Dietro alla vicenda Ctf: come si è arrivati alle cartelle esattoriali stellari?
E’ battaglia aperta quella degli ex soci del Consorzio Trasporti Faenza (Ctf), che hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica nei confronti degli amministratori della cooperativa, chiedendo anche spiegazioni sul ruolo svolto da Cna nella gestione fiscale degli anni 2014-2015, proprio quelli a cui si riferiscono le cartelle esattoriali a tre zeri ricevute in questi giorni. La Lega Nord è intervenuta a fianco degli ex soci lamentando “una gestione non corretta di Cna della loro tenuta della contabilità”. Tutto è ancora tutta da verificare e Cna risponde alle accuse dichiarando di aver sempre “gestito una corretta tenuta della contabilità applicando le regole vigenti”. Inoltre, ribadisce che non si debbano confondere le due situazioni: da un lato il fallimento Ctf con i crediti maturati dagli autotrasportatori e dall’altro le richieste eventualmente avanzate dall’Amministrazione Finanziaria.
Cos’è il Ctf?
Il Consorzio Trasporti Faenza (Ctf) ha fornito per oltre 50 anni servizi di trasporto e movimentazione delle merci prima a livello locale, per poi espandersi ed allargare il proprio mercato. Il consorzio vantava al suo interno oltre 250 camion e altrettanti autisti qualificati ed era specializzato in vari settori nel mondo dei trasporti oltre alla logistica integrata: dall’agroalimentare all’edilizia, dall’industria all’ambiente e la grande distribuzione. Negli anni precedenti al 2013, il consorzio aveva alienato alcuni rami d’azienda non considerati più strategici, per puntare sui trasporti e sulla gestione della logistica integrata. La sfida più grande che si era proposta di realizzare era la creazione di uno scalo merci a Faenza, per rivoluzionare la capacità intermodale dell’impresa. Progetto mai realizzato a causa delle difficoltà economiche che hanno poi condotto il consorzio al fallimento.
La crisi economica e la discesa inarrestabile del Ctf
La crisi che ruota attorno alla vicenda Ctf ha un pregresso che affonda le sue radici a qualche anno fa. Nel 2012 la società chiude in utile, nonostante la crisi economica che assilla il settore e un 2013 che non si apre con prospettive rosee. All’epoca il consorzio includeva altre aziende partecipate o controllate come Astra, Ratio Sitemi e Recywood: tutti i settori controllati dall’azienda erano stabili, ad eccezione della riscossione crediti del settore edilizio. Come misura per far fronte alla crisi di liquidità, il Consiglio Direttivo chiese ai soci un mutuo di 20mila euro per continuare a lavorare, proposta accettata solo da alcuni di essi. La situazione non accenna però a migliorare ed è proprio qui che inizia la disavventura degli ex soci, a cui non vengono pagate 16 mensilità tra il 2014 e il 2015, per cui continuano ad emettere regolare fattura.
Il percorso verso la procedura fallimentare
Nonostante le richieste del consorzio di mantenere lo status quo per salvaguardare la sopravvivenza della cooperativa, le cose non vanno come pianificato e a maggio 2015 il Ctf presenta un concordato in bianco al Tribunale di Ravenna in cui s’impegna a presentare un piano industriale entro quattro mesi. Al giudice sarebbe poi spettata la decisione se tramutare la procedura in un concordato in continuità o liquidatorio. Nel frattempo i soci rimasti sono passati da un centinaio a circa sessanta, viene ridotto il personale amministrativo e commerciale e lo scalo merci rimane solo un vecchio ricordo. Al momento della presentazione volontaria del fallimento, l’azienda, che un tempo contabilizzava oltre 40 milioni di euro all’anno, presenta un patrimonio in negativo di 1,4 milioni di euro e 4 milioni di debiti. A novembre 2015, il Tribunale apre la procedura di liquidazione coatta amministrativa per il Ctf e a distanza di oltre un anno.
Si apre ora il capitolo delle cartelle esattoriali per Irpef e Iva non versate sugli stipendi fatturati ma mai ricevuti, che rischia di causare danni economici ingenti agli ex soci.