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Isacco Emiliani: foto per raccontare bellezza e fragilità dell’Artico

Dai colori ancestrali dell’aurora boreale alle antiche tradizioni degli Inuit nei più remoti villaggi dell’Alaska fino alla testimonianza di come i cambiamenti climatici stanno mutando un mondo ricco di mistero e fascino. Dal 2016 il fotografo faentino Isacco Emiliani, 29 anni, racconta con il progetto ‘Arctic visions’ i diversi paesaggi del circolo polare artico, avventurandosi in alcune delle aree più selvagge del pianeta: per ogni viaggio – finora quattro: Finlandia, Norvegia, Alaska e isole Svalbard – realizza un libro fotografico (fanzine, alcune di queste editate con Alex Liverani) che attraverso immagini testimonia questi luoghi unici. «Arctic visions – spiega Emiliani – è un’indagine in uno degli habitat più delicati e a rischio del pianeta: l’Artico. Racconto ogni regione artica, ciascuna con un proprio concetto e con una propria storia con l’obiettivo di divulgare gli elementi più compromessi e a rischio dell’Artico e sensibilizzando i nostri occhi alla loro bellezza e fragilità. Dopo gli studi in grafica all’Ist. Strocchi e diversi master in fotografia, è un viaggio in Islanda quello in cui mi sono reso conto delle sfide ambientali che sta vivendo oggi l’Artico e mi sono innamorato di quei luoghi. L’anno successivo ho fatto un viaggio in Finlandia: mi sono addentrato nelle aree più selvagge e in quel momento ho deciso che avrei iniziato a raccontare con le mie foto questo mondo».

White Finland: la 1^ opera

Parte così un’avventura fatta di scatti, sfide per superare temperature impervie (da affrontare con un’adeguata attrezzatura, «in Alaska o alle Svalbard, con temperatura anche sotto i trenta gradi, le batterie non ti durano molte ore»), e relazioni con persone e animali per i quali quegli ambienti apparentemente inospitali sono ‘casa’. Nel primo viaggio, “White Finland”, a fare da filo conduttore è stato il bianco. «In Finlandia ci sono montagne non molto alte ma impervie, e mi hanno colpito gli elementi bianchi, che si trovano in tante tonalità diverse, diversi dalle nostre montagne».

Le aurore boreali e i ghiacciai di Prehistoric Norway

Il viaggio successivo in Norvegia, dove ha dato vita a “Prehistoric Norway”: tra fiordi e aurore boreali il racconto di quegli elementi paesaggistici che sono rimasti immutati nel corso di milioni di anni e che ci vengono ancora offerti in tutta la loro bellezza. In particolare, Isacco ha immortalato le aurore boreali, come ha raccontato recentemente nella trasmissione Rai Geo&Geo. «È affascinante pensare che quello che poteva vedere un mio simile nella preistoria non era poi tanto diverso da oggi».

Il popolo Inuit protagonista di Native Alaska

Uno dei viaggi più suggestivi è stato quello in Alaska, dove ha vissuto per venti giorni in uno dei villaggi più isolati del pianeta: Kaktovik, ultima frontiera prima dell’oceano artico, 180 abitanti, nessun contatto diretto con il mondo esterno. «Volevo raccontare usi e costumi del popolo Inuit e non è stato semplice: anche solo raggiungere questo villaggio è estremamente complesso e solo grazie al supporto del museo di Anchorage e l’appoggio di alcuni prof. dell’istituto scolastico ho potuto essere ospitato da uno dei nativi». Nasce così “Native Alaska”, dove Isacco ha scattato una delle foto a cui è più legato: un’orsa che allatta due cuccioli. «Gli Inuit hanno un profondo rispetto per l’orso, e ora l’ambiente in cui vivono è messo a dura prova dai cambiamenti climatici, tanto che il villaggio stesso nei prossimi anni sarà sommerso dalle acque».

I paradossi di No Mans land

Ultimo, in ordine di tempo, il viaggio alle isole Svalbard, terra a latitudini estreme e meta di ricercatori di tutto il mondo, 49 nazioni diverse per 1.100 abitanti, che Isacco, assieme a Riccardo Astolfi, ha raccontato con la sua ultima fanzine ‘No mans land’. Una terra di passaggio, dove l’uomo si trova a stare solo per brevi periodi, ma dove si crea un interscambio culturale e scientifico unico. E dopo questo viaggio sono ancora tante le foto che Isacco scatterà per raccontarci un mondo estremo e fragile, così distante eppure così legato alla nostra vita.

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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