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Ortofrutticola di Marradi: che cosa è successo e che cosa accadrà? Il punto

Il nuovo anno si è aperto con preoccupazione per i lavoratori e le lavoratrici dell’Ortofrutticola del Mugello a Marradi, più conosciuta nella zona come “fabbrica dei marroni”. E’ del 26 dicembre infatti la notizia della volontà della proprietà, la società bergamasca Italcanditi, di chiudere la sede marradese per aprire un nuovo stabilimento a Bergamo. Questa decisione comporterebbe serie difficoltà per le famiglie dei dipendenti e non sarebbe solo la chiusura di una fabbrica bensì anche la privazione di un punto di riferimento per Marradi e non solo: i marroni sono infatti un simbolo della comunità marradese. Comunità che vedrebbe in ginocchio almeno 80 famiglie con questa delocalizzazione che comporterebbe  il trasferimento dei 9 dipendenti fissi a Bergamo e la perdita del posto per una settantina di dipendenti stagionali, al 90% donne. La risposta del sindaco di Marradi e della Regione Toscana non si è fatta attendere, così come la solidarietà del presidente dell’Unione Romagna faentina Massimo Isola. Tuttavia la questione è ancora aperta. Ripercorriamo quindi cosa è successo in queste ultime settimane e proviamo a capire quali saranno gli scenari futuri e le istanze della comunità che si è stretta attorno alle famiglie che con questa delocalizzazione rimarrebbero senza lavoro.

La notizia della chiusura e il presidio del 31 dicembre

Subito dopo il giorno il Natale, nella mattinata del 26 dicembre i dipendenti fissi dell’Ortofrutticola hanno ricevuto l’inaspettata notizia della chiusura dello stabilimento marradese per aprire una nuova sede a Bergamo. Una settantina di dipendenti stagionali quindi perderebbe il lavoro, mentre i 9 dipendenti a tempo indeterminato dovrebbero ripresentarsi presso la sede di Bergamo per conservare il proprio posto. La decisione è stata da subito considerata inaccettabile non solo dai lavoratori stessi che considerano ormai la fabbrica una seconda famiglia, ma anche dalla comunità e dalle istituzioni. Il sindaco di Marradi Tommaso Triberti è infatti subito intervenuto partecipando al presidio che ha avuto luogo la mattina del 31 dicembre davanti allo stabilimento di Sant’Adriano di Marradi, ha espressamente dichiarato il suo appoggio: “la Fabbrica dei Marroni non deve essere trasferita altrove”. Il 30 dicembre all’assemblea sindacale hanno partecipato anche il sindaco di Firenze Dario Nardella, che ha chiesto un confronto diretto con la proprietà Italcanditi, e Stefania Saccardi, vice presidente della regione Toscana offrendo il sostegno delle istituzioni. “Facciamo un appello ” continua il sindaco marradese, “al proprietario del fondo di investimento, Investindustrial (n.d.r), Andrea Bonomi: gli chiediamo se è consapevole che con una decisione del genere si lascia morire un paese”.

L’Ortofrutticola del Mugello: dal 1984 a Marradi

L’Ortofrutticola del Mugello è nata nel 1984 su pubblica iniziativa con l’obiettivo di creare lavoro in un’area montana che altrimenti sarebbe andata incontro a un importante decremento demografico. E’ stata acqusita al 70% dal fondo di investimento Investindustrial di Andrea Bonomi nell’agosto del 2020 rientrando nella proprietà di Italcanditi, azienda con sede a Bergamo, luogo in cui si vorrebbe aprire il nuovo stabilimento che dovrebbe sostituire quello di Marradi. La rabbia dei dipendenti è dovuta, oltre alla stessa delocalizzazione che lascerebbe a casa circa 80 dipendenti, tra stagionali e fissi, dalla mancanza di segni di preavviso che potessero far presagire tale delocalizzazione: la fabbrica, al lavoro fino al 23 dicembre, ha infatti chiuso il 2021 in attivo dimostrando anche di aver saputo reggere all’impatto della pandemia. L’indotto stimato proveniente dalla produzione dei marroni infatti è di due milioni di euro. Enorme sarebbe quindi anche il danno economico.

Il sostegno anche della Romagna Faentina

E’ intervenuto in merito alla delocalizzazione a sostegno dei lavoratori e della comunità marradese anche il presidente dell’Unione della Romagna faentina Massimo Isola. “In un momento di grave difficoltà, a causa dell’emergenza sanitaria, è inaccettabile che un’azienda con un passato storico importante come quella di Sant’Adriano, punto di riferimento economico di moltissime famiglie tra il fiorentino e il ravennate, nel quale peraltro viene lavorato un prodotto tipico del territorio, venga trasferita per puro calcolo d’interessi senza tenere in alcun conto i gravi danni che provocherebbe all’economia delle nostre zone. Bene hanno fatto i produttori locali a paventare l’indisponibilità a fornire il marrone alla nuova proprietà che deve, e dovrà, continuare ad essere lavorato nel nostro territorio. Come Unione siamo costantemente in contatto con gli organi istituzionali ai più alti livelli e con le rappresentanze sindacali” Così si è espresso Isola che ha sottolineato anche la solidarietà sua e dell’Unione nei confronti dei dipendenti: “Mai come in questo momento non devono sentirsi soli. Per questo assicuro che qualsiasi passo dovrà essere compiuto per far rientrare quella decisione di delocalizzazione, verrà sostenuto”.

Istituzioni: il sostegno di Chiesa, sindacati e castanicoltori

Anche la Chiesa locale è intervenuta in merito con una celebrazione molto partecipata officiata da don Pino Montuschi e altri sacerdoti il 2 gennaio proprio davanti allo stabilimento e con il messaggio di solidarietà del vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana mons. Mario Toso augurando la riuscita delle trattative a tutela di lavoratori e lavoratrici. Il 2 gennaio si sono uniti al presidio anche i rappresentanti dei sindacati. Le rivendicazioni della Flai Cgil di Firenze sono infatti state accolte e fatte proprie anche da una delegazione della Flai Cgil di Ravenna, anche alla luce del fatto che sono coinvolti anche lavoratori del territorio di Brisighella, dunque della provincia di Ravenna. Anche i castanicoltori sono intervenuti annunciando che smetteranno di vendere i propri prodotti all’azienda se lo stabilimento verrà effettivamente chiuso. 

E ora? Sensibilizzazione, donazione e nodi da sciogliere

Continua la sensibilizzazione della popolazione alla difesa della fabbrica e soprattutto dei diritti dei lavoratori. Il 6 gennaio la banda di Popolano terrà un concerto davanti allo stabilimento alle 11 e dalle 14 i sindacati organizzeranno animazione per i più piccoli. Il 7 gennaio invece sarà a Marradi il regista concittadino Stefano Mordini, sugli schermi quest’anno con La scuola cattolica. Infine l’8 gennaio si riunirà la Consulta dei Giovani, mentre è previsto per il 9 gennaio un Consiglio Comunale straordinario e sempre il 9 gennaio andrà in scena lo spettacolo “Gli ultimi saranno gli ultimi” di Gaia Nanni e Gabriele Doria. Inoltre è possibile fare una donazione per sostenere le spese necessarie all’avanzamento del presidio che proseguirà davanti allo stabilimento di Sant’Adriano a Marradi fino a che le istanze dei lavoratori non saranno ascoltate. Restano infatti alcuni nodi da sciogliere: il perché di una decisione comunicata senza preavviso e soprattutto l’incognita sul futuro dei dipendenti della fabbrica. Continueremo quindi a parlare di Marradi, della “Fabbrica dei marroni” e delle istanze della comunità, cercando di fare chiarezza sulla questione.

Letizia Di Deco

Classe 1998, vivo a Faenza. Mi sono laureata in Lettere Moderne e poi in Italianistica e Scienze linguistiche all’Università di Bologna. Scrivo per il settimanale Il Piccolo di Faenza. In attesa di tornare definitivamente in classe da prof, mi piace fare domande a chi ha qualcosa di bello da raccontare su ciò che accade dentro e fuori le pareti della scuola. Ho sempre bisogno di un buon libro da leggere, di dire la mia opinione sulle cose, di un po' di tempo per una corsetta…e di un caffè

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