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Trasformare la crisi in opportunità: l’esperienza di Marco Peroni Ingegneria

Trasformare il momento di crisi in una grande opportunità: è quanto è riuscito a fare l’ingegnere Marco Peroni, titolare di uno studio professionale a Faenza che è riuscito dal 2010 a vedere la propria attività crescere sia in termini di fatturato sia in termini di personale, nonostante la crisi del settore. La ricetta? Impegno, creatività e investimenti, senza farsi condizionare dal sentimento di pessimismo comune. Marco Peroni ha raccontato la sua esperienza nel corso del ciclo di incontri promossi da Acli Faenza ‘Lavoro: Faenza in network’ in una serata dedicata a startup e innovazione.

Lo studio si trova all’interno della chiesa dell’Annunziata in Borgo

«La parola ‘crisi’ in realtà è proprio sinonimo di ‘cambiamento’ – spiega Marco Peroni – ed è quello che ho vissuto in quel periodo, dopo la crisi del 2008-2009 che ha colpito particolarmente il settore dell’edilizia». Lo studio del quale era socio si era sciolto nel 2010, ma si è presentata subito un’opportunità, rappresentata da un nuovo spazio da poter affittare sicuramente particolare: la chiesa dell’Annunziata della parrocchia di Sant’Antonino. «È stato don Marco Ferrini a farci questa proposta – racconta – al tempo era un magazzino inutilizzato. Ho sempre creduto nel valorizzare la ricerca nel mio lavoro e una chiesa mi sembrava lo spazio creativo per antonomasia, per cui ho accettato».

Marco Peroni: “Durante la crisi ho investito in capitale umano e ricerca: è stata una scommessa vincente”

Mentre sul territorio tanti studi chiudono, nasce a Faenza lo studio della chiesa dell’Annunziata in Borgo: un ambiente creativo con all’interno un vero e proprio laboratorio di ricerca. Dalla precedente esperienza lavorativa, Marco porta con sé altri tre ragazzi che assume subito a tempo indeterminato. «Durante il periodo di crisi siamo comunque sempre aumentati in termini di fatturato: nel tempo abbiamo messo su gruppo di una quindicina di persone. Per me l’investimento in capitale umano è fondamentale, ed è una scommessa vincente. Alla fine il posto affittato, che all’epoca poteva sembrare troppo grande, oggi è diventato piccolo».

I progetti: dal Palazzo del Podestà alle unità abitative sulla Luna

Tra i progetti, la riqualifica del Palazzo del Podestà.

Un altro segreto di questo ‘caso di successo’ è anche il fatto di volersi aprire sempre a nuovi lavori, anche se non fanno parte del core-business dello studio. «Ci piacciono le nuove sfide, anche se non portano un ritorno immediato in termini di fatturato. Ci piace studiare, metterci in gioco e creare cose nuove». Tra i progetti più innovativi che nel corso degli anni Marco Peroni ha realizzato, la passerella di via Lapi nel 2005 «che voleva unire sperimentazione e tradizione»; il progetto di un ponte mobile per il Giubileo di Roma, la casa appesa-sopraelevata di via Corelli (2015) per contrastare possibili terremoti; la recente riqualifica del palazzo del Podestà di Faenza; il progetto di un gigantesco ponte sullo stretto di Gibilterra. E poi, capitolo a parte, l’ingegneria aerospaziale e la sfida rappresentata dalla progettazione di unità abitative per la Luna, raccontata anche negli scorsi mesi sul settimanale Il Piccolo. «Se guardo avanti negli anni, voglio chiudere lo studio non solo dopo aver costruito 500 palazzine – conclude – ma anche dopo aver fatto altro, e lo spazio mi ha sempre affascinato e le mie ricerche hanno avuto eco anche negli Stati Uniti».

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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