Scuola in stand by: paure e speranze a marzo 2021

È come uno strappo su una cicatrice dover scrivere ancora che, a partire da martedì 2 marzo per due settimane, le scuole di ogni ordine e grado in via cautelare e preventiva chiudono alla luce dell’incremento dei contagi di fine febbraio in Emilia-Romagna e del conseguente ingresso in zona arancione rafforzata. Difficile usare parole nuove per descrivere qualcosa di identico a ciò che è già accaduto e continua ad accadere ormai da un anno. Eppure in questo clima in cui sembra tutto spento, resta ancora una luce lampeggiante: la spia rossa che indica lo stand by. Una lucina che non smette di lampeggiare, che ti ricorda che un dispositivo è acceso, anche se non lo stai usando. A stare accanto, stand by, a bambini e ragazzi sono ancora le richieste del comitato Priorità alla Scuola, attivo da un anno su questo fronte.

L’appello di Priorità alla Scuola: scuole chiuse come ultima ratio

Genitori, insegnanti, studenti universitari e di scuola, chiedono ancora una volta di tornare in classe quanto prima. Le richieste perché questo possa avvenire in piena sicurezza sono ancora una volta lo screening capillare del personale scolastico, dei ragazzi e delle rispettive famiglie, ma soprattutto un’accelerazione nella vaccinazione di insegnanti e personale Ata. Il punto però su cui il comitato insiste è sempre quello che porta nel nome: la priorità. La richiesta è quella di riconoscere la priorità della scuola nella società e quindi di chiuderla solo ed esclusivamente in ultima ratio. Un punto centrale questo che è stato ribadito anche nella lettera inviata al presidente Bonaccini proprio qualche giorno fa da Priorità alla Scuola Emilia-Romagna che ha promosso l’iniziativa del “mail bombing”, ovvero l’invio di queste richieste da parte di tutti coloro che hanno voluto aderire sottoscrivendo un’unica mail. Un bombardamento di richieste che, pur essendo stato preso in considerazione, non ha avuto l’effetto sperato e che pertanto è stato riproposto e questa volta direttamente rivolto al ministro Patrizio Bianchi. A Bologna, in zona arancione rafforzata dal 26 febbraio, il comitato è sceso nuovamente in piazza proprio nella giornata di venerdì e si preannunciano altre manifestazioni, garantendo sempre il rispetto del distanziamento sociale, anche in altre città della regione.

Le paure e le speranze di questa chiusura

Ma quali sono le attese a questo punto? In questi giorni si sono fatti alcuni primi bilanci su questo anno difficile e doloroso. L’Autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Carla Garlatti, proprio lo scorso giovedì 25 febbraio ha tenuto un’audizione sulle attività dell’organo e ha sottolineato quali sono stati finora gli effetti della didattica a distanza. Preoccupanti sono anche gli effetti dell’isolamento sociale: sono molti i bambini e gli adolescenti che pur non avendo alcun problema prima della pandemia, adesso hanno paura di uscire e ancor più complesse sono le situazioni dei ragazzi con disabilità che hanno subito maggiormente l’isolamento e in alcuni casi hanno anche perso alcuni progressi acquisiti. Il dato più tangibile resta però l’abbandono scolastico, che in Italia aveva già cifre molto alte, come ricorda la Garlatti (14-15% negli ultimi cinque anni, contro la media europea del 10%) e che si sta facendo molto più drammatico. La paura dunque è che questi bilanci, già così spaventosi, dovranno essere aggiornati con un peggioramento qualora la situazione di chiusura dovesse perpetuarsi. La speranza è quella di chi non conosce il domani, ovvero di chi crede ancora in un ritorno a quella che ormai abbiamo capito tutti non essere la normalità, ma un evento speciale e insostituibile per la vita di ciascuno: la scuola che si fa a scuola.

 

Per la rubrica “Per chi suona la campanella…” a cura di M. Letizia Di Deco

 

Letizia Di Deco

Classe 1998, vivo a Faenza. Mi sono laureata in Lettere Moderne e poi in Italianistica e Scienze linguistiche all’Università di Bologna. Scrivo per il settimanale Il Piccolo di Faenza. In attesa di tornare definitivamente in classe da prof, mi piace fare domande a chi ha qualcosa di bello da raccontare su ciò che accade dentro e fuori le pareti della scuola. Ho sempre bisogno di un buon libro da leggere, di dire la mia opinione sulle cose, di un po' di tempo per una corsetta…e di un caffè

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