LA FAMIGLIA È REALE ?

 

REALE, EFFETTIVO ED EMPIRICO

Sul consiglio comunale del 22 dicembre 2014

Secondo Guy Gibbon [1989] i tre domini essenziali ai quali si può ricondurre ogni indagine sulla cultura e sul pensiero sono (1) il reale (the real), (2) l’effettivo (the actual), e (3) l’empirico (the empirical).

Il reale rappresenta strutture ed eventi sempre stratificati e complessi, che costituiscono la dimensione ultima del mondo.

L’effettivo è il modo in cui queste strutture sono direttamente osservabili e percepibili.

L’empirico è la misurazione, l’esperienza, la verifica del reale percepito attraverso l’effettivo.

Per intendersi: il sole è una cosa reale, ossevabile in diverse forme che noi percepiamo in vari modi (effettivi) (ad esempio il calore, la luce, ecc..) e che possiamo verificare empiricamente (lo studio dei fotoni).

Il reale è qualcosa che ci sfugge continuamente. Per quanto studiamo un fenomeno noi non riusciremo mai a comprendere la sua natura ultima, ad avere una sua conoscenza diretta.

L’effettivo è un medium, e come tale è percepito in maniera diversa da soggetto a soggetto a seconda del contesto. A volte, nella nostra vita quotidiana, l’effettivo assume più valore del reale. Per dare un’idea di questo proviamo a pensare a quanto è reale il tema dell’aumento della criminalità portata dagli immigrati, clandestini e non. Reale o no, è sicuramente meno forte della percezione che ci viene veicolata costantemente attraverso tv, giornali e dibattiti da bar.

Banalmente si potrebbe dire che l’empirico sono i dati scientifici, l’esempio di prima sul sole e i fotoni ne è una prova evidente. Ma sono altrettanto empirici anche i dati emotivi, psicologici, linguistici, memoriali. Attraverso di essi cerchiamo di ricondurre l’effettivo al reale.

 Sul tema dei diritti civili la confusione tra questi piani è evidente e si è manifestata a Faenza in tutta la sua problematicità durante il consiglio comunale del 22 dicembre. Si mescolano di continuo concetti e idee dati di volta in volta come reali, effettivi ed empirici, senza considerare che sono piani differenti, modificabili e di cui si deve discutere con strumenti interpretativi diversi.

 Democrazia è Ascoltare e Chiedere

 In questo articolo ci limiteremo alla confusione portata dal punto (1), il reale.

L’esempio più evidente è quella che avviene quando lo Stato o i suoi funzionari indicano uno stato effettivo, per esempio la famiglia naturale (l’unica sacra e inviolabile per volere di Dio, quella uomo-donna), come un dato reale, dogmatico e imprescindibile. Dire che esiste un tipo di famiglia che è reale, negando di fatto qualsiasi altro modello, non è semplicemente un errore di credo religioso, ma epistemologico. Il relativismo culturale sano che dovrebbe caratterizzare le società laiche e democratiche deve partire da questo presupposto: il reale c’è ma va continuamente ridiscusso. In particolare chi ricopre importanti ruoli istituzionali deve costantemente essere in atteggiamento di Ascolto verso i cittadini. Per questo, per quanto coerente con le sue idee, il primo cittadino Malpezzi deve dimostrare di “sospendere il giudizio” e avere un’attenzione particolare su questi temi (che si prestano tra l’altro a facili strumentalizzazioni). Ascoltare e Chiedere, prima ancora che Parlare, secondo un grande archetipo che ci proviene dagli albori della nostra civiltà come l’Edipo Re sofocleo[1].

Democrazia NON è nascondersi dietro slogan e cartelloni

Altrettanto fideistica e dogmatica è però la concezione che in nome di un altro dio, quello dei Diritti, appiatisce allo stesso modo un dato effettivo al reale.

La famiglia è solo quella in cui si ama” è stato ripetuto più volte al consiglio comunale di lunedì 22 dicembre attraverso cartelloni, lettere, dichiarazioni politiche e apolitiche. Un bello slogan, certo, più adatto però ad una pubblicità Mulino Bianco che ad un confronto serio. Il problema è che sono proprio questi slogan a banalizzare e falsificare il dibattito. Tra l’altro slogan che furbescamente si basa sulla distorsione di un “dato effettivo”, dato che il sindaco non ha mai negato il diritto a due persone omosessuali di amarsi.

Chi riporta frasi e cartelli di questo tipo al consiglio comunale in segno di legittima protesta (protesta che riflette il disagio per un problema nazionale in cui uno Stato non riesce ancora, nel 2014, a fornire un quadro giuridico chiaro sulle unioni civili) deve essere cosciente di questo, che è portatore di un idea di famiglia altrettanto dogmatica di quella di un certo bigottismo cattolico contro cui si infervora e che va certamente emarginato.

L’invito è di ripartire dall’effettivo e dai dati empirici quindi.

Togliamoci per un attimo dalla testa la nostra idea di famiglia reale (uomo-donna, uomo-uomo, donna-donna, genitore1-genitore2, famiglie allargate, GenteCheAma-GenteCheAma) e proviamo invece a chiedere, interrogarci, capire e dare un nome vero ai bisogni concreti delle persone. Non nascondiamoci dietro a dei cartelloni che vogliono dire tutto e alla fine non dicono niente.

 

 

RIFERIMENTI

  • Gibbon [1989], Explanation in Archaeology, Oxford, Blackwell
  • Sofocle [2009], Edipo Re, a cura di Federico Condello, Siena, Barbera

[1] All’inizio della tragedia sofoclea la città di Tebe è afflitta da gravi calamità. Il protos anèr Edipo si rivolge come prima cosa ai propri cittadini, arrivati a lui in veste di supplici, e dà loro la parola.

One thought on “LA FAMIGLIA È REALE ?

  • 26 Febbraio 2015 in 13:45
    Permalink

    “Chi riporta frasi e cartelli di questo tipo al consiglio comunale in segno di legittima protesta deve essere cosciente di questo, che è portatore di un idea di famiglia altrettanto dogmatica di quella di un certo bigottismo cattolico contro cui si infervora e che va certamente emarginato”.
    Dogmatico è anche credere che se si sostiene uno slogan allora si sta agendo furbescamente.
    Certo non si può andare ad ascoltare il pensiero completo di ogni persona, quindi anche per questo eviterei di fare di tutta un’erba un fascio.
    Con un certo assolutismo si sta leggendo in maniera assolutistica la manifestazione di un pensiero tramite l’uso di uno slogan…stiamo attenti a questo rimpiattino un po ingenuo.
    “Non nascondiamoci dietro a dei cartelloni che vogliono dire tutto e alla fine non dicono niente”. Non trovo che questo articolo faccia di meglio.
    Come già altre volte ho letto, si innalza un pensiero, che fa molto slogan, legato all’idea che il relativismo è sbagliato (trovo alquanto contraddittoria una definizione di relativismo buono, tutt’altro che corretta e precisa, quando in questo articolo, come in altri, si tirano in ballo filosofi, scienziati, e relativi pensieri). Non è che con questo si stia dando una risposta anzi…mi sembra che non si stia dicendo nulla di particolarmente concreto.

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