Verso Faenza 2020: l’analisi del voto del 26 maggio di Lega, M5S, Pd e IxC
Dopo l’analisi del voto faentino del 26 maggio che abbiamo promosso come Buonsenso@Faenza nei giorni scorsi, ecco un nuovo approfondimento in vista delle prossime elezioni amministrative che vedranno Faenza protagonista nel 2020. Per fare il punto su quanto emerso dalle elezioni Europee e Comunali delle scorse settimane, abbiamo intervistato Gabriele Padovani (Lega), Massimo Bosi (Movimento 5 Stelle), Niccolò Bosi (Pd) e Domizio Piroddi (Insieme per Cambiare): com’è cambiato lo scenario politico in città? Come si stanno muovendo i partiti tradizionali? E quale può essere il ruolo dei civici? Per costruire fin d’ora la Faenza del futuro ed essere tutti cittadini consapevoli e protagonisti nell’indicare temi e progetti per la città.
Gabriele Padovani – Lega
Qual è il bilancio di questo voto del 26 maggio e dei successivi ballottaggi?
Faenza a mio avviso ha risposto bene alla proposta della Lega. Dall’anno scorso a oggi c’è stato un grande incremento del 13%, cosa non semplice da raggiungere in un solo anno. A Faenza abbiamo dei seggi in cui siamo molto avanti: non solo Reda, ma anche S.Lucia, Borgo Tuliero, e in generale tutto il forese; rimaniamo distanti in alcune aree come via Corbari e via Cavour. In quest’ultima area però l’affluenza è stata bassa, e quindi c’è un elettorato che dobbiamo riuscire a intercettare. Sicuramente ha influito il traino nazionale, ma anche il fatto che fossi candidato a Faenza: entrambi gli aspetti hanno giovato. In particolare, se guardiamo alle preferenze, nel Comune ne ho ottenute 1.893 su quasi 9mila voti complessivi dati alla Lega, all’incirca una preferenza ogni quattro voti: è la percentuale più alta (tra preferenze/voti espressi alla lista, ndr) di tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna, ed è lo stesso rapporto che si trova in vari Comuni del Veneto. A livello personale, riuscire a essere eletto per il Parlamento Europeo era una sfida difficilissima, visto che c’erano molti candidati del Veneto dove la Lega è più strutturata e amministra da tanti anni. Per arrivare a quei livelli in Emilia-Romagna dobbiamo continuare a lavorare sul territorio. Alcuni risultati stanno già arrivando: in diversi Comuni abbiamo vinto, come Ferrara o Forlì, e qui dobbiamo dimostrare di saper ben amministrare. Oggi non è tanto l’ideologia che interessa la cittadino, ma il saper ben governare e lo si è visto nella differenza del voto tra Europee e Comunali. Dobbiamo dimostrare nelle parole e nei fatti di essere i migliori.
Brisighella è stato l’unico Comune nell’Unione a passare al centrodestra e lo ha fatto con un esponente civico. Come valuta un’eventuale simile proposta per Faenza? E in tal caso, quale sarebbe il suo ruolo?
Parto dal presupposto che il mio ruolo, qualunque esso sia, è essere della Lega. Faremo un sondaggio dove guarderemo l’indice di gradimento delle varie opzioni, vedendo quello che i numeri dicono. Poi capiremo come si può lavorare, tenendo conto che il voto oggi è molto volatile e questo per me è un fatto positivo perché costringe i politici a far bene per convincere gli elettori. Io ho sempre lavorato per il ruolo che mi è stato affidato degli elettori, che oggi è di consigliere comunale e capogruppo Lega. Dopo queste riflessioni, si faranno tutte le valutazioni del caso. E’ vero che a Brisighella ha vinto un civico, ma a Ferrara, per esempio, ha vinto Alan Fabbri come esponente Lega. Direi che non c’è una regola su cosa sia meglio in questo momento e il ragionamento su Faenza 2020 va fatto con intelligenza. Numeri alla mano, i civici di cinque anni fa a Faenza non andarono benissimo, una delle liste civiche che andò meglio fu la mia. Nel dialogo con tutte le altre forze di centrodestra metterò sul piatto le preferenze e i numeri che ho raccolto in queste Europee.
Massimo Bosi – Movimento 5 Stelle
Qual è il bilancio che Massimo Bosi dà a questo voto del 26 maggio e successivi ballottaggi?
Prendiamo atto di una bocciatura momentanea, ma chiara, del nostro gruppo politico. Abbiamo perso percentuali anche rispetto alle Europee del 2014. Il popolo ci ha nettamente bocciato e ci rimane una grande amarezza, soprattutto vedendo l’operato di questo ultimo governo che riteniamo positivo e trainato, nei fatti, dal Movimento 5 Stelle. Noi comunque non molliamo e continuiamo a lavorare, cercando di migliorare in particolare negli aspetti comunicativi.
A cosa è dovuta secondo te questa frattura col popolo?
Le ipotesi possono essere tante. Ho un po’ di sfiducia nel vedere come l’interesse del singolo vada a superare il bene comune, Come detto, può essere che noi comunicativamente non siamo riusciti a far capire quanto stavamo facendo: lottiamo contro un’informazione a senso unico contro il Movimento, che non viene trattato come gli altri partiti. Dobbiamo migliorare in tanti aspetti, le soluzioni non sono semplici. A Faenza abbiamo avuto un trend peggiore di quello nazionale. Il nostro gruppo è dal 2005 che si dà da fare, ed è stato uno dei primi nati in Italia. Da anni lavora per il bene della città e frequenta tutte le commissioni; e vedere invece gruppi politici che non lavorano o si assentano dagli impegni istituzionali ottenere oltre il 30% per noi.è una grande delusione. Il nostro gruppo però rimane coeso e compatto, e cercheremo aiuto e risposte nel confronto con la cittadinanza.
Sembra essere tornato in voga, in queste amministrative, un bipolarismo forte e in cui i 5Stelle faticano a ritagliarsi un ruolo. Può avere inciso l’assenza, nelle candidature, di figure di un certo spessore ed esperienza? Come forza politica faentina, in vista delle amministrative 2020 pensate di puntare a un’apertura a chi anche non si riconosce nel M5S ma fa parte della società civile (apertura a liste civiche) oppure punterete più sui temi che vi vedono impegnati come consiglieri da 9 anni?
Noi siamo aperti a tutti, purché ci si riconosca nel Movimento e nelle sue regole. Non è obbligatorio candidarsi, e si può fare politica anche fuori dall’ambito istituzionale. Il gruppo è a disposizione di chiunque, se si troveranno persone interessante siamo pronti a presentarle. A queste Europee avevamo uno dei miglior candidati, Salvatore Lantino, che era da otto anni nel Movimento e ha dimostrato la propria competenza nell’incontro promosso a Faenza dai Giovani federalisti europei. Ma stiamo vivendo un momento storico in cui l’elettorato ragiona fino a un certo punto: anche a Faenza tra la preferenze maggiori indicate dagli elettori c’era quella di Salvini, che non avrebbe comunque mai partecipato al nuovo Parlamento Europeo. il voto è liquido, e la nostra forza può e deve continuare a essere la coerenza.
Niccolò Bosi – Pd
Come valuti il dato emerso dalle elezioni del 26 maggio?
In ambito locale, il primo dato che va messo in risalto è la differenza del risultato nazionale rispetto a Faenza. Qui il Pd si è dimostrato capace di convincere come proposta politica ed è a ancora il primo partito della città. La prima tornata elettorale inoltre è stata significativa perché, se da un lato in Romagna per le Europee si è visto vincere in molti Comuni la Lega, il dato è cambiato molto con le Comunali: al primo turno, eccezion fatta per Brisighella, in Romagna hanno vinto i progetti proposti dai democratici e i progressisti. Cosa significa questo? Quando abbiamo un’idea chiara per la città, una visione, e la sappiamo raccontare e andiamo uniti insieme ai cittadini, vinciamo. Vuol dire che le persone, insieme alla squadra, giocano un ruolo centrale in tutta questa partita. E’ importante che a livello locale emerga forte il concetto di squadra e il presentarsi sotto un’unica bandiera che tenga conto delle diverse anime e peculiarità. E’ il dialogo poi che fa nascere progetti validi. La seconda tornata dei ballottaggi ha avuto un risultato differente; il Pd ha perso Forlì e Ferrara. Uno dei motivi di questo risultato è probabilmente la rinnovata contendibilità di queste città, un sentimento che ha prevalso e che ha portato molti cittadini a fare questa scelta.
Faenza sembra ricalcare lo scenario nazionale che divide la campagna al cdx e la città al csx. Quali strategie a Faenza per intercettare l’elettorato più periferico e consolidare gli elettori del centro storico? Quali sono i bisogni che emergono da questi cittadini?
Ci si deve interrogare per capire se chi non abita i centri urbani si senta abbandonato. Inoltre dobbiamo riflettere su certe priorità politiche. In questi anni abbiamo comunicato bene determinati temi che probabilmente fanno più breccia su chi vive nei centri urbani, una fascia di cittadini che ha necessità diverse invece da chi vive ‘oltre le mura’. Il problema sicurezza, per esempio, è percepito in maniera diversa dal centro città e dal forese, e in quest’ultima zona hanno attecchito le proposte della Lega che arrivano però da un piano soprattutto nazionale. Importanti sono poi le connessioni tra centro storico e forese, per far sì che nessuna area della città si senta abbandonata: abbiamo fatto tanti investimenti per il recupero di importanti aree del centro storico, che devono poter essere a disposizione di tutti i cittadini. La vera sfida per il futuro è far vivere tutta la città, non lasciando indietro nessuno. Anche per questo il lavoro è uno dei temi centrali su cui si gioca il futuro della città.
In vista di Faenza 2020 hai utilizzato l’espressione ‘Rimbocchiamoci le maniche’. Cosa intendi concretamente? E dato che hai parlato dell’importanza delle persone, qual è la persona giusta in questa prospettiva a guidare la coalizione di centrosinistra?
“Rimbocchiamoci le maniche” è un’espressione che dà un chiaro segnale: dobbiamo avere un progetto veramente inclusivo che porti all’interno del prossimo programma quegli aspetti sui quali siamo stati carenti. Sono sempre convinto che quando si amministra una città si debba avere un orizzonte a 360 gradi. Dobbiamo costruire un progetto non semplicemente per vincere, ma che sia a beneficio di tutta la città. Ci vuole dunque una squadra con tante anime che dialoghino in maniera costruttiva. La persona adatta a guidare questo programma sarà colui che riesca a essere sintesi della squadra, una persona che si fa portavoce di una visione della città. Nel farlo deve essere bravo a considerare la sensibilità di tutte le anime di coalizione e della città stessa, quest’ultimo aspetto è forse la cosa più importante.
Domizio Piroddi – Insieme per Cambiare
Che giudizio dà Domizio Piroddi a questa tornata elettorale del 26 maggio?
Il primo dato che va evidenziato è l’affluenza modesta che hanno registrato queste elezioni: questo è un segnale che testimonia ancora una volta la mancanza di fiducia degli elettori verso i partiti tradizionali. Un importante dato è anche quello del ribaltamento di voto tra elezioni Europee e Comunali, che denota una maggior conoscenza dei cittadini nell’ambito locale, nel quale il civismo ha sicuramente un ruolo importante. Un altro dato importante, per quanto riguarda la nostra Unione, è che a parte Brisighella, tutti gli altri Comuni sono rimasti al centrosinistra. Restando in Romagna, nel caso di Forlì il centrodestra ha vinto portando un moderato civico: segno che si vince più o meno sempre con uno sguardo al centro o con dei civici. Sulle prossime Regionali non è scontato secondo me un ribaltamento come nelle Comunali, oggi il centrodestra è in vantaggio di nove punti e quindi la Regione è davvero contendibile. A Brisighella il segnale c’è stato e nulla ormai va dato per scontato, se si trovano le persone giuste.
Proprio a Brisighella, come Insieme per Cambiare avete deciso di non schierarvi né con Pederzoli (cdx) né con Esposito (csx). Qual è la motivazione di fondo di questa scelta e cosa può significare nei successivi rapporti con l’attuale maggioranza in vista di Faenza 2020?
La nostra decisione è nata dopo alcuni incontri che abbiamo fatto e non abbiamo trovato in nessuno dei due esponenti che ci convincesse. La nostra posizione è stata dunque di equidistanza. La vittoria è stata minima, parliamo di 170 voti, e quindi è un segnale importante: nel caso avessimo sostenuto il centrosinistra sarebbe potuto finire diversamente. A Faenza il Pd ha preso un 35% scarso e molti hanno votato Pd in funzione di alcune preferenze, per esempio Calenda e De Castro, in particolare quest’ultimo esperto del settore agricolo vitale per il nostro territorio. Anche in questo caso i civici sono stati fondamentali in questo risultato. Il dato che emerge è che il Partito Democratico non è un partito che può vincere da solo a Faenza, oggi ancora più di ieri ha bisogno di alleanze che possono venire dal civismo. La Lega, dall’altra parte, può contare su alcune alleanze storiche di altri partiti, come Forza Italia e Fratelli d’Italia, che pur meno forti a Faenza rispetto che altrove, possono dare un forte contributo. Per il Pd, da solo, fare più del 50% è dura, e saranno dunque le liste civiche a fare da ago della bilancia. I rapporti con il Pd ravennate, da parte di Insieme per Cambiare, sono buonissimi e con gli esponenti faentini ci incontreremo a breve, ma nulla è scontato. Noi ci stiamo muovendo, abbiamo un’attrattività che i partiti tradizionali non hanno. Questo dovuto anche allo spettacolo pietoso che ogni giorni ci impone la politica nazionale: ormai è difficile trovare persone che aderiscano al 100% a un partito o un movimento, manca la fiducia e c’è un voto fluido. Noi da dieci anni siamo concretamente attivi sul territorio, e stiamo riscontrando segnali molto positivi che ci fanno pensare di essere sulla strada giusta.
A cura di Samuele Marchi