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INTERVISTA A TIZIANO CERICOLA – Candidato sindaco lista Rinnovare Faenza

INTERVISTA A TIZIANO CERICOLA

Candidato sindaco lista Rinnovare Faenza

Nome: Tiziano

Cognome: Cericola

Data di nascita: 11.9.1958

Professione: commercialista

Stato civile: coniugato

Liste di riferimento: Rinnovare Faenza (Forza Italia / Popolari per l’Italia / Fratelli d’Italia / Nuovo PSI) 

Cantante del momento: Nina Zilli

Ultimo libro letto: I romagnoli ammazzano il mercoledì

Da piccolo volevo fare il: commercialista

Il posto più bello che ho visto: Dolomiti

Il posto che vorrei visitare: Salento

 

Se penso a Faenza mi vengono in mente le parole: accogliente, a misura d’uomo, poco ricettiva all’innovazione, bisognosa di manutenzione, urbanistica da rivedere, servono progetti strategici.

 

1 DEMOCRAZIA-SICUREZZA-INFORMAZIONE

La prima parola che vorremmo trattare con lei è quella di “Democrazia”. Faenza presenta ben 9 candidati sindaco. Un’enormità. In un’intervista su Di Tv ha sottolineato più i lati positivi di questo scenario, dove, cito: “si offre possibilità a vari cittadini di intervenire nella gestione della cosa pubblica”. Non crede che questo sia invece sinonimo di scarsa progettualità e mancanza di coesione da parte delle rappresentanze politiche della nostra città? E non crede che questo non faccia altro che riflettere, più che aperture democratiche, un atteggiamento di chiusura e di mancanza di dialogo?

Qui il discorso purtroppo necessiterebbe di ore. Il problema dei nove candidati sindaci va visto in una prospettiva pluriennale. Nel senso che in Italia dopo Mani Pulite sono stati abbandonati i partiti politici, tranne qualche formazione di sinistra. Quindi sono venuti a mancare i contenitori dove le persone, anche a livello comunale, si confrontavano in maniera anche generazionale sulle idee, sui progetti, su un senso di appartenenza. Non abbiamo più i partiti come li abbiamo visti nel dopoguerra fino ai primi anni Novanta, che hanno avuto i loro problemi di correnti e poi di involuzione (nel senso di ruberie), ma che a livello locale ti davano la possibilità di poter avere un confronto, e quindi ti preparavano anche un ricambio generazionale per le varie realtà locali. Venendo a cessare questo meccanismo la società si è ritrovata senza idonei contenitori. Anche quelli che hanno cercato di creare un partito mediatico come Berlusconi con Forza Italia in realtà si sono appoggiati sulle televisioni, ma non si sono mai radicati nel territorio. E oggi vediamo il fallimento di questa politica che ha portato consensi di pancia ma ha distrutto la possibilità di creare una classe dirigente radicata sul territorio. Per quanto riguarda Faenza l’offerta di nove candidati sindaci ha due aspetti: prima di tutto riflette questa frammentazione delle classi dirigenti verso la partecipazione politica, e dall’altro fa vedere come l’attuale politica degli ultimi anni abbia ingenerato dei malcontenti, perché è chiaro che se vi fosse stata un’attività amministrativa abbastanza convincente ci sarebbero stati forse 4-5 candidati. È un riflesso della sostanza. Il problema della democrazia non è solo da affrontare durante le campagne elettorali, ma è frutto dalla riforma degli enti locali dei primi anni Novanta, dove il Consiglio Comunale è stato svuotato di gran parte delle sue competenze. È importante invece avere dei contenitori che sintetizzino le proposte e formino persone adatte.

Restando su questo tema, il fatto di avere questa ampia proposta rappresentata da ben nove candidati, che è certo sinonimo di voglia rinnovamento, non porta però il rischio di abbassare il livello della qualità della discussione politica? In particolare mi riferisco ai dibattiti di quartiere.

La democrazia non si può mai mettere in gioco. Altro aspetto è quello dei luoghi dove si possa fare dibattito vero e proprio. Nei quartieri ti mettono regole molto severe, domande preconfezionate, e risposte in 4 minuti. Come si fa ad affrontare il problema del centro storico in quattro minuti? Si possono solo dire titoli o pillole. Occorrerebbe diversamente che le realtà di base, oltre a quelle di quartieri, organizzassero loro degli incontri, chiamando i vari candidati, anche 3 per volta o 4 per volta, ma anche singolarmente…

Poi succedono però polemiche come avvenute al circolo Prometeo (dove il dibattito, previsto il 21 maggio, è stato annullato per le polemiche dovute al fatto che non erano stati invitati tutti i candidati sindaci n.d.r.)….

Lì si è sbagliato ad invitarne solo cinque… Se invece si fossero fatti 9 incontri serali ed ogni sera veniva invitato un candidato, con domande da parte del pubblico, la partecipazione sarebbe stata oceanica. Però nessuna realtà associativa ha avuto il coraggio di fare questa proposta. Questo sarebbe stato il sistema adatto.

Come mai nella vostra area politica di centrodestra non si è riuscita a trovare un’intesa comune su argomenti comuni, come la sicurezza?

In quanto ad argomenti, ci si rende conto che la proposta nel centrodestra è molto simile (ma anche in alcune forze di sinistra). Per quanto riguarda le singole candidature influiscono le scelte nazionali. Quelli della Lega hanno scelto come strategia nazionale di essere singoli ed in evidenza. Per quanto riguarda il candidato di Io Faentino, che si riallaccia all’NCD, anche quella è una strategia nazionale. Che sarebbe stato meglio avere una proposta politica più organica e compatta, su questo siamo tutti d’accordo. Purtroppo non è stato possibile.

Uno dei punti fondamentali del suo programma è la parola “sicurezza”. Nel nostro blog da tempo stiamo cercando di portare avanti una riflessione su questa parola, tra sicurezza reale e percepita, vari tipi di sicurezza e l’importanza che hanno i media riguardo questa tematica. Noi stessi ci siamo imbattuti in vari casi di disinformazione all’interno della nostra città. Quando il suo programma parla di sicurezza a cosa si riferisce esattamente? Quali sono le priorità?

C’è la sicurezza come ordine pubblico e il principio fondamentale è tornare ad avere un controllo del territorio. È vero che abbiamo avuto un’ondata di microcriminalità, che è quella che dà più fastidio, perché va ad impattare sulla nostra vita quotidiana. Carabinieri e Polizia di stato fanno il loro dovere, bisogna che noi mettiamo in rete anche la polizia municipale, che è anche organo di polizia giudiziaria (hanno tutti i poteri per fare controllo del territorio). Controllo del territorio significa fare anche controlli di notte. Oggi dalle 1 alle 7 del mattino la Polizia municipale è chiusa. Bisogna implementare meglio poi gli assistenti civici.

Lei sarebbe favorevole alle ronde?

Assolutamente no. Gli assistenti civici girano di giorno, nei parchi e segnalano alla polizia municipale persone sospette. Se si fa idoneo regolamento, possono anche fare multe. Ma le ronde no, perché è pericoloso per i cittadini.

 Come giudica il livello di informazione a Faenza?

Di regime, addomesticata. Non si riesce mai ad andare a fondo dei problemi reali della nostra città, a suscitare un dibattito approfondito. Si cerca sempre di deviare l’attenzione sulla cronaca nera, rosa…

Anche a livello politico poi in queste elezioni, gli articoli che hanno avuto più risalto nei giornali sono quelli autoreferenziali, come ad esempio l’abuso di Photoshop in campagna elettorale, passati politici dei candidati incoerenti, imbrattamento di manifesti…

Questa è colpa degli organi di informazione, che si adattano, a loro discolpa, al gusto medio della cittadinanza. È difficile oggi fare un dibattito approfondito e tematico sugli organi di informazione perché sanno che dopo non venderebbero le loro copie. Ben vengano allora le vostre attività che sfruttano internet e i nuovi mezzi di informazione.

 2 CENTRO STORICO-URBANISTICA-AMBIENTE 

Parliamo di centro storico ma facciamo un passo indietro. Prima di parlare di possibili soluzioni, ci preme capire perché il centro storico sia ancora un elemento così importante per la città e quali sono i motivi per cui invece il faentino-medio non lo frequenta più. Per certi versi è una situazione paradossale, nata da cosa?

Le cause del declino del centro storico sono politiche urbanistiche scellerate. Negli ultimi 20 anni bisognava dare spazio anche all’urbanizzazione esterna perché la città ha avuto, non tanto aumento di popolazione, ma aumento di nuclei famigliari. Però si è lasciato in abbandono il centro storico con strumenti urbanistici che ti mettevano mille paletti, per cui per la gente era più normale farsi la casa nuova nel forense dove non avevi tutti questi inciampi. Fino a due giorni fa c’era divieto di aumentare la superficie dei negozi. A chi affitti poi una casa che non ha garage, servizi, messa poi maluccio? Alle classi povere, che sono poi gli extracomunitari, e quindi ci siamo creati un ghetto. E questo poi va a ruota, riflettendosi sulle attività commerciali e sulle frequentazioni. Ci vogliono poi nuovi elementi di attrazione in piazza per ridare valore agli immobili e alle attività commerciali. Nessuno ha pensato ad una politica del turismo degna di questa città.

Riguardo al Regolamento urbanistico edilizio (RUE), lei si è esposto valutando negativamente il progetto. Quali sono le sue alternative?

Nell’ambito dell’edilizia ci sono vari strumenti. Il primo, più generico, è il PSC (Piano di Sicurezza e Coorinamento, n.d.r.) che ha reso edificabile una certa parte del territorio comunale. Poi a scalare ci poteva essere il RUE e poi i POC, che sono i piani operativi di chi va a costruire sul serio. Il Rue, a detta dei vari ordini professionali, ma anche delle imprese edili, non era necessario, le norme regionali e nazionali erano più che sufficienti. Bisogna tenere conto però della realtà economica che stiamo vivendo, con l’edilizia in crisi, per cui un regolamento urbanistico edilizio deve essere fatto al contrario di quello fatto: pochi divieti semplici e massima libertà di azione. 

Secondo lei in questo regolamento gli esercenti sono danneggiati?

Gli organi professionali hanno fatto una battaglia durissima contro il Rue che ha avuto 150 osservazioni, in una realtà piccola come Faenza. Il Rue quindi è stato approvato come fiore all’occhiello da questa amministrazione ma è a tutt’oggi un regolamento che questi gruppi non vogliono. Quindi non io, ma queste persone, la realtà viva, lo ritengono un freno all’attività edilizia. Non abbiamo bisogno di un regolamento così barocco. Ovviamente no a ecomostri, no a scempi urbanistici…

Ha parlato di ecomostri. L’impianto di termovalorizzazione: reale problema o materia di campagna elettorale? Può spiegare ai nostri lettori qual è il reale problema riguardo Enomondo?

Il problema reale è la presenza di Hera nel nostro territorio. La presenza di Hera, che ha il monopolio della gestione dei rifiuti nel nostro territorio, per chiara convivenza politica, è un problema perché era nata come strumento di servizio per le comunità locali ed è diventata invece un agglomerato finanziario che sfrutta le realtà territoriali per fare business.

Tratta 4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani di cui metà sono comprati. Ha messo in piedi un sistema di discarica e inceneritori sovradimensionati per il territorio comprando i rifiuti da altre parti d’Italia, quindi il nostro territorio non è più lo strumento di servizio. Nel marzo 2014 Hera ha preso una multa per 1.900.000 euro di multa dall’Antitrust perché ha taroccato i conti della raccolta differenziata della carta, in provincia di Forlì. In questo contesto qui, c’è il legame con la Caviro che è la saldatura tra due centri di potere molto importanti. In realtà Caviro non avrebbe avuto bisogno di mettersi a bruciare rifiuti, ma l’ha fatto come strategia di collegamento con altre forze importanti. Solo che questo ce l’ho fa pagare a tutti noi cittadini con problemi di salute pubblica.

In realtà il problema è: la raccolta differenziata ridurrebbe la necessità degli inceneritori, ma è Hera che non lo vuole fare e a chi cerca di farla, vedi i forlivesi, gli aumenta la tariffa. Concordo in pieno con quello che aveva detto l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani dobbiamo togliere ad Hera la gestione base dei rifiuti, perché chi ha in mano i rifiuti comanda anche tutte le fasi successive della filiera, e se i rifiuti voglio farli differenziati ho il diritto di farlo, se i rifiuti non voglio mandarli in inceneritore ho il diritto di farlo. Sarà dura.

3 CULTURA

In un articolo inerente al sito del Ministero dei Beni Culturali, Verybello.it, auspicavamo che la parola “Cultura” potesse tornare al centro del dibattito politico, anche in una piccola città come Faenza. Lei ha parlato di un turismo che a Faenza non è mai decollato. Prima ancora che le possibili soluzioni, quali sono le cause di questa situazione?

Nel mio programma la cultura ha una parte fondamentale. Mi scontro sempre con tutti i miei interlocutori che non vogliono parlare di cultura. Nei quartieri non si è voluto parlare di cultura, i giornalisti non vogliono parlare di cultura, semplicemente perché la cultura non prende la massa della gente, quindi non ne parliamo in momenti così importanti. Invece la cultura è un aspetto molto importante, perché va vista in relazione con la scuola e la formazione permanente del cittadino. A Faenza abbiamo problemi grossi alle istituzioni culturali e alle gestioni delle attività culturali. Dobbiamo completare i lavori alla Pinacoteca facendola diventare Museo della Città. Noi abbiamo il MIC che deve sviluppare tutto quello che è ceramico ma abbiamo tutta una serie di espressioni artistiche culturali che oggi non hanno un contenitore idoneo. Dopodiché avremo tre grandi istituti museali a Faenza: MIC, Museo della Città e Palazzo Milzetti. Poi c’è il problema delle attività culturali, che oggi sono divise tra la gestione del Teatro Masini abbastanza asfittica e una realtà invece di base abbastanza vivace non adeguatamente sostenuta. Vedo nelle attività l’esigenza di avere una stagione cittadina gestita con una nuova Fondazione del Teatro Masini che eviti l’appalto ad Accademia Perduta e un recupero del cinema-teatro Sarti. Vanno anche stimolati e sostenuti i cittadini che fanno cultura.

 E i soldi?

Sarà difficile trovare i soldi, perché la cultura è sempre la Cenerentola perché vogliamo che sia la Cenerentola: tende ad essere vista come un discorso di classe, mentre invece così non è. La cultura è un settore trasversale che prende tutti, specialmente in una fase storica in cui ci dobbiamo confrontare con la sfida dell’immigrazione e integrazione.

Come valuta possibili soluzioni per Case Manfredi? Il Comune ha comprato questo immobile nel 2001, e attualmente versa in uno stato di totale abbandono e a rischio di crolli.

Claudio Casadio è sempre stato l’uomo dell’incompiuta. Ha avuto fra le mani nei suoi 10 anni somme di denaro favolose. Ha avuto tra le mani 80 milioni che poteva utilizzare per far diventare Faenza una città a livello internazionale, invece ci sono stati grandi fallimenti strategici. Oggi abbiamo meno soldi, ma ritengo che vendere Case Manfredi ai privati non sia la soluzione, a prescindere da quello che dice la direttrice della Biblioteca. È l’unico esempio pubblico di casa medievale che abbiamo in città, con stanze di pittura del Giani. Non possiamo darlo a dei privati. Dobbiamo trovare il modo di mantenerlo, e tramite finanziamenti europei di restaurarlo. La mossa che ha fatto Malpezzi di proporre la vendita con uno scambio lavoro su Palazzo del Podestà è stata quella di mettere in competizione due beni culturali per fare accettare una proposta scellerata. Se avesse fatto Case Manfredi in cambio dell’asfaltatura della circonvallazione sarebbe stato più evidente il vero intento, cioè sbolognare una grana che non sono in grado di risolvere e che non vogliono risolvere.

Il problema è che Case Manfredi intanto sta crollando… 

Ma non è un problema. Noi abbiamo più di 50 milioni di euro fermi in partecipazioni azionarie di cui ce ne facciamo poco o nulla, cioè garantiamo poltrone o poltroncine. Sì, prendiamo qualche dividendo, ma il miglior dividendo è investire sulla nostra città e sulla nostra vita.

Perchè lei sindaco?

Bisogna andare a votare se si vuole cambiare. E su 9 candidati sindaci il cambiamento c’è solo con un candidato… indovinate chi?

A cura di Samuele Marchi e Alberto Fuschini

L’APPROFONDIMENTO:

I DOCUMENTI RELATIVI AL RUE

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