A Faenza mostre e docufilm nel segno di don Milani e della pace

L’ educazione scolastica e il rispetto della pace sono sicuramente aspetti fondamentali della nostra epoca: e forse non è un caso che a Faenza, lunedì 20 novembre 2017, mentre alla Biblioteca Manfrediana verrà inaugurata la mostra “Abbasso la Guerra: Persone e Movimenti per la Pace dall’800 ad oggi”, al cinema Europa verrà proiettato il docufilm “Barbiana ’65 – la lezione di don Milani”, seguito dalla testimonianza di Agostino Burberi, uno dei primi sei allievi della scuola di Barbiana e attuale vicepresidente della Fondazione don Lorenzo Milani.

Alla Biblioteca Manfrediana la mostra “Abbasso la guerra”

Realizzata con l’alto patrocinio e con l’interesse del Parlamento Europeo e della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la mostra “Abbasso la Guerra: Persone e Movimenti per la Pace dall’800 ad oggi” nasce dal lavoro del professor Francesco Pugliese che, in vista del centenario della Prima guerra mondiale, ha allestito uno spazio che in 24 pannelli illustrerà l’impegno di persone e associazioni che si sono schierate contro la guerra e contro la cultura guerrafondaia. La mostra resterà aperta fino a lunedì 11 dicembre. Da questa, domenica 10 dicembre, in occasione dell’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, proclamata dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 1948, prenderà il via un altro evento: La Libera Accademia degli Evasi organizzerà a palazzo Laderchi, nelle sale del Museo del Risorgimento (Corso Garibaldi, 2) un recital contro la guerra.

Lunedì 20 novembre il docufilm “Barbiana ’65”

È invece frutto del lavoro di Alessandro d’Alessandro, che ha recuperato e montato alcune riprese fatte dal padre Angelo, deceduto pochi anni fa, il docufilm “Barbiana ’65 – la lezione di don Milani”, recentemente presentato al Festival di Venezia. Alle 20.45 di lunedì 20 novembre, all’interno del cinema Europa, il docufilm verrà proiettato alla presenza di Agostino Burberi, allievo di don Milani e attuale vicepresidente della fondazione che porta il nome del priore. La partecipazione alla proiezione è gratuita. In mattinata Burberi incontrerà inoltre alcune classi delle scuole elementari “don Milani” e “Gulli” di Faenza.

Don Milani, 50 anni dalla scomparsa

Nel 1965, a Barbiana, al regista Angelo d’Alessandro viene permesso di riprendere la scuola, gli allievi e la figura stessa di don Milani, da sempre contrario a iniziative simili. Don Milani nasce a Firenze nel 1923 in una colta famiglia borghese al cui interno vivevano importanti scambi culturali, fondamentali per l’educazione del Nostro. Entrò nel Seminario Maggiore di Firenze nel novembre del ’43, e nel ’47, dopo essere stato ordinato prete, fu mandato in modo provvisorio a Montespertoli, e poi, in ottobre, a San Donato di Calenzano (Fi), dove fondò una scuola popolare serale per gli operai e i contadini. Fu nel 1954, alla morte di don Pugi, che don Milani venne nominato priore di Barbiana, una parrocchia sperduta tra i pendii dell’appennino. Iniziò subito a radunare in canonica tutti i giovani della parrocchia, e pochi giorni dopo aprì una scuola popolare simile a quella della passata esperienza di San Donato. Il pomeriggio invece faceva doposcuola ai bambini delle elementari. Nel 1956, rinunciando alla scuola serale, avviò per i primi sei ragazzi che avevano concluso le elementari una scuola di avviamento industriale. Dopo alcuni problemi giudiziari dovuti alla forza con cui scriveva la propria posizione circa l’obiezione di coscienza, morì il 26 giugno del 1967, dopo anni di sofferta malattia.

Lettera a una professoressa: l’educazione come strumento di emancipazione dei poveri

È una figura sempre attuale quella di don Milani, colui che potrebbe essere definito da un vesetto della seconda lettera ai Corinzi: ”Da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. (2 Cor. 8,9). E infatti aveva chiara don Milani la propria vocazione, sia verso Dio che verso il popolo. Nel 1966, assieme ai ragazzi della scuola di Barbiana, don Milani inizia la stesura di Lettera a una professoressa, testo ancora molto importante nel dibattito sull’insegnamento democratico. Barbiana era una delle tante piccole realtà rurali italiane trascurate sempre più dall’impegno sociale, dove i ragazzi crescevano per il lavoro e la scuola molto spesso era vista come un inutile allontamento dalle fatiche importanti. Lettera a una professoressa è una aperta denuncia di questa situazione, delle implicazioni sociali di una scuola statale che vive nella modernità una democrazia di comodo, e infatti disse «Il mondo ingiusto l’hanno da raddrizzare i poveri e lo raddrizzeranno solo quando l’avranno giudicato e condannato con mente aperta e sveglia come la può avere solo un povero che è stato a scuola», Ed infatti l’impegno di don Milani è sempre stato volto all’emancipazione dei poveri, emancipazione che lui vedeva possibile solo attraverso l’educazione. Nella Lettera a una professoressa, parlando della sua scuola di Barbiana, scrisse assieme agli studenti che «non c’era ricreazione. Non era vacanza nemmeno la domenica. Nessuno di noi se ne dava gran pensiero perché il lavoro è peggio. Ma ogni borghese che capitava a visitarci faceva polemica su questo punto. […]. Lucio che aveva trentasei mucche nella stalla (da sconcimare ogni mattina) disse:” La scuola sarà sempre meglio della merda».

Alex Bertozzi

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