Centro storico, campagne, preferenze: Faenza fra europee 2019 e comunali 2020
Le elezioni europee di domenica 26 maggio che a livello nazionale hanno visto trionfare la Lega di Matteo Salvini, affermatasi come primo partito nazionale, a Faenza hanno avuto un esito parzialmente diverso: con 9.867 voti, pari al 34,8% dei voti, il Partito Democratico guidato da Nicola Zingaretti è riuscito a rimanere la prima formazione politica della città. La Lega, che in queste elezioni europee vedeva candidato nella circoscrizione Nord Est il consigliere comunale e già candidato sindaco Gabriele Padovani, ha raccolto 8.967 voti (31,6%) e insedia il primato dei democratici. Come avvenuto a livello nazionale, il Movimento 5 Stelle è invece uscito estremamente ridimensionato rispetto alle elezioni politiche del 2018, e anche nella città delle ceramiche si è dovuto accontentare dell’11,66%, per un totale di 3.307 suffragi. L’occasione è quindi ghiotta per fare il punto sui principali indizi che si possono cogliere da queste elezioni europee in vista delle elezioni comunali faentine del 2020.
Vincitori e vinti: come cambia la geografia elettorale a Faenza fra 2018 e 2019
Pur in un contesto di minore affluenza, dal momento in cui un 15% circa di elettori delle politiche 2018 hanno deciso di non recarsi alle urne per il rinnovo del Parlamento Europeo, i dati di domenica 26 maggio si prestano a un confronto con i voti espressi l’anno scorso per la Camera dei deputati. Il Pd passa dal 28,2% al 34,8%, segnando un aumento del 6,6%, superiore di due punti percentuali a quanto si è riscontrano a livello nazionale: i progressi maggiori, superiori a 10 punti percentuali, li raccoglie in molte sezioni del centro storico (la n. 5 e la n. 7 in zona via Cavour e via Bondiolo; e dal 18 al 22 compresi, una specie di quadrilatero fra corso Mazzini e corso Saffi, san Domenico e San Francesco). La Lega segna un netto balzo in avanti, dal 18,5% al 31,6%, con un notevole +13,1% su base annua, inferiore però alla media nazionale del +15,3%. Gli aumenti più significativi si riscontrano in zone rurali verso le colline (sezioni dalla 31 alla 34: Santa Lucia, Oriolo dei Fichi, Sarna e Marzeno), nella cintura urbana di via Granarolo (sezioni dalla 36 alla 38) e naturalmente nel cuore del feudo di Gabriele Padovani (sezioni 41 e 42 fra Reda, Prada e Corleto), tutte zone dove il partito del Ministro dell’Interno incassa più di 15 punti in più dell’anno scorso. Per il Movimento 5 Stelle si tratta di contenere i danni: i cinque stelle faentini vedono calare il proprio risultato dal 25,2% all’11,7% (-13,5%), un dato che però presenta una diminuzione inferiore rispetto a quella nazionale (-15,2%). Le zone dove i cinque stelle riescono a calare di meno, perdendo “solo” 10 punti percentuali, si concentrano in parti del centro storico e zone vicine (sezioni dalla 3 alla 5, fra via Cavour e lo Stradone), zona via Bertoni, via Renaccio (n. 11 – 12) e zona fra via Laghi, via Trieste e via Zambrini (n. 13 – 14).
La campagna alla Lega, mentre il Pd (e il centrosinistra) riconquistano il centro storico
Aldilà delle variazioni rispetto al 2018, qual è l’equilibrio fra le varie forze politiche all’interno del Comune, nei suoi vari quartieri? (1) E’ possibile valutare questo aspetto aggregando le sezioni in zone grossomodo omogenee al proprio interno (superando anche l’artificiosa partizione dei quartieri) e cercando di individuare per ciascuna di esse un bacino di elettori che varia fra le 3.600 e le 7.000 persone. Quello che scopriamo è che il Partito Democratico supera il 35% nella zona Sud (dalle parti delle Bocche dei Canali e dei Cappuccini), nel Borgo Durbecco e nel centro storico, dove tocca il 44% nella sez. 5 di via Cavour. Proprio il progresso nel centro storico è un dato interessante per il Pd, dal momento in cui questa zona di Faenza è stata da sempre più appannaggio delle forze moderate di centrodestra. Diametralmente opposta la geografia del consenso leghista, che passa la soglia del 34% in tutto il Forese, ovviamente da Reda (nelle cui zone supera nettamente il 40%) fino a Granarolo, passando per San Pier Laguna, Celle e Sarna, mentre fatica maggiormente all’interno delle mura. Il Movimento 5 Stelle conferma la sua maggior rilevanza nella zona Nord, specie dalle parti comprese fra la Ravegnana e via Granarolo (zona San Rocco – sez. 37) e nella sezione semi urbana che va da via Cerchia a San Pier Laguna (sez.54). Per quanto riguarda i partiti minori, Forza Italia passa il 5% in centro storico e nella sona centro Nord, mentre Fratelli d’Italia ha il risultato migliore verso Sud, mentre paga dazio alla Lega nel Forese Est (dove probabilmente viene vampirizzata dalla candidatura Padovani). Per la formazione +Europa, un buon risultato in centro storico (5%), mentre sembra che la sua proposta sia meno apprezzata nelle campagne, dove raccoglie il 3%.
Aggregando tutte le formazioni, anche minori, nelle due principali coalizioni (ipotizzando dunque un centrosinistra e un centrodestra che aggreghino tutte le forze politiche delle rispettive aree, ndr), si ottiene una situazione dove il centrosinistra risulta maggioritario complessivamente nel Comune di Faenza con il 44,5%, ma è rincorso da vicino dal centrodestra con il 43,6%. Il centrodestra, ormai trainato dalla Lega, riesce a distanziare il Pd in tutte le zone del forese e nella zona Nord. Si potrebbe dire che anche a Faenza viene a ricostituirsi una faglia città-campagna, con le zone più periferiche del Comune che tendono a votare maggiormente il centrodestra, e il centrosinistra che recupera di più nelle zone urbane e residenziali. Attenzione però: nelle campagne vivono solamente 13.500 elettori, a fronte dei 31.300 presenti nelle zone urbane; e anche allargando la definizione di “periferia” alla zona Nord (composta appunto dalla parte di città oltre il cavalcavia e la linea della ferrovia) il rapporto rimane a 17.700 contro 27.200. Ciò significa che il centrodestra, per risultare competitivo fin dal primo turno delle comunali del prossimo anno, dovrà trovare il modo per insediare il primato del Pd nel centro storico e nelle zone urbane (cosa già parzialmente avvenuta nel 2018 con le elezioni politiche, quando 5 sezioni dentro le mura votarono centrodestra). Il Pd al tempo stesso potrebbe darsi l’obiettivo di recuperare nella zona del forese monte (specie Sarna e Santa Lucia) e nella zona dello Stradone dove sembra aver perso consensi rispetto all’equilibrio che si era determinato nel ballottaggio 2015.
I signori delle preferenze: Calenda e Padovani
Infine, la tematica delle preferenze, presente alle elezioni europee così come alle elezioni comunali. Il derby fra Carlo Calenda, capolista dem sostenuto dalla consigliera regionale Manuela Rontini, e il faentino Gabriele Padovani si è risolto a favore del primo, che ha raccolto 1.921 voti a fronte dei 1.893 del candidato leghista. Questo ci dice che da una parte vi è ancora una capacità di mobilitazione da parte dell’area renziana del Partito Democratico, che pur avendo “perso” le primarie contro Nicola Zingaretti esprime tuttora il sindaco, il senatore e la consigliera regionale di riferimento. Sicuramente l’aver indicato come candidato d’area un volto noto anche a livello televisivo come Calenda ha aiutato nel raccogliere consensi. In secondo luogo, Padovani non è riuscito nell’impresa di affermarsi come politico più votato della città, ma ciò non deve nascondere un tesoretto di quasi 2mila preferenze che in pochi a Faenza possono vantare.
Per una valutazione comparativa fra la capacità dei candidati di raccogliere preferenze, ci soccorre l’indice di preferenza, un indicatore calcolato dal rapporto fra il numero di preferenze espresse e il totale di quelle esprimibili: il Pd vede il 17,2% delle preferenze espresse, la Lega il 13,2%, il M5S il 3,9%, Forza Italia il 13,3%, Fratelli d’Italia l’8,9% e +Europa l’8,9%. Cosa si può dire osservando questi numeri? Sicuramente il Pd ha fatto un grande lavoro sulle preferenze, con candidati noti e – probabilmente – diversificati, in grado cioè di attrarre l’espressione di un voto più composito. La Lega, pur con un tasso abbastanza elevato, non si distanzia molto da Forza Italia, anzi si situa al di sotto: sembra quindi che, complice il grande aumento di consensi verso la formazione di Salvini, la candidatura di Padovani non sia stata al passo con il balzo in avanti di voti per il Ministro dell’Interno. Il Movimento di Di Maio invece si conferma una forza politica a bassa intensità di preferenze, cioè dai candidati poco conosciuti: questo aspetto, da sempre una caratteristica del partito a livello locale quanto nazionale, sta diventando sempre più un problema nel momento in cui spesso si compete anche grazie al consenso e alla credibilità personale dei propri candidati, e non soltanto per il bagaglio di idee e di programmi proposti. Su questo fronte queste elezioni europee rappresentano più un pareggio che una vittoria per la Lega o il Partito Democratico. Il secondo round è quindi rimandato alle regionali, che si terranno probabilmente a gennaio 2020, per poi avere la sfida definitiva fra maggio e giugno 2020 con le elezioni comunali. La maratona verso Palazzo Manfredi è ufficialmente iniziata.
Andrea Piazza
Note:
(1) Ecco il dettaglio delle sezioni sommate per le varie zone:
Centro storico: 3, 5, 6, 7, 12, 18, 19, 20, 21, 22
Centro Sud (Stradone, Paradiso e via Lapi): 1, 2, 4, 8, 9, 10, 54
Sud (Cappuccini e Orto Bertoni): 11, 46, 47, 48, 49, 50
Centro Nord (Stazione e porta Ravegnana): 13, 14, 17, 23, 55
Nord (San Marco e via Filanda Nuova): 15, 16, 35, 36, 37
Borgo Durbecco: 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30
Forese monte (Errano, Marzeno, Santa Lucia): 31, 32, 33, 34, 51, 52
Forese est (Reda, Pieve Cesato, Cosina): 38, 39, 40, 41, 42, 43
Forese nord (Granarolo, San Pier Laguna, Celle): 44, 45, 53, 56, 57