Giorno della Memoria 2017: le iniziative faentine

Proiezioni di film, spettacoli teatrali, testimonianze, presentazione di libri: tanti linguaggi diversi attraverso cui tramandare alle future generazioni quello che è stato di modo da far sì che non accada più. Il Giorno della Memoria 2017 presenta a Faenza un calendario fitto di iniziative che partiranno martedì 17 gennaio 2017, alle ore 20:30 al Monastero Santa Chiara di Faenza (via della Croce, 16), con la ventottesima Giornata per il dialogo ebraico-cattolico. Si proseguirà poi per tutto il mese fino al 31 gennaio con la proiezione del film “Lettere da Berlino” al cinema Sarti di Faenza (ore 21.15). Protagonisti di questi appuntamenti – a cui è invitata tutta la cittadinanza – i giovani delle scuole faentine: non solo semplici spettatori, ma veri e propri protagonisti che si sono messi in gioco viaggiando, raccogliendo esperienze visitando i “luoghi della memoria”, i campi di sterminio. Al ritorno hanno dialogando con i loro coetanei su quale significato abbiano per loro nomi come “Auschwitz”, “Mauthausen”. Per consultare tutti gli appuntamenti del Giorno della Memoria si rimanda al sito del Comune di Faenza.

La Shoah: “dobbiamo ricordare le nostre responsabilità”

Il termine “olocausto” è stato utilizzato per la prima volta da Elie Wiesel, sopravvissuto ad Auschwitz nonché premio Nobel per la letteratura, in riferimento ai crimini e allo sterminio di massa perpetrati dai nazi-fascisti nei confronti del popolo ebraico e di altre “minoranze”. Questo termine, che ebbe ampia diffusione nel dopoguerra, fu però rifiutato verso la fine degli anni ’70 dalla comunità internazionale per varie ragioni, tra cui il significato biblico di “sacrificio rituale”, e la banale semplicità che aveva assunto sia nell’ambito giornalistico che filmico, specialmente nel cinema americano. Al contrario il termine Shoah, “distruzione”, risultò essere il più appropriato per il fatto che non portava in sé risvolti religiosi ma rispecchiava la caratteristica comune a tutti, totale, orizzontale dell’enorme tragedia a cui si riferisce e che colpì non solo il popolo ebraico, ma anche minoranze religiose (testimoni di Geova), etniche (zingari) e gli “indesiderati” (oppositori politici, asociali, omosessuali, apolidi). Shoah racchiude quindi un insieme di storie nella Storia e ognuna gode del medesimo diritto delle altre di essere tramandata. Il Giorno della Memoria è stato istituito in ricordo del 27 gennaio 1945, data in cui vennero abbattuti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

«Il Giorno della Memoria – afferma il sindaco di Faenza, Giovanni Malpezzi – serve a richiamare ciascuno di noi a riconoscere questa corresponsabilità a vincere la tentazione di pensare che i nostri comportamenti individuali siano ininfluenti, e che la la colpa appartenga sempre solo ad altri. Anno dopo anno questo lavoro di presa di coscienza ci può difendere dall’indifferenza, dal silenzio di fronte alle atrocità che ancora oggi avvengono sotto i nostri occhi in tante parti del mondo».

Luca de Tollis: “Gli studenti protagonisti del Giorno della Memoria”

Protagoniste le scuole ma anche tante altre associazioni del territorio: il Monastero Santa Chiara, la Comunità ebraica di Ferrara e della Regione, l’associazione nazionale Reduci dalla prigionia, dall’internamento e dalla Guerra di Liberazione, il Comitato antifascista per la democrazia e la libertà.
«In questi anni – spiega il presidente del consiglio comunale, Luca de Tollis – il programma del Giorno della Memoria è diventato sempre più corposo e variegato. Da molti anni questa amministrazione segue queste celebrazioni non solo per retorica, ma perché crede che sia davvero necessario trasmettere questa memoria alle nuove generazioni. La collaborazione centrale è quella con gli istituti medie e superiori delle scuole faentine. E’ stato molto significativo portare le classi ad Auschwitz e Mauthausen: saranno infatti gli studenti delle superiori che parleranno ai loro pari età della loro esperienza».

Massimo Isola: “Al centro l’autenticità”

«Credo che per la nostra comunità – spiega il vice sindaco Massimo Isola – questo momento sia importante perché riesce a lasciare ai ragazzi tracce di realtà. La grande forza di questo lavoro, voluto dalla presidenza del consiglio comunale, ha portato la comunità dentro il dibattito legato al tema razziale già un po’ di anni fa. Si devono evitare i filtri: far sì che i ragazzi vivano questa esperienza e vadano nei luoghi della memoria. Al centro ci deve essere l’autenticità».

Da Giacomo Leopardi ad Arpad Weisz: tante storie per fare memoria

Arpad Weisz (1896-1944), allenatore ungherese del Bologna che portò allo scudetto
Arpad Weisz (1896-1944), allenatore ungherese del Bologna che portò allo scudetto

“Dallo scudetto ad Auschwitz”: venerdì 27 gennaio in consiglio comunale (ore 21) verrà ripercorsa la storia di un’importante personaggio sportivo come Arpad Weisz, ricordato perché grande allenatore del Bologna negli anni Trenta e deportato. Oppure la coraggiosa comunità di “Cotignola” nel docufilm di Nevio Casadio, proiettato nella rassegna del Ridotto il 26 gennaio. Tra gli appuntamenti culturali, si segnala l’incontro di giovedì 19 gennaio alla Biblioteca Comunale di Faenza con la presentazione del saggio di Pantaleo Palmieri e Angelo Fregnani su Leopardi a Bologna. «È un appuntamento che esce un po’ dagli schemi del giorno della Memoria – spiega Pier Giorgio Bassi della Biblioteca Manfrediana – il periodo è di un secolo precedente, ma per questo è anche molto significativo». L’episodio in questione riguarda l’intellettuale Giacomo Leopardi,  difensore degli Ebrei nella Bologna papalina del primo Ottocento. Tra 1826-1827 l’autore delle Operette Morali venne in contatto con alcuni personaggi di estrazione liberale che lo vogliono coinvolgere per scrivere una risposta a un opuscolo antiebraico pubblicato poco tempo prima nello Stato della Chiesa. «Si trattava di un opuscolo domenicano – spiega Pier Giorgio Bassi – Alla fine da Leopardi non viene pubblicato nulla, ma nel libro che presenteremo in Biblioteca si descrive bene tutta la trafila di contatti avuti in quel periodo da poeta. Serve a fare memoria dell’antigiudaismo presente in Italia nell’Ottocento e che rappresentà un substrato molto forte su cui poi agì il secolo successivo».

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