrecciare i linguaggi dell’arte, a promuovere le vibrazioni della poesia insieme alle forme plastiche della scultura. La forza della parola, l’evocazione e il suono di una immagine, scritta come scolpita. Non solo. Muky è stata una artista nella vita quotidiana: usi e costumi, abiti, accessori, cappelli esplosivi e parrucche sgargianti, la Graziella che saltellava nelle vie del centro: la sua creatività invadeva ogni attimo di tempo vissuto, come accaduto per i grandi artisti internazionali. Una “donna moderna” che spesso tendeva a imbarazzare la comunità perché praticava consuetudini prima degli altri. Di formazione altoatesina, sentiva il senso delle istituzioni di asburgica memoria, passò per Roma, entrando a contatto con la nuova arte italiana del dopoguerra e portò a Faenza il vento del cambiamento. Incontrò Domenico Matteucci, e insieme hanno prodotto centinaia di opere straordinarie, monumenti, ceramiche, sogni a tre dimensioni. La produzione della bellezza che contiene genialità e oscilla tra la cura della tradizione e la audacia del contemporaneo. Altra grande rivoluzione fu la costruzione del cenacolo. Alla Loggetta nacque un alchemico incontro di saperi, un costante confronto di menti, suggestioni, punti di vista. Come nelle grandi città europee, così a Faenza. La cultura entrò nella comunità, si fece dibattito, invase la città. Non solo arte però. I Piatti firmati e disegnati, oggi appesi e sospesi nelle pareti ci raccontano quante biografie, quanti volti, quante storie sono passate per quelle stanze, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Quei piatti, oggi, diventano orme, tracce che la memoria ci consegna, della quale dobbiamo prenderci cura. Nel Palazzo del Trentanove si parla di letteratura, di storia, della società che cambia, di economia e spesso di sanità. Le questioni sanitarie erano per lei fondamentali. Alimentò un confronto stupendo tra ricercatori, medici, cittadini, avvicinando la ricerca scientifica alla comunità.

Muky

L’amore per Faenza

Nella sua grande generosità, Muky, ad esempio, nel 2020 donò una ambulanza superaccessoriata al pronto soccorso quale gratitudine per la resistenza alla ondata Covid, ma donazioni e aiuti al mondo sociale sono stati una costante della sua vita. Quando sentiva fragilità non stava con le mani nelle mani, ma cercava di prendersene cura dando il proprio sostegno. Poi i temi della pace, altro valore imprescindibile per lei. Pacifista convinta, amava il confronto tra le culture religiose, i punti di vista diversi, da ricondurli in una armonia costruttiva che coltivava con la sua dolcezza, la sua poesia, il suo carisma. La sua spiritualità a servizio dell’incontro tra le energie emotive. Poi il mondo a Faenza. Donando alla comunità il suo storico Palazzo, Muky ha posto come condizione centrale quella di essere luogo di residenza per artisti internazionali in transito a Faenza. L’incontro con creativi cresciuti in ogni angolo di mondo lo vedeva come generatore di energia nuova, fertilizzante per la nostra identità, ossigeno per costruire pensieri contemporanei. Così, insieme al Museo Muky Matteucci nella Loggetta nasceranno luoghi per residenze di artista oltre che laboratori dove creare, per cambiare il mondo. Essere provincia, con orgoglio, ma saper guardare lontano. Essere in Provincia, ma non provinciali. Adesso tocca a noi. Muky ci lascia tracce chiare e profonde. Ci lascia il suo sguardo attento e pungente, la sua visione di mondo. Ci ha indicato una rotta, che dobbiamo seguire. Dolce e decisa, ci ha chiesto di non fermarci, di rendere sempre più aperta la nostra città. Più cosmopolita nell’essere luogo d’arte e più inclusiva nell’essere comunità educante. Noi lo faremo mettendo a frutto i suoi insegnamenti, la sua voglia di vivere, l’altruismo come pratica quotidiana, la pace e il rispetto di ogni cultura, come bussola per orientare il nostro cammino.
Con gratitudine”.

Massimo Isola

Un videomapping nelle arcate della Loggetta del Trentanove

Un ricordo di Wanda Berasi è stato portato anche da Claudia Casali, direttrice del Museo internazionale delle ceramiche in Faenza. Al termine, un lungo corteo a piedi ha accompagnato il feretro di Muky verso il cimitero dell’Osservanza dove riposerà a fianco di Domenico Matteucci, suo marito, nel Famedio, lo spazio dedicato ai faentini che hanno contribuito a rendere grande la città. L’amministrazione comunale ha fatto realizzare un videomapping nelle arcate della Loggetta del Trentanove, la residenza di Muky. Saranno visibili dal tramonto di martedì 11 gennaio fino alla mezzanotte di domenica 16 gennaio.

Letizia Di Deco

Classe 1998, vivo a Faenza. Mi sono laureata in Lettere Moderne e poi in Italianistica e Scienze linguistiche all’Università di Bologna. Scrivo per il settimanale Il Piccolo di Faenza. In attesa di tornare definitivamente in classe da prof, mi piace fare domande a chi ha qualcosa di bello da raccontare su ciò che accade dentro e fuori le pareti della scuola. Ho sempre bisogno di un buon libro da leggere, di dire la mia opinione sulle cose, di un po' di tempo per una corsetta…e di un caffè

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