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ISIS FOR DUMMIES – Volume 3 –

ISIS FOR DUMMIES

 – Volume 3 –

Nelle precedenti puntate, grazie all’aiuto del prof. Massimiliano Trentin dell’Università di Bologna, siamo venuti a conoscenza delle radici ideologiche dell’ISIS e dei presupposti da cui trae la possibilità di crescere ed espandersi. Oggi vedremo invece un aspetto molto più terra-terra ma non per questo meno importante. Se l’ISIS è riuscita a fare quello che ha fatto, lo deve innanzitutto alla sua grande disponibilità finanziaria. Sorge spontanea una domanda allora: da dove cavolo arrivano tutti questi soldi? Investimenti azzeccati? Gratta e Vinci fortunati? Svendita di ostaggi a prezzi popolari? Scopriamolo un po’….

  1. L’ISIS ha tanti soldi ed armi a disposizione, ma nei momenti decisivi perde.

Immaginate di essere riusciti, per una serie di fortunate coincidenze, a realizzare uno staterello in mezzo al Medio Oriente.

Guardate dietro di voi. Avete un buon numero di soldati fanatici e repressi da anni di bastonate autoritarie disposti a combattere in nome della vostra ideologia (le ultime stime parlano di circa 15.000 uomini).

Guardate davanti a voi. Non avete di fronte particolari ostacoli da parte dello Stato ufficiale (a fare il “lavoro sporco” ci hanno già pensato gli americani, come visto in Volume 2), ed i vostri nemici (più o meno il 95% delle persone del resto del pianeta) sono chiari. Quello che c’è da fare non è troppo complicato: in sostanza, nel dubbio, voi chi vi trovate di fronte lo ammazzate. Cristiano, musulmano, interista (esistono ancora?), poco importa. A meno che non siano estremisti-sunniti-salafiti-jihaidisti-alti più di 1m e 80-con la barba-ecc…, non prendete nemmeno un caffè con loro.

Cosa vi manca veramente per realizzare i vostri propositi jihaidisti? La preghiera costante? Un progetto preciso? No.

Vi mancano le armi. Senza quelle, con l’aiuto di dio o meno, non si va da nessuna parte. Ma facciamo un passo successivo. Per avere le armi di cosa abbiamo bisogno? Eh, alla fine si casca sempre lì.

 $$$$$oldi.

E come si ottengono tanti soldi in fretta?

La risposta spontanea sarebbe quella che per la maggiore ci propongono i tg: rapire degli ostaggi occidentali, per poi rivenderli ai rispettivi paesi. Ma è veramente così che l’ISIS è diventata quello che è?

In realtà l’ISIS non ha particolare bisogno di fare soldi ricattando i governi occidentali attraverso la cattura di ostaggi. Certo, questo è un bel modo per farsi pubblicità, terrorizzare l’Occidente e realizzare video di ottima fattura da far girare sul web. Ma non per far soldi, non almeno quelli che contano veramente.

Gran parte dei loro finanziamenti provengono invece dai ricchi salafiti (termine che abbiamo già conosciuto con Volume 1) dei paesi del Golfo che li finanziano in termini privati (i flussi di denaro passano in particolare tramite il piccolo stato del Kuwait). Come avvengono di preciso questi finanziamenti non è compito di questo articolo spiegarlo, anche perché se sapessi intercettare queste immense somme di denaro non starei certo qui a scrivervi, ma sarei già a spassarmela alle Maldive.

Ma il tesoro dell’ISIS non si mantiene semplicemente in questo modo, ricevendo passivamente dei soldi dall’esterno. Dopo le prime conquiste, l’ISIS ha messo le mani sulle armi detenute dall’ex regime di Saddam Hussein e sul petrolio siriano. È soprattutto grazie alle armi che si vincono le battaglie, ed essere riusciti a mettere le mani sull’arsenale dell’ex rais è stato un gran colpo per lo Stato Islamico. Cosa se ne fanno invece del petrolio? Principalmente viene venduto in Turchia, che con l’ISIS ha da sempre avuto un rapporto particolarmente ambiguo (anche perché l’ISIS ha recentemente combattuto contro i curdi, ostili al regime turco).

Insomma, questi 5.ooo soldati che combattono per la loro ideologia sono armati sino ai denti. C’è quindi da temere il peggio? Vi raccontiamo una cosa curiosa, a conclusione di questo breve percorso. Benchè spesso descritti come i più feroci soldati dai tempi di Gengis Kjan, tutte le volte che si sono trovati ad affrontare un esercito organizzato e motivato sono stati sconfitti (come nell’assedio alla città curda di Kobane, nel confine turco-siriano, durato da settembre a gennaio 2015). Ecco allora che nei momenti decisivi armi ed estremismo non sembrano sufficienti a realizzare il loro progetto di Stato Islamico.

  1. CONCLUSIONI

Questa guida voleva essere solo un piccolo aiuto “for dummies” come me. Senza alcuna pretesa di conoscenza esaustiva del fenomeno ISIS, si voleva almeno porre le basi per avere un quadro più chiaro di questa realtà che in Tv ci appare spesso solo come un gigantesco show mediatico. Ecco alcune delle cose basilari che, nella nostra breve discussione, abbiamo capito:

  • I video con cui terrorizzano l’Occidente hanno uno scopo puramente propagandistico, così come i propositi di issare la loro bandiera sulla cima del Vaticano. I veri obiettivi dell’ISIS al momento sono là, nel cuore del Medio Oriente.
  • Lo Stato Islamico, sorto in maniera puramente opportunistica e grazie alla situazione di instabilità del Medio Oriente, è in guerra. I suoi nemici, per la sua stessa natura, sono tutti coloro che non si riconoscono nella sua ideologia, musulmani compresi. In quei territori i principali dell’ISIS sono quindi i musulmani stessi o i curdi, che nella città di Kobane hanno sperimentato una sorta di avamposto democratico, particolarmente odiato dai guerriglieri jihaidisti. Ecco allora che capiamo il perché del tentativo di distruzione della memoria e della cultura operato dall’ISIS nei territori da lui occupati.
  • Benchè alcuni gruppi libici si siano dichiarati affiliati all’ISIS, la storia travagliata della Libia non sembra però presentare quelle due caratteristiche fondamentali (viste in Volume 2) per il sorgere di un reale e compatto Stato Islamico.
  • Il messaggio di propaganda dell’ISIS è molto attrattivo, specie nel ricevere finanziamenti. Eppure va ridimensionata, a livello quantitativo, l’importanza dei foreign fighters stranieri che, sebbene esistano, rappresentano comunque una minoranza.
  • Sono entrati in possesso di un arsenale militare potentissimo, eppure, nei momenti decisivi, non sembrano in grado di saperlo gestire, venendo sconfitti qualora si trovino di fronte eserciti ben motivati.

Finisce qui il nostro cammino.

Non saremo diventati degli esperti di relazione internazionale, ma almeno quando in TV ci parlano di ISIS sappiamo che non stanno parlando del nuovo nemico di Dragon Ball.

Penso sia già qualcosa.

PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI:

http://www.thepostinternazionale.it/mondo/iraq/l-isis-spiegato

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