Lavoro, formazione e giovani: il territorio faentino sotto la lente di Acli Faenza
Quali sono i requisiti richiesti in un colloquio? Come aiutare i giovani nell’inserimento lavorativo? E perché tante aziende invece non trovano faentini disposti a lavorare? Di questo si è discusso martedì 7 maggio nel quarto dei sette incontri promossi dalle Acli di Faenza, in accordo con la diocesi di Faenza-Modigliana, per comprendere le nuove dinamiche e tendenze del mondo del lavoro nel nostro territorio. Tema centrale di questo appuntamento ‘Nuove forme di recruitment delle risorse umane e ruolo della formazione’. Ospiti Antonio Nannini, segretario generale Camera di Commercio Ravenna-Rimini; Enrico Dalmonte, Hr director Cisa Allegion; Enrico Tedaldi, direttore de ‘Il Sestante Romagna’; Flavio Venturi, direttore Cefal.
Disoccupazione giovanile e natalità: le sfide da vincere per costruire un futuro
«Il quadro complessivo del mercato lavoro è cambiato radicalmente – ha introdotto l’incontro Everardo Minardi – oggi si parla ‘di più mercati del lavoro’, ognuno con le proprie caratteristiche. Anche per questa complessità, reclutare, formare e mettere i giovani in condizione di sviluppare la propria attività è un tema centrale».
Occupazione, crescita economica, startup: se da un lato la Romagna si conferma all’avanguardia in Italia, non si può dire lo stesso dal confronto con l’Emilia, superiore in tutti gli aspetti, per non parlare degli altri Paesi Europei o, addirittura, extraeuropei. «Il dato preoccupante per la Romagna è in particolare la disoccupazione giovanile – afferma Nannini – senza natalità e occupazione giovanile il nostro territorio non può avere futuro».
Cisa Allegion: “Fatichiamo a trovare personale sul territorio”
Dall’analisi generale ai casi concreti, come quello di Cisa Allegion, azienda profondamente radicata a Faenza pur col cambio di proprietà. Come in altri incontri Acli, anche qui è emersa la difficoltà nel trovare non solo personale specializzato, ma anche operai tecnici. «Rispetto al passato – spiega Dalmonte – sicuramente fatichiamo a trovare personale sul territorio, per diversi motivi. Negli ultimi cinque anni abbiamo assunto 54 persone, ma provengono principalmente da Ravenna, Forlì ma anche da fuori Regione e dall’estero. Più si sale di profilo tecnico, questo territorio appare disinteressato o non offre il tipo professionalità di ingegneria meccanica ed elettronica richiesta. È una sfida quella di cercare di formare meglio nostre persone, e il mondo della scuola deve fare di più». Sul reclutamento: «La competenza tecnica vale il 50%, ma sono fondamentali anche attitudini e soft skills del candidato: non è raro che oggi faccia dei colloqui con candidati che rispondono guardando nel frattempo il cellulare, in maniera disinteressata e non in linea con i valori aziendali».
“Il rigetto verso la cultura tecnica è da superare”
Si è passati poi ad analizzare il mondo dei centri di formazione professionale, capaci di sopperire a questi bisogni ma a cui spesso manca una rete solida a cui appoggiarsi. «Educazione al lavoro e orientamento sono le due parole fondamentali – commenta Tedaldi – dobbiamo riuscire a rompere il pregiudizio di studenti e famiglie nei confronti del rigetto alla cultura tecnica, ma anche al mondo del lavoro in generale». «Purtroppo la formazione professionale non è decollata in Italia – dichiara Venturi – eppure ci sono tanti casi di successo. In Emilia-Romagna vedo in difficoltà i centri per l’impiego, che collaborano poco con gli enti di formazione». Tanti spunti dunque, sui quali continuare a riflettere nei prossimi incontri.