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Cristiano Cavina incontra sul web gli studenti dell’Oriani

In un layout a tessere, come ha abituato ormai da più di tre mesi la didattica emergenziale ‘a distanza’ milioni di studenti italiani, lo scrittore di Casola Valsenio Cristiano Cavina ritaglia il suo spazio per raccontarsi con autentico trasporto agli studenti del Biennio dell’Istituto Tecnico “Oriani” di Faenza. Una bella occasione, quella di mercoledì 27 maggio mattina, messa a punto dalla insegnante Romina Officioso e con il lavoro propedeutico condotto dalle docenti di Italiano nel Biennio Barbara Vernia, Alessandra Erbacci, Maria Cristina Lama, Alessia Gramigna, accompagnate dalla partecipazione ‘a distanza’ anche del dirigente scolastico Fabio Gramellini. Oltre un centinaio di studenti che hanno avuto modo, durante l’anno scolastico ormai al capolinea, di sfogliare le pagine dell’emozionante impegno narrativo ‘Fratelli nella notte’ (Feltrinelli, 2017).

Coinvolti un centinaio di studenti dell’istituto Oriani

Cavina non lascia mai spazio a retoriche presentazioni di libri: la sua è una vera e propria full immersion nella Storia, che s’intreccia inevitabilmente con la storia sua personale, di padre e scrittore, di un indistruttibile maturo adolescente, ma che può essere anche la storia di ognuno, di ogni lettore che si cimenta nei suoi racconti. Dopo aver rapito l’attenzione dei giovani lettori con un affresco sulla sua adolescenza e i suoi caratteri più curiosi, tra note alla chitarra alle mani come una rockstar non del tutto compiuta e prime prove scrittorie con brevi romanzi, Cavina sin dai primi istanti ha coinvolto gli studenti con inarcature effettivamente robuste sulla sua esperienza di vita, di scrittore, di giovane legato alla sua famiglia e alla sua terra.

Si sono cimentati nella lettura di Fratelli nella notte

Pur tra guerra, violenza, storie di partigiani e Resistenza, in un lembo decisivo della Storia d’Italia alla fine della Seconda guerra mondiale, lo scrittore parla di vuoti, di assenze come quella della figura paterna, ma anche di legami e di ricerca per rintracciare le tracce più luminose della bellezza della vita, che lo scrittore ammette essere possibile in un legame sconosciuto che si può rivelare, se lo si vuole, in una frattura che si può ricomporre, se lo si vuole, in una vita che si può realizzare, pur tra mille difficoltà, purché lo si voglia. Nella parabola biografica e letteraria tutta in salita, Cavina, rispondendo a una studentessa, sottolinea come la sua scrittura, spesso subordinata ai frequenti spostamenti tra un capo e l’altro d’Italia o d’Europa, abbia avuto fonte di ispirazione quasi sempre in un luogo ben preciso, la sua terra di Casola Valsenio, l’ambiente della cucina, il suo tavolo. Profumi, paesaggi, colori, suoni della natura circostante, che con il tempo hanno lasciato spazio anche a oggetti che stuzzicano la capacità creativa dello scrittore, in un angolo dell’appennino romagnolo tra le valli del Senio e del Santerno.

Alcuni studenti hanno lasciato trasparire la propria emozione ascoltando Cavina: «Dietro ogni singola persona – sostiene Nicholas di 2Bafm – c’è una storia taciuta da ascoltare». È il silenzio, infatti, un’altra componente fondamentale su cui ha voluto insistere lo scrittore di Casola, un grande assente fino a poco tempo fa, che la recente emergenza sanitaria ci ha fatto malinconicamente sorseggiare: silenzi, che non sempre sono assenze di suoni, ma occasione per ascoltare e ascoltarsi, riscoprirsi in una nuova dimensione, per rintracciare il senso più autentico della vita di ognuno. Nel silenzio è possibile ascoltarsi, aprirsi agli altri, riscoprirsi e trovare ispirazione. E un’esortazione acuminata rivolta a tutti: «All’età in cui oggi la scelta più difficile che dovranno fare i miei figli sarà cosa studiare all’università, loro [si riferisce ai giovani negli anni della guerra] combattevano una guerra». Un incontro intenso, quello con lo scrittore Cavina, che a molti studenti ha lasciato l’impressione che il tempo fosse volato: «Non mi aspettavo una persona così alla mano e giovanile», commenta Ilaria Pirazzini, «spontaneo e informale quando parla, sembrava quasi come un nostro amico», aggiunge soddisfatta Benedetta Tronconi, entrambe della 2A Turistico. Un progetto sulla lettura davvero ben riuscito, «un bellissimo progetto – conclude la studentessa Lucia Fabbri – da riproporre assolutamente». Una promessa che l’Istituto Oriani sicuramente rispetterà.

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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