L’algoritmo al servizio dell’arte: inaugura la mostra “Caravaggio, a drawing machine”
Che cosa rende tale un’opera d’arte? Molteplici caratteristiche, ma sicuramente la propria unicità. Anche per questo le riproduzioni delle tele famose a volte non attirano la nostra attenzione, e sembrano più il prodotto di una linea di produzione che non il riferimento ad un pezzo originale. Michele della Ciana ha invece inventato una macchina che da un quadro irripetibile crea una riproduzione altrettanto speciale: Caravaggio, a drawing machine. Che sia un autoritratto di Leonardo da Vinci o un onirico dipinto di Gustav Klimt, Caravaggio è in grado di riprodurre a penna le linee del disegno, ogni volta in maniera diversa. Allo stesso tempo, foto ritratto e scorci turistici sono visti da una diversa angolazione tramite la riproposizione ad inchiostro dei tratti umani e delle caratteristiche ambientali. Venerdì 8 settembre, alle ore 18 nel chiostro della chiesa di S.Ippolito a Faenza (via S.Ippolito) si inaugurerà la prima mostra personale di arte digitale di Michele della Ciana, “Caravaggio, a Drawing Machine, un algoritmo al servizio dell’arte”. La mostra, che ha il patrocinio del Comune di Faenza, si concluderà il 14 settembre 2017. La mostra sarà aperta: sabato, domenica, lunedì, e mercoledì dalle 17 alle 20, mentre domenica, martedì e giovedì dalle 10 alle 13.
Ecco come l’arte si esprime attraverso strumenti nuovi
«L’arte – scrivono gli organizzatori – non è mai stata immutabile e avulsa dalla realtà storica in cui si è sviluppata, al contrario ha sempre seguito, e talora precorso, l’evoluzione del pensiero umano. La nostra è l’epoca della scienza e della tecnologia e quindi non stupisce che l’artista si esprima utilizzando strumenti nuovi. Così la tela ha fatto posto al monitor ed ai supporti di stampa, il pennello e la matita hanno ceduto spazio al mouse o alla pen tablet, i pixel vengono plasmati secondo l’estro dell’uomo. Lo scopo però è sempre lo stesso: realizzare un’opera che susciti un’emozione. Non si vuole stupire con effetti speciali, come è avvenuto per molta arte digitale alla fine del secolo scorso, ma favorire nuovi processi culturali e di comunicazione». E’ dunque in quest’ottica che si è inserito Michele della Ciana, quando ha voluto ricreare l’emozione del tratto di penna, elaborando e poi riproducendo l’immagine su carta per mezzo di un unico, lunghissimo tratto, senza mai staccare la penna dal foglio.
Caravaggio, a drawing machine: un algoritmo muove una penna che non si stacca mai dal foglio
L’algoritmo è il cuore della macchina, che dal grande pittore ha preso, oltre il nome, anche il gusto tutto particolare per il chiaroscuro. Ma Michele della Ciana ha costruito anche lo strumento che materialmente disegna l’immagine. La caratteristica più interessante e l’originalità di Caravaggio stanno in quell’unica linea che la macchina traccia senza che la penna si stacchi mai dal foglio. «Ho creato l’algoritmo che guida Caravaggio – spiega Della Ciana – cercando di renderlo poco prevedibile, in modo tale che il tratto della penna sia sempre diverso, ma stando anche attento a fare in modo che l’immagine sia ben costruita ed abbia un suo valore estetico». Nella mostra saranno esposti paesaggi e ritratti su fotografie commissionate appositamente da Della Ciana al fotografo Giovanni Ambrosini. Collaborano all’allestimento della mostra Sofia Bulzacca, Andrea Cassani e Marco Santandrea.
Per approfondire la poetica di Caravaggio, a drawing machine, ecco l’intervista realizzata alcuni mesi fa da Buonsenso@Faenza a Michele della Ciana.