PRIM – Scioperi 2.0

SCIOPERI 2.0

Sulla manifestazione CGIL del 12 dicembre 2014

Lo sciopero generale di venerdì 12 dicembre 2014 segna l’ennesima battaglia politica fra governo e una parte degli italiani. Pensiamo che dire governo non sia però il termine giusto. Forse “istituzione” è la parola più adatta.

Che ci sta succedendo?

Dall’inizio della seconda repubblica a oggi, il numero di scioperi che abbia portato ad un chiaro cambiamento nel pensiero politico dei governanti di turno è minimo. Quindi? Ci vuole più sangue? Più urla? Più persone? Più piazze? Bisogna “precettare” i lavoratori?

“Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”, recita la nostra Costituzione, ma siamo ancora nel tempo in cui una legge imprime direttamente Significato a ciò per cui è stata ideata? Per la maggior parte della popolazione il testo della legge 575 del codice penale (Chiunque cagioni la morte di un uomo viene punito con la reclusione) detiene in maniera insita il concetto che la vita è sacra e va tutelata. Possediamo questa sensibilità anche per leggi meno tangibili? Quel ragazzo che potete vedere nella foto, quello col cappuccio e la sciarpa, che schiva, scappa, urla e si esalta, è un ventenne cosciente di ciò che sta facendo? Che cosa significa per lui il cartello che brandisce?

Come redazione vogliamo, appunto, chiederci del Significato profondo rispetto a ciò che viviamo o che facciamo come popolo italiano e, sebbene siamo fra quelli che continuano a credere, con convinzione, che un governo debba ascoltare e tenere in considerazione la piazza e il popolo, pensiamo che la stessa piazza stia perdendo la bussola. Crediamo ci siano troppi cartelloni inutili, malfatti e frutto di riflessioni superficiali. Crediamo che una delle colpe principali di questo sciatto e poco creativo modo di manifestare sia proprio dell’istituzione, che si chiami Matteo, Beppe o Silvio, e della superficialità con la quale vengono letti i fatti che penetrano la nostra vita.

Lo sciopero contro i massimi sistemi creerà proseliti, ma anche scarsa conoscenza.

Pensiamo che anche queste poche righe debbano portare a qualcosa di utile nella tua giornata e allora, almeno tu, ferma un amico, un collega, chiedigli del senso dell’ultima scelta civica che ha fatto, a quando risale l’ultima protesta lavorativa, perché è importante “dimostrare”. Basta un perché e poi approfondisci, scava a fondo e, se ti va, scrivi qualcosa qui sotto.

Chi lo dice che farlo durante l’orario lavorativo o scolastico non significhi comunque scioperare?

 

 

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