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Esame di maturità al via per 2.600 ravennati: si parte con Giorgio Caproni

Il momento è arrivato: sono più di 32mila (esattamente 32.207) gli studenti emiliano-romagnoli che da mercoledì 21 giugno affronteranno l’esame di maturità. Di questi, i candidati interni sono 31.629, gli esterni 578 e rispetto all’anno scorso si tratta di 360 maturandi in più.

In provincia di Ravenna 2.654 studenti alle prese con l’ esame di maturità

La maggior parte degli studenti vengono dalla provincia di Bologna (6.456), seguiti da Modena (5.581), Reggio Emilia (3.694), Parma (3.326), Forlì-Cesena (3.192), Ferrara (2.721), Ravenna (2.654), Rimini (2.523) e Piacenza (2.060).
Inoltre, circa 14mila maturandi frequentano i licei, mentre poco più di 11mila provengono dagli istituti tecnici e circa 7mila dai professionali. Le commissioni esaminatrici, infine, saranno 785 (23 in più dell’anno scorso).

Esame di maturità: gli studenti in crescita dell’1,4%

I dati sugli esami di maturità dimostrano una progressiva crescita degli studenti che vi partecipano. Paragonando i dati con quelli dei due precedenti anni scolastici, emerge infatti che i candidati interni sono aumentati dell’1,4% rispetto al 2015/16 e del 6,4% rispetto 2014/15. Diminuiscono invece i candidati esterni, con un calo del 10,9% rispetto all’anno scolastico 2015/16 e del 22,5% rispetto al 2014/15.
L’esame di maturità prevede tre prove scritte. La prima, quella di italiano, è comune a tutti gli indirizzi di studi, mentre la seconda è specifica a seconda della scuola frequentata. Per alcuni indirizzi è prevista anche una quarta prova di tipo linguistico. Alle prove scritte segue poi un colloquio.

Chi è Giorgio Caproni

Considerato uno dei più grandi poeti del Novecento italiano, Giorgio Caproni era del 1912, livornese. Studiò a Genova, ma visse quasi tutta la sua vita a Roma. Fece la guerra (1939), partecipò alla Resistenza, fu per molti anni maestro elementare e collaborò con diversi giornali e riviste scrivendo poesie ma anche saggi, racconti e traduzioni, soprattutto dal francese e di opere molto importanti: “Il tempo ritrovato” di Proust su incarico di Natalia Ginzburg, “I fiori del male” di Baudelaire, “L’educazione sentimentale” di Flaubert, tra le altre. Giorgio Caproni iniziò a scrivere poesie e sonetti mentre frequentava le magistrali inviandoli a varie riviste genovesi. Studiò anche musica, poi dovette rinunciare, e fu per lui una decisione molto sofferta. Nei lavori preparatori della raccolta postuma “Res amissa” – da cui è tratta “Concessione” – alcune poesie furono trascritte direttamente sui righi di uno spartito musicale. Nei suoi versi Caproni parlò di Genova, della madre, del linguaggio e di Livorno: i “Versi livornesi”, ad esempio, sono contenuti nel suo libro forse più popolare, “Il seme del piangere” (1959). Ancora in vita, ricevette numerosi premi e riconoscimenti diventando uno dei maggiori poeti del Novecento italiano.

Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e la città natale, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimenti. Nel corso della sua produzione Caproni procede sempre maggiormente verso l’utilizzo di una forma metrica spezzata, esclamativa, che rispecchia l’animo del poeta alle prese con una realtà sfuggente impossibile da fissare con il linguaggio. Questo stile è evidente anche nell’impiego della forma classica del sonetto, impiegato in forma “monoblocco”, ovvero senza divisioni strofiche. Caproni spezza la regolarità e il ritmo del sonetto utilizzando rime interne, enjambements, una sintassi spesso franta e il ricorso a interiezioni. L’ultima fase della sua poesia (da Il muro della terra in poi) insiste sul tema del linguaggio come strumento insufficiente e ingannevole, inadeguato a rappresentare la realtà:

« Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos’è, nella sua essenza, una rosa ».

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