INTERVISTA A CLAUDIA BERDONDINI – Candidata sindaco lista “Comitato no piano sosta – Per riavere Faenza”
INTERVISTA A CLAUDIA BERDONDINI
Candidata sindaco lista “Comitato no piano sosta – Per riavere Faenza”
Nome: Claudia
Cognome: Berdondini
Data di nascita: 08-07-1945
Professione: prof
Stato civile: stato libero
Liste di riferimento: Claudia Berdondini “Comitato no piano sosta – Per riavere Faenza”
3 aggettivi per descriverti: dinamica, ribelle, ama la legalità (sempre)
Perché mi candido: perché il sindaco non ha applicato il programma di governo della città che è rimasto nel cassetto
Canzone preferita: Piazza Grande – Lucio Dalla
Da piccolo volevo fare la: prof
Il posto più bello che ho visto: Sicilia, la Valle dei Templi
Il posto che vorrei visitare: ciò che ancora non ho visto nel mio paese
Una persona che ammiri: due donne: Tina Anselmi (trascurata), Rossana Rossanda
Se penso a Faenza mi viene in mente: Sindaco donna, Senza piano sosta, Città pulita, centro della cultura e del lavoro, una politica per i giovani, tagli nella gestione comunale dove non utile, Meritocrazia
1 DEMOCRAZIA – INFORMAZIONE
La prima parola che vorremmo trattare con lei è quella di “Democrazia”. Faenza presenta ben 9 candidati sindaco. Un’enormità. Non crede che questo sia sinonimo di scarsa progettualità e mancanza di coesione da parte delle rappresentanze politiche della nostra città? E non crede che questo non faccia altro che riflettere, più che aperture democratiche, un atteggiamento di chiusura e di mancanza di dialogo?
Premetto che a Faenza abbiamo bisogno di democrazia perché non c’è stato concesso neanche un referendum consultivo popolare. Tanti partiti significano tante idee diverse così i cittadini possono scegliere, per me è una ricchezza.
Noi abbiamo seguito alcuni dei dibattiti di quartiere. Il problema è che avendo tante idee per scegliere questi dibattiti non favoriscono alcun tipo di discussione e contenuto, avendo così tanti candidati. Il cittadino fa fatica e i candidati fanno fatica ad esplicitare il loro programma. Anche secondo lei questo è un rischio?
Questo può darsi, perché siamo tanti. Però ho visto il lavoro dei giovani che si sono impegnati moltissimo e hanno dato voce a tutti. Io, al contrario, credo che questo sia un arricchimento, perché poi andando avanti l’approfondimento ci può essere, soprattutto da parte di quei ragazzi impegnati politicamente, magari non nei partiti, e che lavorano sul web.
Rimanendo su questo tema, come giudica le polemiche autoreferenziali di queste elezioni amministrative, le uniche che sembrano avere grande spazio nei giornali? Non trova tutto questo sintomo di una grave carenza di contenuti che si riflettono poi anche nei confronti pubblici?
Guardi, avete anche ragione. Io che non ho mai attraversato la vita politica, mai in prima persona a parte una breve parentesi dall’IdV dal quale mi sono dissociata per i noti scandali. Avete ragione sulla carenza dei contenuti. Tant’è che io stessa non mi vanto mai di fare una proposta rimarcata perché questa sta diventando una farsa, avete ragione, tra questi candidati a sindaco che fanno la gara a chi promette di più. Io non vendo sogni e deliri. Così non si può approfondire. Avete ragione: si scade nell’autoreferenzialità mentre il discorso deve essere fatto portando avanti il bene della città e i suoi bisogni. Noi lavoriamo diversamente, non promettiamo l’irrealizzabile. Credo che questo sia un piccolo segno di rivoluzione, culturale se non politica.
Come giudica il livello di informazione a Faenza?
(ride) Come in tutte le città in Italia lascia un po’ a desiderare. Il partito di maggioranza, ovunque, non solo a Faenza, ha sempre modo di far sentire la propria voce. Io come lista civica, anche presso i giornali, senza partito strutturato, faccio più fatica. È colpa sia della destra che di sinistra. Sono sempre avvantaggiati quelli che sono in carica, perché si arrangiano anche con i media. Gli intellettuali, coloro che scrivono, non dovrebbero mai essere dei cortigiani, ma degli uomini liberi. Imparate ad essere degli uomini liberi.
Donne in politica. Come mai tra ben nove candidati a sindaco c’è solo una donna?
Le donne sono ancora impegnate molto in casa, non c’è stata ancora una completa rivoluzione. Le donne sono un po’ timide alcune, credono ancora non sia possibile… eppure io lo dico: è possibile. Soprattutto una cosa però: non devono essere candidate per prebende o per posti. Devono far emergere il loro merito, perché io non credo alle quote rosa. Sia donna che uomo non devono essere lì per forza, ma devono essere nelle sedie per merito. Le donne non devono essere una razza protetta dalle quote. Non devo mettere un tot di donne grasse, un tot di donne belle, un tot di donne brutte… questo chiaramente vale anche per gli uomini. La politica deve cambiare verso, deve guardare il merito.
2 PIANO SOSTA – AMBIENTE
Veniamo al programma. È molto forte nel suo programma il tema del “No piano sosta”. È veramente realizzabile questo progetto?
Lei ha detto bene, noi abbiamo messo solo quello che si può fare. Il piano sosta così come è concepito, con una città blindata, ha fatto solo danni. Faenza è dal punto di vista commerciale isolata, c’è una desertificazione del centro, i negozi storici chiudono. Inutile poi spendere soldi negli eventi per rianimare un morto. Devo aggiungere che abbiamo chiesto il referendum popolare su questo e non c’è stato concesso. Quello che proponiamo nel programma si può fare. Abbiamo fatto ricerche e parlato con avvocati… ci sono sentenze del TAR a questo proposito e sentenze anche della Cassazione che suonano così: “a posti blindati del centro, devono corrispondere a 50-70m dei parcheggi gratuiti per creare una relazione e transito tra periferia e centro”. Questo si può fare, non è un sogno.
L’impianto di termovalorizzazione: reale problema o materia di campagna elettorale? Può spiegare ai nostri lettori qual è il reale problema riguardo Enomondo?
Il reale problema è il problema del business. Noi il business non lo vogliamo. Enomondo, Hera, Caviro… lavorano non per creare lavoro ma per produrre energia elettrica. Effettivamente gli inceneritori ci sono. In Consiglio comunale poi è passato poi un progetto che si è approvato in provincia e consentirebbe a Caviro e soci di incenerire tutto il pattume che ci viene anche da altre regioni, come il Lazio. Questo non è etico, non è giusto, e non è bello per la salute. C’è un brutto giro. Fuori la politica dagli affari.
Ma non verrebbe in questo modo danneggiato il diritto d’impresa?
Il diritto d’impresa ci deve essere, ma l’impresa deve precipuamente creare lavoro, non creare business o affari, secondo me.
3 CULTURA
In un nostro articolo auspicavamo che la parola cultura potesse tornare al centro del dibattito politico. Come pensa nel suo programma di valorizzare la cultura, che in Italia potrebbe creare ricchezza culturale, ma anche economica?
Sono d’accordo. La cultura può lavorare anche sul turismo. La ricchezza sollecita i mecenati. Bisogna anche a Faenza incoraggiare i creativi, quelli che non lavorano immediatamente per business. Faenza era, temporibus illis, al centro della vita culturale dell’Emilia-Romagna. Venivano a Faenza poeti, intellettuali… adesso tutto questo non c’è più. Basterebbe spendere pochi soldi. Via progetti ed eventi inutili. Dobbiamo prima di tutto creare dei percorsi, in particolare sul neoclassicismo a Faenza, che è la culla del neoclassicismo. È stato fatto poco a livello di pubblicità. Prima di tutto i giovani dovrebbero, anche attraverso percorsi scolastici, essere educati a questo.
Lei ha legato molto i problemi della cultura al discorso pubblicitario. Non c’è però forse anche un problema di scarsa conoscenza culturale da parte del faentino, dell’amministrazione o degli enti stessi? Nel senso, se la cultura non la si conosce veramente si fa poi fatica a pubblicizzarla…
Si. C’è anche il problema della conoscenza. Oggi i giovani si impegnano poco e si applicano poco, il computer va per la maggiore. Poi le scuole sono ad un livello bassissimo di cultura, per cui tutti vengono promossi: è la scuola degli asini. Però non c’è solo la scuola, anche le famiglie devono organizzare viaggi a Faenza. Manca la conoscenza, e quindi non ci si preoccupa di attuare questi percorsi culturali. Per la cultura non ci vogliono progetti magniloquenti o con tanti soldi. Prima di tutto il centro deve iniziare a vivere davvero, perché è lì che si veicolano le merci e le idee. Abbiamo bisogno in centro di mecenati che procurino la possibilità ai creativi giovani di affermarsi nella vita culturale cittadini. Cambierà qualcosa? Io ci credo.
Lei parla molto di giovani. Concretamente l’amministrazione cosa potrebbe fare su questa tematica in ambito lavorativo?
Il Comune può creare lavoro, però è necessario per dare occasioni ai giovani e non spendere soldi in opere inutili, spesso per privati. Per i giovani io privilegio un percorso “mondo del lavoro e scuole”, soprattutto superiori che hanno l’autonomia. Invece di attuare progetti costosi e che non portano a nulla, la scuola deve cercare di realizzare percorsi scolastici specifici con l’autonomia. Ci vuole un percorso scolastico con, nel curricula, certe materie specifiche. Ci vuole più osmosi tra il territorio faentino e le scuole superiori di Faenza. Creare competenze ad hoc. Oggi è più importante avere la tessera di un partito o il merito? Dovrebbe essere il merito: bisogna mettere in circolo alcune idee.
Veniamo a Case Manfredi. Come valuta possibili soluzioni per questo importante edificio? Il Comune ha comprato questo immobile nel 2001, e attualmente versa in uno stato di totale abbandono e a rischio di crolli. Il Comune sembra ora intenzionato a vendere… lei è d’accordo?
Non sono d’accordo. Quei soldi possono recuperarsi con tagli alle opere inutili. Non sono d’accordo col vendere una parte della nostra cultura. Un sindaco dovrebbe fare sforzi per conservare tutto ciò che è patrimonio culturale, qui in Comune abbiamo una sala verde con delle crepe… ci vogliono dei tagli anche ai dirigenti comunali che sono tanti e prendono 45.000 euro di bonus. Si risparmia sui tagli ai dirigenti e si fa lo spoils system (Lo spoils system è la pratica politica, nata negli Stati Uniti d’America tra il 1820 e il 1865, secondo cui gli alti dirigenti della pubblica amministrazione cambiano con il cambiare del governo, ndr). Risparmieremo tanti soldi. In America fanno così. I soldi per gli edifici pubblici con valore culturale vanno trovati. Si può fare, non è un sogno.
Come pensa di sfruttare il contenitore del Palazzo Podestà, nel caso ci fosse la possibilità di valorizzarlo?
Lo apriamo gratuitamente, e partiamo dalle scuole. Poi le idee verranno, e arriveranno dai giovani con le loro idee che non sono business.
4 DIRITTI CIVILI – EMERGENZA ROM – SICUREZZA
Diritti civili, un dibattito ancora molto aperto nella nostra città. Faenza non ha ancora adottato un registro per le unioni civili per coppie etero o omosessuali. Quale è la sua posizione a riguardo? Secondo lei il sindaco deve fare prevalere le proprie convinzioni etiche o il volere della comunità?
Il sindaco prima di tutto deve seguire l’evoluzione dei tempi. Io mi sono resa conto che questa c’è stata negli altri paesi e anche in Italia. Io ho proposto nel mio programma, e si può fare, un registro delle unioni civili, per fare usufruire loro di qualche beneficio. Non mi allargo di più. Io ho certamente un’etica personale, ma bisogna tenere conto anche dei cittadini e dell’evoluzione del civile nel nostro stato. Noi siamo un po’ indietro. Questo poi è a livello nazionale, e certe cose devono partire da Roma. Faenza può fare questo registro e poi ci fermiamo aspettando notizie da Roma…
Emegenza Rom. Provocatoriamente ci piacerebbe chiedere “ha mai parlato con uno di loro?”. Il senso della domanda è questo: capire le cause di un problema prima che proporre soluzioni. Si è cercato di capire la storia di questa situazione, di queste famiglie all’interno del contesto faentino, andando al di là degli slogan?
Io ho parlato coi Rom, soprattutto quelli in Via Graziola. Io qui mi ribello, e il discorso che vengo a fare può essere drastico. Cosa comporta la legalità? Comporta che quelle associazioni (faccio i nomi: Papa Giovanni e Caritas), che hanno avuto tanti soldi devono, se possibile, realizzare questa integrazione, specialmente verso i più piccoli. Per i piccoli c’è un discorso speciale. Ad un certo punto però si scopre che gli adulti le risorse le hanno. Dobbiamo smettere attraverso le associazioni di introdurre minori da altre parti. Non spendiamo dei soldi dei cittadini per alimentare l’illegalità, presente anche nelle due roulotte della chiesa di S. Savino. Questo è un tasto sensibile. Io non sono per cacciare nessuno, ma se metto una roulotte nel mio cortile devo pagare pegno. Il sindaco ha dei poteri speciali, poteva provvedere. Doveva dire a chi li ospita che è una soluzione illegale. I parroci sono soggetti alle leggi dello Stato. Per gli immigrati in generale, se delinquono, il sindaco deve intervenire con ordinanze. E se alcuni di questi soggetti persistono si va dal Prefetto, si emana un’ordinanza di espulsione su di loro. La legalità non ferisce nessuno.
Quali altre misure propone sul tema “sicurezza”, tema importante in questa campagna elettorale?
Io non ho più 30 anni, però non posso uscire la sera da sola: le ragazze giovani sono in difficoltà ad uscire da sole. Questo non può esistere. Nei social si parla tutti i giorni di criminalità, un paese non può vivere così. I negozianti in centro hanno paura, le titolari si fanno assistere dai loro mariti per tornare a casa. Un sindaco deve cercare il modo migliore per contenere la microcriminalità che fa temere la sicurezza tutti i giorni.
Al momento a Faenza lo zenit sportivo è rappresentato dai Raggisolaris (che oggi dovrebbero trovare la matematica promozione in in serie B, la terza categoria a livello nazionale, ndr.), dietro ci sono tante società a gestione totalmente dilettantistica, magari con le idee ma senza i soldi per svilupparle. Se venisse eletto, come pensa di poter aiutare le società a crescere?
Io seguo lo sport, anche il Faenza Calcio. A me è venuta un’idea: ci sono tante squadre, di calcio per esempio, che costituiscono anche un modo per aggregare i giovani. Ma perché tutta questa dispersione, anche a livello dilettantistico? Si parla sempre di unioni, di cercare di lavorare assieme… ecco io trovo troppa frammentazione negli sport. Qui non ci devono essere campanilismi. Bisogna applicare l’ ”uniamoci!” anziché la dispersioni. Si parla sempre di unioni a sproposito, come l’Unione dei Comuni, ma qui invece deve vincere la solidarietà non la frammentazione.
Perché non è d’accordo sull’Unione dei Comuni?
Non sono d’accordo perché non è una fusione. Si dice che è un modo per applicare la spending review, ma non è vero. Vuol vedere che adesso in questi consigli comunali che sono creati senza essere votati (questo è molto grave) ad un certo punto poi nelle sedute emergono dei finanziamenti. E questo non mi piace. Poteva essere una positiva, l’ho detto anche in Consigli Comunale, la fusione dei Comuni più piccoli, come Solarolo.
Perché lei sindaco?
Perché mi viene in mente quella bellissima canzone di Dalla che canticchio tutto il giorno: “Santi che pagano il mio pranzo non ne ho nella panchina in Piazza Grande”. Ora nella piazza i miei cittadini sono i miei referenti. Mi voglio candidare a sindaco perché voglio portare nel palazzo la gente, la piazza.
A cura di Samuele Marchi e Alberto Fuschini