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Faenza Sport, oltre 100 allenatori e dirigenti da tutta Italia al convegno su giovani e talento

Come contrastare l’abbandono precoce dell’attività sportiva dei giovani? Un allenatore, per far crescere i propri talenti, deve puntare sulla competizione o sulla competenza? Qual è il quadro delle nuove generazioni italiane e come possono le varie discipline olimpiche stare al passo con i tempi e avere un progetto comune? In oltre cento, tra allenatori, tecnici e dirigenti sportivi provenienti da tutta Italia, hanno partecipato venerdì 29 marzo 2019 al convegno “Non abbassare l’asticella” promosso da Faenza Sport, progetto che unisce le società Atletica 85, Club Atletico Lotta, Centro Sub Nuoto Club 2000 e Club Atletico Tennis “Teo Gaudenzi”. Un’occasione per fare il punto sui settori giovanili delle varie discipline olimpiche con l’obiettivo di aiutare i giovani a coltivare i propri talenti contrastando, al tempo stesso, l’abbandono precoce dell’attività agonistica. Centrale, in questo, è la figura dell’allenatore, che deve essere preparato tecnicamente ma anche abile nel mettere l’atleta nelle miglior condizioni possibili per esprimersi, con l’ausilio non solo del proprio ‘occhio’ ma anche delle nuove tecnologie. Al centro del convegno sono stati anche il tema del calo demografico in Italia e dei social che possono spingere i ragazzi alla sedentarierà: ecco allora che lo sport può essere un veicolo non solo agonistico, ma anche educativo, per aiutare i giovani a crescere nella società digitale.

Il convegno su giovani e sport è tenuto il 29 marzo 2019 alla Fondazione Banca del Monte di Faenza

Ad aprire il convegno non poteva che essere la premiazione di un giovane talento di casa: si tratta di Michele Busa, nuotatore 17enne del Centro Sub Nuoto Club 2000 che ha recentemente vinto quattro medaglie giovanili ai nazionali di Rimini. Il convegno è entrato poi nel vivo con i saluti di Alberto Morini, promotore dell’iniziativa ed ex vicepresidente Fidal, che ha introdotto il tema della serata e i suoi obiettivi. “Non abbassare l’asticella significa non abbassare gli obiettivi che vogliamo porci in futuro. Il rischio è infatti quello di accontentarci sempre di più e di perdere così le maggiori sfide della contemporaneità – ha affermato Morini – Questo, unito all’abbandono precoce dei giovani atleti, genera un pericoloso passo indietro sul piano culturale prima ancora che sportivo”.

Un convegno con dirigenti e allenatori per dialogare e porsi obiettivi senza “abbassare l’asticella”

A moderare gli interventi è stato Elio Locatelli, direttore della Performance presso la Federazione italiana di atletica leggera, e già preparatore atletico del Coni. “Oltre alla scelta di uno sport non adatto alle caratteristiche psico-fisiche del ragazzo – illustra Locatelli – sono il mancato inserimento all’interno del gruppo e il poco divertimento a incidere molto sull’abbandono nell’età adolescenziale. Spesso poi la specializzazione precoce favorisce l’abbandono e bisogna che le società prevengano queste situazioni”. E’ intervenuta poi Francesca Vitali, psicologa dello sport all’università di Verona che ha trattato del “Settore giovanile e alto livello: ruoli diversi, capacità diverse, motivazione da indurre”. “Non è scontato – spiega Vitali – che un allenatore sia anche un educatore sportivo. Il suo compito non è solo quello di migliorare le prestazioni dl suo atleta, ma anche quello di aiutare i giovani a esprimere al massimo le proprie potenzialità, ricavando soddisfazione dalla propria attività sportiva. Per evitare il burnout, l’abbandono precoce, si deve spostare l’attenzione dalla competitività alla competenza con al centro il miglioramento personale”. Di “Chi è un talento e come lo si può identificare” ha parlato Matteo Bonato, assegnista di ricerca all’Università di Milano. “L’allenamento prepuberale o puberale non dovrebbe avere come obiettivo principale gli adattamenti dei sistemi metabolici – spiega Bonato – e rimandati solo all’età adolescenziale”. Bonato ha poi spiegato come si riconosce un talento, anche con l’ausilio di supporti scientifici e non solo con l’occhio dell’allenatore, e come poi coltivare queste sue potenzialità.

Presenti vertici nazionali di diverse discipline sportive, dall’atletica al nuoto

Francesco Di Stefano, docente e collaboratore del Centro Studi Fidal, ha parlato di “Valutazione funzionale, video analisi e misure in campo”, illustrando con diversi filmati vari esempi – dall’atletica al nuoto – in cui, con l’ausilio di una semplice videocamera, è possibile realizzare test in grado di aiutare allenatore e atleta a correggere i propri errori e a migliorarsi. Il convegno si è poi concluso con il dialogo tra Antonio La Torre, direttore tecnico Squadre nazionali Fidal, e Walter Bolognani, responsabile tecnico delle squadre giovanili della Fin. Dirigenti e uomini di campo che hanno raccontato le proprie esperienze e tracciato obiettivi per il futuro, con un focus particolare sulla comunicazione e sulla società digitale che rappresenta una sfida che può anche trasformarsi in opportunità. A patto però di non abbassare l’asticella.

Faenza sport, convegno 29-03-19: photogallery

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Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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