Al Museo del Risorgimento inaugura il 17 luglio la nuova sala su Francesco Carchidio
Un incontro per approfondire aspetti storici meno conosciuti della città di Faenza, attraverso documenti e biografie a 100 anni dalla morte di Francesco Carchidio. Martedì 17 luglio al Museo del Risorgimento e dell’età contemporanea di Faenza (corso Garibaldi, 2) si terrà alle ore 17 l’inaugurazione della nuova sala dedicata a Francesco Carchidio, medaglia d’oro al valore militare, Capitano nello Squadrone cavalleria coloniale “Penne di Falco”, morto a Cassala (Sudan) il 17 luglio 1894. Successivamente, alle ore 18, si svolgerà la presentazione del libro “Faenza coloniale. La città, Francesco Carchidio, l’Africa” (Whiteline editore) a cura di Mattia Randi. Interverranno nel corso dell’evento Chiara Cenni, Nicola Solaroli e Giulia Timoncini dell’associazione Acsè. Al termine sarà possibile partecipare ad un buffet ispirato alle cucine Etiope ed Eritrea, al modico contributo volontario di 5 euro, per sostenere le attività del Museo.
Francesco Carchidio fu il primo italiano a riconoscere un figlio avuto da una donna eritrea
La fama di Carchidio è legata a due eventi. In primo luogo divenne noto e parte della cultura popolare italiana della prima metà del XX secolo per essere morto valorosamente nella presa della città sudanese di Cassala, avvenuta con successo il 17 luglio 1894, grazie alla sconfitta dei dervisci del Mahdi, che qui si erano precedentemente opposti con successo agli attacchi britannici. In secondo luogo fu il primo italiano che riconobbe come proprio il figlio illegittimo che aveva avuto da una donna eritrea durante il servizio militare, facendo di lui un cittadino italiano. Questi era Michele Carchidio Malavolti, il primo italo-eritreo, nato nel 1891, nominato erede per testamento nel 1893, futuro tenente colonnello del Regio Esercito Italiano.Della sua crescita ed educazione, essendo morto nel frattempo il padre, si prese cura la zia paterna, la contessa Pazienza Laderchi Pasolini dall’Onda.
La nuova sala completa il ‘periodo risorgimentale’ del Museo
Con la sala dedicata alle Guerre coloniali, l’ultima riferita all’Ottocento, si giunge a completamento del percorso espositivo riferito al “periodo risorgimentale” che termina, convenzionalmente, con la Grande Guerra 15 – 18. Il Museo ha lo scopo di valorizzare e promuovere lo studio e la conoscenza delle sue collezioni e del patrimonio storico culturale della città di Faenza e della Romagna dalla fine del Settecento alla proclamazione della Repubblica; non poteva quindi essere a lungo rinviata l’esposizione al pubblico della collezione di reperti riferiti alle guerre coloniali italiane: 1882 – 1936.
L’esposizione, in questa prima fase, è limitata solo ad alcuni reperti di fine ottocento, in attesa del completamento dei lavori di allestimento della sala. «Naturalmente – scrivono gli organizzatori dell’evento – si è consapevoli che parlare oggi di Colonialismo è argomento complesso: esso fu un fenomeno storico che va comunque studiato come qualunque altro, verificando se e in quale misura esso rispondesse a una dinamica “naturale” delle società occidentali che lo realizzarono, ovviamente senza mai perdere di vista i costi umani che esso impose, con speciale riguardo alle popolazioni indigene che vi furono coinvolte.
Si può quindi dissertare di imperialismo e di capitalismo, di cause ed effetti, di strutture e di evoluzioni, ma questo esulerebbe dai compiti del Museo a cui compete ricordare gli Uomini, le loro motivazioni; l’accento lo vogliamo porre più sugli individui che sui gruppi, ricordando le parole del grande storico Marc Bloch: “Compito del mestiere di Storico è evitare i grandi concetti astratti e cercare la realtà concreta che si cela dietro di essi: l’Uomo”».